Orfani: Juric #2
Beati monoculi in terra caecorum
Roberto Recchioni sa
fare il suo lavoro, l’abbiamo detto un’infinità di volte. Ma ciò che ci
colpisce è come ogni volta riesca a tirare fuori dal suo cilindro
apparentemente senza fondo (e quindi magico!) storie in grado di spiazzarti
completamente, ricche di colpi di scena mai fini a se stessi e sempre
efficacissimi nell’economia della stagione in corso e – cosa ben più difficile
– perfettamente coerenti con l’impalcatura generale di tutte le stagioni precedenti.
E ancora più sorprendente è la sua capacità di prendere i talenti e le capacità
di scrittori e disegnatori – apparentemente diversissimi tra loro – e di farli
suoi: cioè riesce a rendere "recchioniani" i testi di scrittori (in questo caso e
nel numero precedente Paola Barbato) che quando realizzano storie
loro non si sognano nemmeno di sondare certi abissi.
[Cercheremo di non fare spoiler, ma si sa com'è la vita: mai credere alle promesse!]
Partiamo dalla copertina.
Il nome coinvolto è quello del grandissimo Nicola
Mari, maestro indiscusso del gotico tricolore. Bene: la sua giovane Jsana
Juric - con il cratere nell’occhio sinistro dal quale cola sangue nero - e il
suo inquietante e decisamente ambrosiniano padre adottivo, Sàndor Kozma,
nelle spire ascendenti di serpenti mortali formano un quadretto famigliare
alquanto inquietante e molto più loquace e rivelatore di quanto non si voglia
far intendere.
Continuiamo con il prologo e l’epilogo.
Firmati ai testi esclusivamente da Recchioni e
disegnati – come per il primo numero di Orfani: Juric – da un Andrea Accardi quasi minimal,
ma sempre efficacissimo, ci riportano per poche pagine nel presente, in cui la Juric è morta e il povero Émile Bogdan è alle prese
con lo studio della documentazione lasciatagli dal presidente ormai defunto (e
noi scopriamo proprio attraverso i suoi occhi come si sono svolti gli eventi principali
della vita del nostro mostro dai capelli rossi preferito); il viscido assessore
Garland continua a insidiarlo per poter leggere in anteprima questa
tanto attesa e temuta biografia. Questa cornice fornisce un contorno di carattere hard boiled alla storia, particolarmente suggestivo.
Arriviamo alla storia vera e propria, ancora una
volta uscita dalla penna di Paola Barbato, accompagnata da Roberto De Angelis (anch'egli già visto nel precedente episodio) e Riccardo La
Bella alle matite, Maurizio Di Vincenzo alle chine e Stefania Aquaro, Alessia Pastorello e Luca Saponti ai colori. Il primo numero si era concluso con l’inquietante conferma
che quella spaurita orfanella sopravvissuta alla sua drammatica condizione di
profuga era in grado di fare qualunque cosa pur di raggiungere i suoi obiettivi,
compreso usare il suo corpo in modo spregiudicato. Con questo secondo albo
passiamo dall’adolescenza all’età aduta: Jsana ha inizialmente già ventuno
anni e alla fine poco meno di trenta. Quello che possiamo accennare in questa
recensione in anteprima audace è che negli anni trascorsi dall’inizio
alla fine dell’albo la nostra protagonista esternamente – al contrario del
Dorian di Oscar Wilde – sfiorisce e si ammacca in maniera irrimediabile e terribile, mentre internamente si rafforza in lei la convinzione di dover e poter disporre
delle esistenze altrui a suo piacimento per raggiungere un bene più grande.
Il
gioco al massacro è appena iniziato (a chi conosce bene la serie fa un certo effetto rivedere in un paio
di vignette, di sfuggita, un giovane Nakamura) e al secondo numero
di questa quarta stagione di Orfani già vediamo
letteralmente rotolare via la testa di quello che sembrava essere un pilastro
della serie e della vita della protagonista… Evidentemente non era così, almeno
non lo era nei piani di Recchioni (che sono gli stessi di Jsana Juric): sono
(siamo!) tutti utili e dispensabili, cioè sacrificabili. E, alla fine, in un
mondo di ciechi, quella con un occhio solo è quella che comanda… e tremiamo per
il domani (che in realtà è l’ieri).
RolandoVeloci
La copertina di Nicola Mari (colori di Barbara Ciardo) per il terzo numero di Orfani: Juric. |
NUMERO: 2
DATA: novembre 2016
SERGIO BONELLI EDITORE
COPERTINA: Nicola Mari con i colori di Barbara Ciardo
DATA: novembre 2016
SERGIO BONELLI EDITORE
COPERTINA: Nicola Mari con i colori di Barbara Ciardo
Prologo ed epilogo
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni
DISEGNI E CHINE: Andrea Accardi
Storia di una principessa
SOGGETTO: Paola Barbato e Roberto
Recchioni
SCENGGIATURA: Paola Barbato
DISEGNI E CHINE: Roberto De Angelis,
Riccardo La Bella e Maurizio Di Vincenzo
COLORI: Stefania Aquaro, Alessia
Pastorello e Luca Saponti
Per le
immagini: © 2016 Sergio Bonelli Editore.