Martin Mystère Le nuove avventure a colori #1

Benvenuto, Buon Giovane Zio Marty!



Probabilmente ve ne sarete già accorti, audaci lettori, ma ci piace essere didascalici per cui lo ribadiamo: sembra proprio giunto il momento di riportare l’attenzione su Martin Mystère. Non bastava la riedizione dei primi episodi della serie nella recente collezione storica a colori realizzata da Repubblica-L'Espresso. Nemmeno era sufficiente l’annuncio della serie tv I Mysteri di Mystère, spin-off di The Editor is In nato dalla collaborazione tra Sky Arte, Tiwi e Sergio Bonelli Editore (che andrà in onda nel 2017). No, ci voleva qualcosa di più. Dunque, ecco Martin Mystère, Le nuove avventure a colori, miniserie nuova di zecca che si pone un interessante quesito di partenza: “Come sarebbe stato Martin Mystère se fosse nato oggi, trentaquattro anni dopo?”. Del resto il Detective dell’impossibile ha esordito nell’ormai lontano 1982, anno in cui la società, la tecnologia e gli stessi “mysteri” erano di ben altra natura rispetto a quelli odierni. Con un certo orgoglio possiamo dire di essere stati tra i primi ad annunciare l’arrivo di questa miniserie (ormai un anno fa, vedi qui e qui) e con immutato interesse ne abbiamo letto l'episodio d'esordio, sceneggiato da “I Mysteriani”, pseudonimo di un gruppo di sei sceneggiatori (Andrea Artusi, Diego Cajelli, Giovanni Gualdoni, Ivo Lombardo, Enrico Lotti e Andrea Voglino) coordinati dallo stesso Gualdoni e immancabilmente supervisionati da Alfredo Castelli. Ai disegni vari artisti che si cimentano in gran parte per la prima volta con il personaggio (ad eccezione del copertinista Lucio Filippucci, tra i più noti e riconoscibili interpreti del Martin Mystère "classico" e del Docteur Mystère) e ai colori lo studio Rudoni.


Concepita come un unico grande "romanzo illustrato in dodici volumi", la miniserie a colori dedicata al Buon Giovane Zio Marty (per gli amici BGZM) rappresenta, nelle intenzioni degli autori, qualcosa che si colloca nel mezzo tra un reboot, un remake e un prequel (a essere più precisi un "reengineering", ovvero una riprogettazione e attualizzazione, stando alla definizione data da Alfredo Castelli).
Castelli ha raccontato così la genesi del progetto: “Il progetto per Martin Mystère NAC (“Nuove Avventure a Colori”) è nato un paio di anni fa, quando era stata ventilata la possibilità di una serie televisiva dal vivo con le avventure del Detective dell’Impossibile; le trasposizioni tra un mezzo narrativo e l’altro impongono sempre cambiamenti, così provai a immaginare cosa avrei fatto io. Come prima cosa avrei ringiovanito Martin (che nel fumetto “classico” ha superato la settantina) per non trasformare la serie in una sitcom tipo “Villa arzilla”. Pur se con dispiacere, avrei eliminato Java, perché in un film realistico un uomo che si esprime ringhiando rischia di essere ridicolo. Avrei ambientato le vicende in Italia, un setting che ritengo ideale e che, oltretutto, avrebbe ridotto i costi di produzione. Ultimo, ma non certo per importanza, avrei svecchiato il ritmo della sceneggiatura, privilegiando sequenze brevi e incalzanti. Dei telefilm non si fece niente, ma mi rimase la voglia di scoprire come sarebbe stato Martin Mystère se fosse stato ideato oggi anziché nel 1982, così proposi di realizzarne una versione a fumetti, e Davide Bonelli accettò coraggiosamente di correre il rischio”.
Inutile dire che la miniserie contiene effettivamente tutti gli elementi annunciati da Castelli: la giovane età del protagonista, la presenza di una nuova "spalla" (il precisissimo e simpatico Max), l'ambientazione italiana e la sceneggiatura dal ritmo sostenuto. Come anticipato in apertura, le sceneggiature sono a cura dei "Mysteriani", sei autori che si sono coordinati nella scrittura utilizzando una "writers room"metodo del tutto inedito in Italia (frequente invece tra gli sceneggiatori delle serie tv d'oltreoceano).
Riguardo la sua assenza dal team di autori, nei redazionali di un albo della serie regolare Castelli ha affermato: "non ho voluto scrivere i testi né curare la collana, che ho solo ideato e supervisionato", in quanto "dopo tanti anni, sarei (saremmo) ricaduto/i inevitabilmente nei consueti modismi narrativi e grafici, rischiando di produrre un clone ringiovanito “a forza”."

Nel corso del primo episodio, frequenti sono i dialoghi in cui si rimarcano le differenze tra il giovane Martin Mystère e il suo corrispettivo “più anziano” della collana regolare: sin dalle prime tavole assistiamo a diverse strizzate d’occhio rivolte in particolare ai fan di lunga data. Si gioca sulla nota e caratteristica logorrea del personaggio e sulla verbosità dei dialoghi che ha sempre contraddistinto le sceneggiature di Castelli (“Curioso, non so perché ma vi facevo un tipo più loquace”, afferma l'antagonista del BGZM), sul “pard” che ha sempre accompagnato Mystère nelle sue avventure (“Sei tu?”, seguito da “E chi altri? Un uomo di Neanderthal?”) e persino sulla Ferrari del Detective dell'impossibile (“Non mi ci vedo con un’auto del genere”) e così via. Queste affermazioni, anche se a volte risultano quasi ridondanti rispetto a quanto narrato ed evidente, servono agli autori per caratterizzare la nuova serie e fornirle un’identità ben precisa.
Va detto che il BGZM in questo episodio d'esordio sembra privo di quella verve che caratterizza da sempre la sua controparte adulta, a favore di una caratterizzazione meno da "professore", che lo rende al momento accostabile ad alcuni protagonisti di film d’avventura. Plausibilmente questa scelta, volta principalmente a mantenere elevato il ritmo della sceneggiatura con dialoghi più rapidi, è intesa ad attrarre un pubblico più giovane di quello che legge la serie regolare, magari coinvolgendo lettori abituati a fruire storie meno verbose. Ne consegue inoltre la volontà di far emergere tutto il contorno di comprimari che, stando a queste prime pagine, risultano particolarmente interessanti e da approfondire (come Arianna Doria, curatrice museale nonché direttrice degli Uffizi, su cui ritorneremo senz'altro a parlare prossimamente), in qualche modo evitando dunque di centrare la narrazione esclusivamente sul protagonista.
Le poche informazioni che ci vengono fornite sul giovane Mystère sono tutti ottimi richiami per incuriosire i lettori: in questo episodio lo troviamo intento a recuperare un disegno preparatorio di Leonardo da Vinci di inestimabile valore, scoprendo che è un ex Detective dell'impossibile (e che verosimilmente il suo passato tornerà a tormentarlo) e che una delle sue nemesi peggiori è - guarda caso! - Sergej Orloff, nome ben noto agli appassionati.
Abbiamo già accennato al team di disegnatori coinvolti: la scelta di nomi "nuovi" è del tutto coerente con quanto già detto riguardo la necessità di cercare prospettive inedite. Se dobbiamo essere fiscali, Fabio Piacentini, disegnatore del primo episodio, si era già occupato dei disegni del Martin Mystère “originale” (Le mille gru di Hiroshima, Martin Mystère #341, su testi di Andrea Cavaletto), e lo stesso vale per il disegnatore del prossimo numero, Alfredo Orlandi. In ogni modo l'interpretazione della storia da parte di Piacentini è fresca e dinamica, con particolare cura nella rappresentazione degli ambienti. Va detto che parte del lavoro ai disegni va attribuito ad Andrea Artusi, autore degli storyboard: passaggio inusuale (se non unico) per un fumetto Bonelli, il suo lavoro ha garantito una certa uniformità tra i diversi artisti che si sono avvicendati ai disegni dei vari numeri della miniserie. Un contributo determinante lo ha poi fornito Daniele Rudoni, con dei colori moderni, carichi, in grado di attrarre anche potenziali nuovi lettori.



Questa miniserie esordisce come una effettiva possibilità di rilancio del personaggio e del suo universo narrativo, che tiene conto delle tecniche attuali di narrazione, di disegno, di colorazione e confezione del prodotto. Sebbene sembra in parte venir meno quel retrogusto divulgativo e culturale che contraddistingue la serie "classica", si conserva il fascino del mystero, che da sempre attira lettori di tutte le età (e ci auguriamo continui a farlo ancora a lungo).
Detto ciò, vi riveliamo in conclusione che abbiamo acquistato a Lucca il cofanetto contenente i primi due albi della miniserie. Ci chiederete dunque di parlarvi del secondo, cosa che invece non faremo (!), per lo meno fino... alla prossima puntata!

Il sommo audace


Il cofanetto di MM con tanto di effetti 3D!



Martin Mystère, le nuove avventure a colori: “Ritorno all’impossibile”
NUMERO: 1
DATA: Novembre 2016
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: I "Mysteriani" (Andrea Artusi, Diego Cajelli, Giovanni Gualdoni, Ivo Lombardo, Enrico Lotti, Andrea Voglino)
DISEGNI E CHINE: Fabio Piacentini
COPERTINA: Lucio Filippucci
COLORI: Daniele Rudoni


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