Maxi Dylan Dog #26
Un crescendo irresistibile!
Siamo
sinceri: come potevano resistere i vostri affezionatissimi Audaci dal tuffarsi
in edicola per far loro il nuovo lussureggiante e fiammante Maxi
Dylan Dog Old Boy? Basta scorrere i nomi degli autori che hanno
contribuito a rendere questo balenottero una vera ghiottoneria! E che dire poi
dell’ennesima fantastica copertina – che ritrae uno spento Dylan ofeliano - di Gigi Cavenago?! Niente! Bisogna
soltanto ammirare e, ogni tanto, ricordarsi di chiudere la bocca per evitare
che entrino mosche e affini.
Ma
entriamo nel vivo di questo Maxi e vediamo cosa c’è in serbo per i famelici
dylandoghiani!
La prima storia, In fuga, la confeziona una coppia
inedita: De Nardo–Torti.
Giuseppe De Nardo è, ormai, autore
di ben 20 storie sulla serie regolare e sommando quelle tra speciali (1), maxi
(3), almanacchi (1) e giganti (1) siamo più vicini a quota 30. Il suo esordio,
ce lo ricordiamo tutti, è La città perduta, n. 137 del
febbraio 1998, per i disegni di Daniele
Bigliardo. Purtroppo non tutte le sue prove sono state all’altezza di
quell’esordio (chi ha detto Daisy e Queen, dove nulla poté
neanche il povero Nicola Mari?!), ma
quella che ci offre in questa sede risulta essere una delle meglio studiate e,
forse, con qualche accortezza in più, non avrebbe sfigurato sulla serie
regolare. Ai disegni troviamo Riccardo
Torti, il quale aveva esordito sul Maxi n. 22, quello halloweeniano del
2014, con la storia La festa dei mostri, per i testi di Luigi Mignacco. Il fuggitivo del titolo è davvero un “tipo”
particolare: Simon Bark è riuscito (non si sa come) a sfuggire dalla sua gabbia
infuocata dell’inferno, dove stava scontando la pena eterna per gli omicidi
commessi in vita. Quindi Dylan, assunto da una misteriosa e affascinante Lucy Fire, si ritroverà a lavorare
proprio per l’inferno e riuscirà, non solo, a portare a termine la missione ma
anche a fare giustizia spedendo a Messer Satanasso (Carson dixit) chi gestiva
il gigante cattivo Bark. Occhio al finale dal lacrimone amaro! Peccato per
alcuni refusi e per degli svarioni grafici non imputabili al disegnatore: con
un poco di cura editoriale in più, ripetiamo, questa storia avrebbe meritato davvero.
Veniamo
adesso alla seconda storia, Il lago nero, a firma delle super
iper mega Audaci Rita Porretto
e Silvia Mericone, ideatrici della più bella miniserie degli ultimi anni (Dottor
Morgue, Edizioni Star Comics). Dopo il loro esordio dylaniato sulle
pagine del Color fest 6, quello tutto al femminile
dell’aprile 2011, con la storia La camera chiusa (con i disegni
della talentuosa Simona Denna), le nostre amiche sfornano una
storia di una perfezione totale che si fatica a capire perché sia stata
esclusa dalla serie principe dell’Indagatore dell’incubo. La struttura iniziale
è quanto di più straniante possibile: Dylan non gioca in casa, ma è fuori
città, vicino a un lago dove deve indagare su una casa apparentemente stregata
nella quale abitano una giovane e bella fotografa di successo e la figlia
dotata di poteri alquanto speciali. Le due autrici dimostrano, ancora una
volta, e come se ce ne fosse ancora bisogno, di essere due talenti purissimi e di rappresentare il futuro femminile del fumetto
italiano! In loro è sempre riconoscibile e apprezzabile una sensibilità rarissima
e preziosa, la capacità di solidarizzare sia per le vittime sia per i carnefici
(a loro modo, vittime anch’essi!) senza quella patina posticcia di moralismo o
pietismo che unge le soluzioni narrative di altri autori ben più blasonati. Il
finale a sorpresissima, poi, è quasi un unicum
assolutamente non in linea con quelli più forti e drammatici, al cardiopalmo,
della serie. L’incapacità o, meglio, impossibilità di Dylan di evitare che le
cose vadano “come dovevano andare” rende il tutto molto più realistico e meno
fumettoso: magari nella vita reale ci fosse un eroe che – nonostante tutti i
suoi dubbi e le sue paure – riuscisse a risolvere la situazione e a salvare il
più debole… Purtroppo non è così: e il lago nero, con le sue onde e i suoi
gorghi, trascina nel profondo tutto e tutti.
Illustrazione di Maurizio Di Vincenzo |
Ma se
questa storia è risultata così godibile il merito va anche a chi ha realizzato
graficamente le idee della Porretto e della Mericone, e cioè l’esordiente su Dylan Dog Valerio Piccioni (classe ’67) e il veterano (il suo esordio sulla
testata è del 1998) e maestro di audacia e simpatica Maurizio Di Vincenzo (classe ’58). Da ricordare la sua mostra personale organizzata per la Notte bianca a colori lo scorso agosto in
quel di Laterza (Ta), evento che ha avuto un successo senza precedenti tanto che il
vostro affezionatissimo Rolando è rimasto privo della stampa a tiratura
limitata del maestro Di Vincenzo (il quale, però, in coppia con l’altro ospite,
l’immenso Marco “Oltre la morte” Soldi,
gli ha fatto un disegno di una bellezza tale che il Veloci ancora gongola
quando lo vede).
Ripetiamo:
storia di altissimo livello che meritava la serie regolare: ci sarà un
motivo se la cover di Cavenago è rappresentativa proprio di questo Il
lago nero?
E
arriviamo così alla terza, diabolica – è proprio il caso di dirlo! – storia,
firmata da un duo d’eccezione: Chiaverotti
– Coppola. La coppia, che ci ha
regalato un super classico come il Bosco degli assassini, n. 70, non
potrà più donarci altre emozioni visto che il maestro Gianluigi Coppola è morto lo scorso
agosto, salvo pubblicazione di storie come questa ancora inedite. Va detto che
questa è una storia dell’epoca d’oro di Dylan Dog,
dalla gestazione lunga e travagliata e che finalmente è riuscita a vedere la
luce anche grazie all’apporto di un anonima mano che ha ritoccato alcune tavole
di Coppola. Il maestro ligure, classe ’28, dopo un lungo peregrinare all’estero
(oltre vent’anni in Inghilterra al servizio della Penguin Books), nel 1979
rientra in Italia e lavora per Mondadori, Playboy, Penthouse e per la Bonelli (su
Martin
Mystère e Dylan Dog le sue uniche prove bonelliane).
Ricordiamo, brevemente, il suo contributo alla causa dylaniata. Il suo esordio
è Il
marchio rosso, n. 52, del gennaio 1991; seguito da un vero super
classico Gente che scompare, n. 59, dell’agosto 1991; seguono il già
citato chiaverottiano Il bosco degli assassini, del luglio
1992, Il tagliagole, n. 75 del dicembre 1992 e, infine, il n. 83, Doktor
Terror dell’agosto 1993: tutti su testi di Tiziano Sclavi.
Di Claudio Chiaverotti non tracciamo il profilo dylaniato anche perché sarebbe inutile:
tutti sanno l’importanza del ruolo dell’autore torinese nel rendere grande e
immortale la figura di Dylan Dog. E questa storia ce lo conferma una volta di
più.
Per
amore del diavolo è il finale perfetto per questo
volumone: una vera “vecchia” storia, una di quelle per le quali calza a
pennello l’ormai famoso old but gold!
La
storia inizia e si conclude uroboricamente (concedetecelo!) con una citazione
di Dario Argento e del suo gioiello nero, Suspiria (1977). Tutto
l’amore di Chiaverotti per il cinema e, in particolare, per l’opera di Argento
si coglie in tante piccole citazioni e soluzioni narrative che soltanto il
lettore più attento riuscirà a cogliere. Dylan si ritrova a indagare sulla temibile
Madame Trisha, una fattucchiera dai
poteri così potenti da suscitare sgomento in tutta la comunità magica di
Londra. Il ficcante talento del divo
Claudio gli permette di disporre con grande naturalezza di tutti i
personaggi che ritiene utili: e così, ecco scorrere davanti ai nostri occhi,
uno dopo l’altra, l'ispettore Bloch, Groucho (in gran spolvero: alcune sue
battute sono da manuale!), la signora Trelkovski e “l’affettuoso” Lord Chester,
tutti funzionali alla riuscita della storia.
Dylan
ce la farà anche questa volta, nonostante l’avversaria sia davvero temibile:
ancora una volta una mano gli arriverà direttamente dall’inferno! Una
delicatissima favola di amore e morte, sul fascino del lato oscuro e sul potere
che logora chi non lo sa gestire.
Concludiamo
ribadendo che questa pubblicazione è un must
assoluto, sia per i nomi coinvolti, sia per la qualità delle storie,
decisamente sopra la media anche di alcune recenti della serie regolare (vedi: Il
sapore dell’acqua, Gli spiriti custodi, Gli abbandonati,
La
mano sbagliata, La calligrafia del dolore, Miseria
e crudeltà…) e, finora, è il Maxi più riuscito della nuova gestione… E non è cosa da poco!
RolandoVeloci
SERIE: MAXI DYLAN DOG OLD BOY
NUMERO: 26
DATA: febbraio 2016
SERGIO BONELLI EDITORE
COPERTINA: Gigi Cavenago
NUMERO: 26
DATA: febbraio 2016
SERGIO BONELLI EDITORE
COPERTINA: Gigi Cavenago
In fuga
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Giuseppe De Nardo
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Giuseppe De Nardo
DISEGNI E CHINE: Riccardo Torti
Il lago nero
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Rita Porretto e Silvia Mericone
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Rita Porretto e Silvia Mericone
DISEGNI E CHINE: Valerio Piccioni e
Maurizio Di Vincenzo
Per amore del diavolo
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
DISEGNI E CHINE: Gianluigi Coppola