Maledetta balena
Ricordi di guerra e di una nave ospedale
La graphic novel Maledetta balena di Walter Chendi è stata pubblicata da Tunué nel 2016. Appena ho avuto modo di sfogliare le prime pagine, le ho trovate molto forti: si parla di morte, di vecchiaia e di guerra. Le tavole iniziali mostrano lo scenario di un bombardamento e a prima vista mi hanno impressionato. Ho cominciato a leggerlo quindi con un vago senso di angoscia, che si è dissolta subito guardando attentamente i disegni: sono realizzati così bene che anche le scene raccapriccianti diventano naturali, così come tutta la storia.
Walter Chendi è nato a Trieste nel 1950 e ha cominciato a disegnare i fumetti a quarant’anni. Ha pubblicato alcuni suoi lavori su Comic Art accanto ad altre grandissime firme del fumetto internazionale. Ha collaborato con la Rizzoli Lizard e nel 2010 ha vinto il Premio Gran Guinigi a Lucca con La porta di Sion.
Maledetta balena è un libro che racconta un pezzo della nostra storia, dal momento che l’autore lo ha dedicato a suo padre, “che da quel giorno non riuscì più a tenere in mano un foglio di carta oleata”, e di sicuro rispecchia l’esistenza di tanti altri padri che hanno vissuto la Seconda guerra mondiale in prima linea.
Questa storia mi ha fatto venire in mente una canzone: è di Pierangelo Bertoli e s'intitola Eppure Soffia.
…un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
ha dato il suo putrido segno all’istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
e tutta la terra si è avvolta in un nero sudario…
eppure il vento soffia ancora
spruzza l’acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni fra le foglie
e bacia i fiori e non li coglie…
E che il vento soffi sulle ali del nostro gabbiano per portarlo ancora lontano da noi.
A presto.
La graphic novel Maledetta balena di Walter Chendi è stata pubblicata da Tunué nel 2016. Appena ho avuto modo di sfogliare le prime pagine, le ho trovate molto forti: si parla di morte, di vecchiaia e di guerra. Le tavole iniziali mostrano lo scenario di un bombardamento e a prima vista mi hanno impressionato. Ho cominciato a leggerlo quindi con un vago senso di angoscia, che si è dissolta subito guardando attentamente i disegni: sono realizzati così bene che anche le scene raccapriccianti diventano naturali, così come tutta la storia.
Walter Chendi è nato a Trieste nel 1950 e ha cominciato a disegnare i fumetti a quarant’anni. Ha pubblicato alcuni suoi lavori su Comic Art accanto ad altre grandissime firme del fumetto internazionale. Ha collaborato con la Rizzoli Lizard e nel 2010 ha vinto il Premio Gran Guinigi a Lucca con La porta di Sion.
Maledetta balena è un libro che racconta un pezzo della nostra storia, dal momento che l’autore lo ha dedicato a suo padre, “che da quel giorno non riuscì più a tenere in mano un foglio di carta oleata”, e di sicuro rispecchia l’esistenza di tanti altri padri che hanno vissuto la Seconda guerra mondiale in prima linea.
Viene narrata parte della vita di Giovanni Dardini militare della marina con l’incarico
a bordo di cuoco. La graphic novel comincia con la sequenza di un gabbiano
appollaiato su un letto d’ospedale e nelle vignette seguenti si vede la vita di
una corsia ospedaliera attraverso gli occhi di un paziente sdraiato che non
viene mai disegnato ma si capisce essere il protagonista della storia. Giovanni
Dardini infatti alterna momenti di lucidità a momenti di confusione, forse
dovuta anche ai farmaci somministrati da un’infermiera premurosa. Dai suoi
discorsi si capisce che è stato ricoverato ad ottant’anni e che vuole andarsene
via subito perché un ricovero a quell’età può degenerare nella fine della sua
vita. Cominciano così ad alternarsi le vignette dei suoi guai in corsia con
quelle degli anni di guerra.
Il
libro è davvero ben disegnato e curato nei minimi particolari. Anche l’interno
della nave è reso scrupolosamente e non credo sia stato facile coglierne tutti
i dettagli.
Walter
Chendi usa una colorazione tenue e mai sgargiante o aggressiva nonostante le sue tavole risultino molto luminose.
Ha una grande cura anche per i contorni che sono ben marcati dal nero di medio
spessore non solo negli oggetti ma anche nei personaggi. Questo fa sì che in
alcune vignette non ci sia bisogno di sfumature di colore per dare espressione
ai volti disegnati.
Questa storia mi ha fatto venire in mente una canzone: è di Pierangelo Bertoli e s'intitola Eppure Soffia.
…un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
ha dato il suo putrido segno all’istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
e tutta la terra si è avvolta in un nero sudario…
eppure il vento soffia ancora
spruzza l’acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni fra le foglie
e bacia i fiori e non li coglie…
E che il vento soffi sulle ali del nostro gabbiano per portarlo ancora lontano da noi.
A presto.
Adelaide