Daredevil #1
Negli ultimi due anni il personaggio di Daredevil ha conosciuto una rinnovata e più che meritata ondata di popolarità grazie alla serie televisiva Netflix, che anche con la seconda stagione del marzo scorso si è confermata come uno dei prodotti meglio confezionati nel suo genere. Verosimilmente questa è una delle ragioni principali per cui, per la prima volta in Italia, la serie Panini Comics dedicata al custode di Hell's Kitchen conserva il nome originale del personaggio, piuttosto che il "Devil" a cui eravamo abituati. L'occasione del rilancio è fornita dalla conclusione di Secret Wars: la saga di Jonathan Hickman ed Esad Ribic ha offerto ottimi spunti per il pronto esordio di una marea di nuovi numeri uno. Agli apprezzati Mark Waid e Chris Samnee subentrano due autori quali Charles Soule e Ron Garney, intenti a ripristinare atmosfere più "classiche", a partire dall'ambientazione stessa. Si ritorna dunque nella Grande Mela.
Pochi personaggi sono tanto radicati nella loro città quanto (Dare)Devil. Le atmosfere urbane dei sobborghi di Hell's Kitchen sono da sempre uno dei punti nevralgici delle sue avventure. Sporadiche incursioni in altri luoghi possono fornire però spunti interessanti, come nel già citato ciclo sceneggiato da Mark Waid, che aveva portato Matt - insieme alla sua nuova fidanzata Kirsten McDuffie e all'amico di sempre Foggy Nelson - a San Francisco, inoltrandosi nei territori poco esplorati di storie meno cupe o dure e decisamente intriganti anche graficamente (grazie al mai troppo osannato Chris Samnee).
Con i primi due episodi di "Chinatown" si cambia invece registro, tornando su binari più conosciuti che sicuramente rassicureranno i fan maggiormente destabilizzati dalle innovazioni del ciclo precedente, non ultima la rivelazione al mondo dell'identità segreta dell'eroe e persino lo sfruttamento dell'attività di vigilantes anche in tribunale, con il debutto dell' "avvocato Devil".
Di tutto questo, nel ciclo di Soule e Garney pare non esserci traccia, come prevedibile. Il nuovo status di Mart Murdock, a otto mesi di distanza narrativa dalle storie precedenti, prevede che la sua identità sia nota unicamente all'amico Foggy. Resta da capire come sarà giustificato il dettaglio che ora l'intero mondo pare essersi dimenticato l'identità segreta del nostro. Le novità ovviamente non si fermano qui: a livello lavorativo alcune piccole ma interessanti differenze nel modo di esercitare la professione da avvocato (dal difensore dei più deboli si trasforma nel pubblico ministero incaricato di arrestare i criminali), mentre come vigilantes ha finalmente la sua spalla, il suo Robin, ovvero il giovane Blindspot (di cui i lettori più assidui avranno già alcune nozioni derivate dalla lettura di una storia breve contenuta nel Prologo Nuovissima Marvel, pubblicato da Panini alcuni giorni fa). Per non parlare del costume nero, con tocchi di rosso, che contribuisce a rendere ancora più tenebroso il personaggio.
Personalmente, va detto, pur apprezzando l'introduzione di Blindspot e del nuovo costume, attenderò qualche numero ancora per valutare meglio alcune scelte narrative compiute da Soule. Oltre che sceneggiatore, come sappiamo già dal suo ciclo su She-Hulk, Soule è un avvocato e in quanto tale certamente qualificato a delineare i dialoghi in tribunale e probabilmente punterà molto su tale aspetto. Particolarmente suggestiva la scena d'apertura del secondo episodio, con un montaggio incrociato che crea un parallelo tra la predica di Diecidita, il nuovo cattivo, e il discorso sulla giustizia fatto da Matt Murdock.
Comunque credo di non fare un torto a nessuno affermando che uno dei punti di forza di questo debutto risiede nei disegni di Ron Garney. In più punti Garney ricalca la lezione del magistrale John Romita Jr., autore di tante bellissime storie del Cornetto, e mima persino l'inchiostrazione spessa di Klaus Janson. Il suo stile dimostra una notevole efficacia e si sposa egregiamente con la colorazione di Matt Milla, che spesso preferisce incrementare il contrasto mettendo in risalto i bianchi e per tutto l'albo utilizza pochissimi colori, rasentando spesso l'approccio della tricromia o del bianco e nero con aggiunta di sporadici sprazzi di colore (alla Sin City, per intenderci).
Prima di chiudere, torniamo sulla questione del nome della testata. Seppure non di veneranda età, gli Audaci sono, come noto, abbastanza grandi da avere parecchi anni di letture fumettistiche alle spalle. Forse anche in virtù di questo, il progressivo modificarsi dei nomi delle testate dedicate ai principali eroi Marvel ci ha sempre visto storcere il naso. Non fa eccezione il debutto della scritta Daredevil sulla cover di quest'albo, che però non riesce a cancellare dalle tenaci menti dei fan d'annata il nome "Devil". Ma tant'è, discorso chiuso.
In conclusione, di sicuro si tratta di uno dei debutti più convincenti tra quelli di questa "Nuovissima Marvel", che lascia ben sperare che il personaggio continuerà ad essere trattato come merita.
Il sommo audace
La variant cover dell'albo ad opera di Michael Cho |
DAREDEVIL #1
(Devil & i Cavalieri Marvel #52)
• Data di pubblicazione: Maggio 2016
• Editore: Panini Comics
• Traduzione: Fabio Gamberini
CREDITS
“Chhinatown - parte 1” (da Daredevil n.1 – febb. 2016)
• Testi: Charles Soule
• Disegni e chine: Ron Garney
• Colori: Matt Milla
“Chinatown - parte 2” (da Daredevil n.2 – febb. 2016)
• Testi: Charles Soule
• Disegni e chine: Ron Garney
• Colori: Matt Milla