MORGAN LOST #11
Distruggi, cancella, migliora
Morgan è un eroe (o antieroe, se preferite…) così discreto (e in questo rispecchia il suo ideatore) da entrare nella storia ogni volta in punta di piedi, silenzioso, proprio come la neve che cade su New Heliopolis, consapevole che il suo ruolo non è quello di occupare perennemente la scena. In questo la nuova serie di Chiaverotti sembra ispirarsi – con le ovvie differenze – al Ken Parker di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo. Il nostro indaga su alcuni nuovi omicidi che hanno insanguinato le sempre rosse strade della sua città ma, questa volta, il suo apporto non è indispensabile perché la storia giunga alla sua conclusione: Morgan arriva all’ultima pagina a cose ormai fatte e tutto quello che può fare è stringere in un abbraccio di immensa solitudine la vera protagonista di questa storia, Azahlee (o Margareth o Primrose…).
Distruggi, cancella, migliora. Questi sono gli input che lo spietato e letale Claudio Chiaverotti ci sta inviando –
mese dopo mese – da ormai quasi un anno. Morgan Lost, la sua nuova serie, è
quasi arrivata al giro di boa del primo anno di pubblicazioni dimostrandosi, e
non solo per chi scrive a giudicare dall’entusiasmo continuo per gli eventi e
sui social, la serie Bonelli (e non)
con il maggiore appeal attrattivo.
Distruggere. Sì, perché a ogni numero Chiaverotti distrugge
tutte le certezze dei suoi lettori, polverizza tutte le nostre congetture che
nascono il mese prima nel fantasticare sulla copertina (ogni volta Fabrizio De Tommaso alle matite e Claudio al concept riescono – difficile ma vero – a
superarsi!) del numero successivo. È così, prendere o lasciare. Noi prendiamo e
portiamo a casa felici e contenti!
Cancellare. Sì, perché Morgan Lost è come se ricominciasse
ogni volta dall’inizio, ma è un daccapo diverso, eppure ugualmente intrigante,
imprevedibile e appassionante.
Migliorare. Sì, perché numero dopo numero, non è tanto la
riuscita del singolo albo a essere migliore rispetto a quella dei precedenti,
ma semplicemente il congegno narrativo – the
perfect machine – messo a punto da Chiaverotti si insinua sempre più sotto
la nostra pelle e riusciamo a metabolizzare meglio i suoi voli pindarici, i
suoi salti associativi, le sue intuizioni ardite e beviamo il prezioso sidro
delle sue storie dal calice apparentemente senza fondo della sua fantasia.
Tutto questo per dirvi che questo L’ombra dello sciacallo è
l’ennesimo riuscitissimo tassello del mosaico in sfumature di grigio e rosso
ideato dal divo Claudio e messo a punto dai disegnatori della serie e dallo
staff dell’Arancia Studio. Una storia come sospesa, in un’atmosfera ancora più
rarefatta del solito, un andare e venire nel corso del tempo, tre storie
parallele in tre piani temporali diversi (passato, presente e futuro) che non
si incontrano mai davvero ma che, a differenze delle linee geometriche, hanno
tanti moti e in più di un punto si sfiorano in una inespressa (ma proprio
perché irrealizzata è ancora più bella e preziosa) carezza narrativa.
Morgan è un eroe (o antieroe, se preferite…) così discreto (e in questo rispecchia il suo ideatore) da entrare nella storia ogni volta in punta di piedi, silenzioso, proprio come la neve che cade su New Heliopolis, consapevole che il suo ruolo non è quello di occupare perennemente la scena. In questo la nuova serie di Chiaverotti sembra ispirarsi – con le ovvie differenze – al Ken Parker di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo. Il nostro indaga su alcuni nuovi omicidi che hanno insanguinato le sempre rosse strade della sua città ma, questa volta, il suo apporto non è indispensabile perché la storia giunga alla sua conclusione: Morgan arriva all’ultima pagina a cose ormai fatte e tutto quello che può fare è stringere in un abbraccio di immensa solitudine la vera protagonista di questa storia, Azahlee (o Margareth o Primrose…).
Tre nomi per tre donne, che in realtà sono una. Tre nomi di
tre fiori, ognuno con il proprio colore, il proprio profumo e la propria
simbologia…
Se Claudio ci farà l’onore di leggere queste righe poi ci
dirà che lui non ci aveva pensato (fa sempre così): l’Azalea è una pianta con
un fiore molto vistoso (proprio come la nostra bellissima e fatale fanciulla)
ma privo di profumo (anche la nostra amica, in una delle sue versioni è un
fiore senza profumo perché ha ben poco di umano) e simboleggia un’inspiegabile
e improvvisa gioia ma anche la vendetta (se di colore rosso) e può essere
velenosa (come si può intuire a p. 46 e come si comprende a p. 93).
Ma Morgan Lost non è solo azione,
sangue e violenza, ma è anche – e soprattutto – denuncia della disumanizzazione
della società che descrive:
-ragazze del quartiere a luci rosse brutalmente usate da
«sciacalli che comprano le loro vite»;
-alienati impiegati del Tempio della Burocrazia che si
esaltano per la «compilazione di un nuovo modulo» e che sarebbero rimasti in
ufficio tutta la notte;
-rapporti umani tra colleghi e amici, mai in grado di
arrivare davvero in profondità, basati su paure, dubbi, mancanza di fiducia;
-follie della tecnica e della scienza che contribuiscono a
trasformare il mondo nell’opaco atomo di male nel quale viviamo;
-intolleranze etniche e culturali che portano inevitabilmente
allo scontro e al massacro dei più deboli…
…e tanto altro, ma preferiamo che ognuno trovi il suo motivo
per leggere Chiaverotti e le sue storie.
Ma se possiamo godere di una storia così ben realizzata il
merito è del grande Max “Nathan
Never” Bertolini. Milanese, classe
1967, talento grafico tra i più apprezzati del panorama nostrano, per la casa
delle idee di via Buonarroti ha lavorato a diverse storie dell’Agente speciale Alfa e alle copertine di diverse collane a lui collegate (Universo Alfa, Grande
Ristampa, Asteroide Argo). Il vostro Rolando ha avuto il
piacere di conoscerlo durante l’incontro per il lancio della serie alla
Feltrinelli nei pressi del Duomo di Milano e oltre al grande disegnatore ha
potuto apprezzare anche l’uomo, il gigante buono con la luce dell’entusiasmo
dei ragazzini negli occhi.
Il suo tratto spesso e dinamico rende magnificamente le
intuizioni chiaverottiane e tutto, dalle ambientazioni cittadine agli interni,
dai primi piani alle scene collettive, è curato nei minimi dettagli fino a
rasentare il fanatismo formale. Ogni piano temporale poi ha una cornice diversa
che aiuta il lettore a non perdersi nei meandri della follia e le sequenze
iniziali ( quelle alle pp. 6 e 7, con lo Sciacallo dagli occhi rossi che
possiede la protagonista in una delle sue tante incarnazioni) sono da ricordare
tra le più riuscite della serie. Anche questo numero può vantare momenti di
pura lacerante poesia: quelli ormai catartici di Morgan che si reca a far
visita ai fantasmi delle carogne che ha ucciso per sfuggire al buio che porta
dentro di sé (pp. 34–5).
Uno degli albi più belli dell’anno. Proprio come tutti gli
altri della serie. E iniziamo a tremare per l’appuntamento con i Killer
clown che da settembre ci faranno visita nei nostri incubi.
RolandoVeloci
Illustrazione di Max Bertolini. |
MORGAN LOST “L’ombra dello sciacallo”
NUMERO: 11
DATA: agosto 2016
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
NUMERO: 11
DATA: agosto 2016
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
DISEGNI E CHINE: Max Bertolini
COLORI: Studio Arancia
COPERTINA: Fabrizio De Tommaso