MORGAN LOST #12 e #13

Gore e romanticismo per un anno di pubblicazioni


















Il marchio di fabbrica di Claudio Chiaverotti è la qualità, indiscutibilmente elevata, dei suoi soggetti. Punto. Questa è una costante da quasi trent’anni a questa parte. Le sue sceneggiature poi, secondo chi scrive, sono tra le più riuscite ed efficaci perché rendono partecipe chi legge della storia, o meglio: rendono chi legge un personaggio della vicenda; o ancora diversamente: sono in grado di creare dei legami così intensi tra lettore e protagonista e personaggi dell’albo che ogni volta si è portati a immedesimarsi totalmente (vuoi con Anja, vuoi con Morgan, vuoi con la povera Juliet…) e si viene come rapiti e trasportati in un mondo diverso, lontano, forse altrettanto doloroso del nostro ma per arrivare nel quale non esitiamo andare alla deriva, tra frammenti di stelle morte e venti siderali…
Con questa doppia recensione speriamo di fare emergere proprio questa caratteristica delle storie che Chiaverotti ha scritto prima per Dylan Dog, poi per Brendon e adesso – e speriamo a lungo – per Morgan Lost. Forse questo aspetto per il suo ultimo nato è ancora più accentuato rispetto alle sue storie precedenti.

E così, mese dopo mese, caso dopo caso, il nostro Morgan è arrivato al giro di boa del primo anno e si può dire senza paura di essere smentiti che chiude col botto il primo e inizia alla grandissima il secondo anno di vita editoriale.

Killer Clown

Killer Clown è un riuscitissimo omaggio di Claudio ai film horror, ai maestri del genere (in particolare del sottogenere slasher) e ai tòpoi che fanno parte dell’immaginario collettivo: appunto i clown (chi ha detto Pennywise di It di King?!) e le cheerleader!
Della pericolosità dei primi avevano capito tutto i greci; infatti alla loro nobile lingua dobbiamo rifarci per definire questa umanissima e diffusa fobia: coulrofobia, paura di colui che cammina sui trampoli. E citare tutti i film nei quali i pagliacci sono i dispensatori di morte e sofferenza sarebbe impossibile, ma limitiamoci ad alcuni tra i più riusciti: Il tunnel dell’orrore del 1981, Clownhouse (1989), The Clown at Midnight (1999), Killjoy: il Clown (2000), La casa dei 1000 corpi del mitico Rob Zombie (2003), Dead Clowns (2004) e il recentissimo Clown del 2014 che è diventato un classico istantaneo. Abbiamo visto la figura del carnefice: adesso passiamo a quella della vittima designata, la cheerleader, la ragazza tutta curve e niente cervello che è quella che riesce a dare al killer di turno le maggiori soddisfazioni, sotto tutti i punti di vista. La cosa interessante di questo albo di Morgan Lost – che poi è un film in una storia a fumetti – è che le fanciulle oltre a morire come da copione, risorgono e danno il fatto loro ai clown, o almeno ci provano!

Il colpo da maestro del divo Claudio sta nel mischiare, ogni volta in modo diverso, nuovo e imprevedibile, le carte. Morgan stavolta deve indagare su un rapimento particolare: il suo! Infatti, dopo aver visto (ma lo ha visto davvero?!) il terrificante Killer clowns vs cheerleaders, si ritrova abbandonato in una bara. L’autore ci fa impazzire con Morgan all’interno di quello che ha tutta l’aria di essere un viaggio lisergico ad alto tasso allucinatorio: dubitiamo con il nostro cacciatore di taglie che persino lui possa essersi trasformato in un serial killer!
Se Killer Crown è così ben riuscito bisogna dare merito ai disegni – a dir poco eccezionali – di una Val Romeo sempre più brava e unica disegnatrice ad essere già al secondo albo sulla serie regolare (l’altro a quota due è il maestro Freghieri ma ha disegnato un albo di Morgan Lost e il delizioso speciale estivo con Brendon)! Le sue tavole a mezzatinta sono strepitose: la sequenza alle pp. 55–59 è davvero una delle più riuscite dell’intero primo anno di pubblicazione della nuova serie di Chiaverotti. Per non parlare delle scene splatter, mai così vivide e sanguinolenti. Gustosissimo il cameo di Jim Parsons e di Johnny Depp (buona caccia)!

Soliti complimenti per la cover di Fabrizio De Tommaso, disegni e colori sono acidi al punto giusto e il fatto che Morgan sia in secondo piano concretizza alla perfezione l’idea alla base della serie: un protagonista che non è protagonista ma che si fa pedina nelle mani del villain di turno, degli eventi, del caso, del destino e agisce come può per cercare di arginare la marea di ricordi e rimorsi che torna a galla dal profondo della sua anima a ogni pagina.


Il segreto di Juliet


Messi da parte di clown assassini, passiamo a una delle storie più riuscite di Chiaverotti, Il segreto di Juliet. Diciamo subito che l’incipit del numero tredici di Morgan Lost è forse il più fulminante e meglio riuscito dell’intera serie: nerdosissima la festa a tema “supereroi”, l’epilogo drammatico di questa prima parte (con due gemelli che si chiamano Castor e Pollux! Andiamo! Solo dal genio di Chiaverotti escono queste trovate!) e il solito film proiettato da Fritz all’Empire. Davvero impossibile iniziare una storia in un modo più accattivante e riuscito. Finito il film, Morgan trova dietro di sé – unica spettatrice (ma come campa Fritz?!) – una angelica creatura senza memoria, Juliet, il cui nome e il cui volto resteranno impressi nella nostra memoria come tra i più tragici tra i tanti concepiti dal divo Claudio.
La storia di questa fragile creatura è quanto di più triste e raccapricciante si potesse leggere su un albo a fumetti…
Ma andiamo con ordine.
Alcuni mesi – sempre in una recensione di Morgan Lost – feci notare come Claudio Chiaverotti, nonostante vi dirà fino alla morte che non è così, sia un autore fortemente “politico” (in senso etimologico; portatore di una sua visione del mondo chiara e netta) e che mette la vita di tutti i giorni all’interno della sua opera, nonostante le ambientazioni in passati futuristici o futuri medievali.
Tra i tanti temi affrontati dal nostro ricordiamo almeno la violenza sulle donne e la pena di morte. Da oggi possiamo elencarne un altro, terribile: il traffico degli organi, piaga silente e virulenta che miete centinaia di migliaia di vittime ogni anno in tutto il mondo.



Ecco, la storia di Juliet è questa. Questo il suo segreto. Sta a voi scoprirlo – e, purtroppo per voi, lo scoprirete – pagina dopo pagina perché noi non vi diremo niente. Storie come queste sono come le poesie: non si commentano, non di codificano, non si decifrano … si leggono e – se se ne ha la forza – si interiorizzano, come si può, e si portano con sé, dentro di sé, per sempre.  

In questo albo vedrete di tutto: sia Morgan che lancia il pugnale come Diabolik (trovata spettacolare) che qualcosa di ancora più fondamentale per la storia del fumetto italiano, in generale, e Bonelli, in particolare; ovvero il fatto che Morgan elimini – bruciandolo vivo – uno dei tre gorilla che volevano ucciderlo. Morgan qui fa il giustiziere, è il Punitore: dove non arriva la legge – che protegge i ricchi e i potenti (il comico Doodley o la spietatissima – altro che pura e chiara – Candice) che sfruttano i più deboli e gli indifesi come Juliet – deve arrivare Morgan! Ma la cosa davvero grande di Chiaverotti è la seguente: nonostante tutti gli sforzi di Morgan, nonostante il fatto che il nostro eroe si sacrifichi e metta da parte la morale e faccia tutto ciò che deve essere fatto pur di riuscire a far trionfare la giustizia, nonostante le sue mani siano sporche di sangue e sia andato contro i suoi principi alla fine non riesce a salvare la vittima destinata all’altare sacrificale.
Quanto è moderno?
Quanto è anti–eroe del Novecento?
Sì, già Dylan lo aveva fatto, ma Morgan va ben oltre: Dylan fallisce spesso, ma non si brutalizza mai così; Morgan, invece, guarda nella più nera profondità dell’abisso e si lancia a occhi sgranati, proprio per vedere avvicinarsi sempre più, con la caduta, il fondo…



Luca Raimondo, esordiente nella serie e dampyriano dal solido bagaglio, si presenta al pubblico di Morgan Lost con una prova che definire perfetta è dir poco. Maniacale la sua cura nei volti dei personaggi (suo punto di maggior pregio: il volto, a ogni tavola sempre più meraviglioso, di Juliet), la realizzazione di interni ed esterni è decisamente realistica e le tantissime scene cariche di movimento risultano molto dinamiche e ben convincenti.

Fabrizio De Tommaso realizza un’altra delle sue magie grafiche, sempre più acide e lisergiche! Peccato solo – almeno secondo chi scrive – che il concept della cover abbia volutamente ignorato l’elemento principale della storia, Juliet appunto. Comunque il fatto che la copertina non sia mai unica, ma come minimo bipartita, è un elemento che riesce a regalare al lettore più godimento visivo con un unico disegno, quasi come se ci si trovasse di fronte a una tavola all’interno dell’albo. 

Ancora una volta, geniale Chiaverotti e auguri a Morgan e a tutta la sua famiglia! Con la viva speranza che le sue storie continuino a uscire per tanto tanto altro tempo!

RolandoVeloci


L'omaggio di Chiaverotti e dei disegnatori della serie
in occasione del primo anno di pubblicazioni.

La copertina di Giulio De Vita per l'edizione variant di Una vita perfetta (Morgan Lost #14),
disponibile a Lucca Comics & Games.








MORGAN LOST “Killer Clown” 
NUMERO: 12
DATA: settembre 2016
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
DISEGNI E CHINE: Val Romeo
COLORI: Studio Arancia
COPERTINA: Fabrizio De Tommaso






MORGAN LOST “Il segreto di Juliet” 
NUMERO: 13
DATA: ottobre 2016
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
DISEGNI E CHINE: Luca Raimondo
COLORI: Studio Arancia
COPERTINA: Fabrizio De Tommaso


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