Quasi-super #1
I'll see you on the dark side of the moon
A volte hai la fortuna di leggere una bella storia in anteprima, ma non fai in tempo a recensirla prima che sia pubblicata. Quella stessa storia ti colpisce e decidi di prendere l'albo cartaceo in quel di Lucca: anche se l'hai già letta, non importa. Così la fai leggere in giro agli amici e tutti, come te, pensano la stessa cosa: "Ne voglio ancora".
Robuste premesse per un'ottima miniserie. Impossibile non trarre queste conclusioni dopo aver finito di leggere il primo episodio di Quasi-super, uno dei quattro albi con cui Uno Studio in Rosso ha debuttato come autoproduzione alla scorsa Lucca Comics.
A volte hai la fortuna di leggere una bella storia in anteprima, ma non fai in tempo a recensirla prima che sia pubblicata. Quella stessa storia ti colpisce e decidi di prendere l'albo cartaceo in quel di Lucca: anche se l'hai già letta, non importa. Così la fai leggere in giro agli amici e tutti, come te, pensano la stessa cosa: "Ne voglio ancora".
Robuste premesse per un'ottima miniserie.
La storia, farina del sacco di Giulio Antonio Gualtieri (Dylan Dog, Battaglia, Dampyr) e Michele
Monteleone (Orfani, Dylan Dog, Battaglia, John Hays), parla di Charles, undicenne convinto di essere
un supereroe rinchiuso in una mega prigione dopo esser stato rapito dai suoi
supernemici. Scopriamo però che di fatto si trova nell'Eisenhardt Institute,
una clinica che ospita "casi limite" come il suo: è affetto da una complessa forma di schizofrenia che lo
porta a deformare la realtà intorno a sé. Viene inoltre narrato l'arrivo di una nuova assistente sociale, Jill Rether, e l'incontro tra Charles e altri quattro ragazzi come lui.
Dal punto di vista visivo Ludovica Ceregatti, già autrice di Skinwalker per BookMaker Comics, utilizza vignette piene di colori solo per la visuale soggettiva di Charles; quando invece si passa al lato "oggettivo", gli unici elementi colorati rimangono il mantello rosso di Charles e la pelle blu del suo amico Kurt. Questa distinzione tra mondo interiore e mondo esterno (ci piace definirli così, piuttosto che etichettarli come "fantasia" e "realtà") è una delle chiavi del racconto, stimolante e per nulla banale. Una dicotomia resa in modo immediato, da cui emerge il contrasto con un mondo privo di elementi cromatici (cosa che, per un ragazzo, non può che essere motivo di ribellione).
La disegnatrice, pur richiamando in parte autori quali Stuart Immonen, riesce a convincere con un tratto personale e maturo. Coadiuvata ai colori da Walter Baiamonte, realizza tavole dinamiche e molto espressive che ne fanno la vera rivelazione dell'albo.
Tornando ai personaggi, se i nomi dei già citati Charles e Kurt (insieme a quelli di Pietro, Jean e Logan) vi sembrano già familiari, probabilmente siete sulla buona strada: i loro nomi di battesimo e alcune facoltà paranormali richiamano quelli dei "fratelloni" mutanti degli X-Men in un evidente omaggio agli immortali padri fondatori Stan Lee e Jack Kirby e al loro imprinting supereroistico. Senza contare che l'istituto Eisenhardt è un chiaro riferimento a Max Eisenhardt, al secolo Magneto, il Signore del Magnetismo a lungo a capo della malvagia Confraternita dei mutanti. Starà forse a significare qualcosa riguardo il destino dei nostri protagonisti?
Citazioni a parte, è interessante notare come il substrato supereroistico venga declinato con approccio decisamente realistico e in sole ventiquattro tavole il racconto dimostri tratti di profondità tematica davvero ben congegnati.
Ne voglio ancora.
Dal punto di vista visivo Ludovica Ceregatti, già autrice di Skinwalker per BookMaker Comics, utilizza vignette piene di colori solo per la visuale soggettiva di Charles; quando invece si passa al lato "oggettivo", gli unici elementi colorati rimangono il mantello rosso di Charles e la pelle blu del suo amico Kurt. Questa distinzione tra mondo interiore e mondo esterno (ci piace definirli così, piuttosto che etichettarli come "fantasia" e "realtà") è una delle chiavi del racconto, stimolante e per nulla banale. Una dicotomia resa in modo immediato, da cui emerge il contrasto con un mondo privo di elementi cromatici (cosa che, per un ragazzo, non può che essere motivo di ribellione).
La disegnatrice, pur richiamando in parte autori quali Stuart Immonen, riesce a convincere con un tratto personale e maturo. Coadiuvata ai colori da Walter Baiamonte, realizza tavole dinamiche e molto espressive che ne fanno la vera rivelazione dell'albo.
Tornando ai personaggi, se i nomi dei già citati Charles e Kurt (insieme a quelli di Pietro, Jean e Logan) vi sembrano già familiari, probabilmente siete sulla buona strada: i loro nomi di battesimo e alcune facoltà paranormali richiamano quelli dei "fratelloni" mutanti degli X-Men in un evidente omaggio agli immortali padri fondatori Stan Lee e Jack Kirby e al loro imprinting supereroistico. Senza contare che l'istituto Eisenhardt è un chiaro riferimento a Max Eisenhardt, al secolo Magneto, il Signore del Magnetismo a lungo a capo della malvagia Confraternita dei mutanti. Starà forse a significare qualcosa riguardo il destino dei nostri protagonisti?
Citazioni a parte, è interessante notare come il substrato supereroistico venga declinato con approccio decisamente realistico e in sole ventiquattro tavole il racconto dimostri tratti di profondità tematica davvero ben congegnati.
Ne voglio ancora.
Giuseppe Lamola
Quasi-super #1
DATA: ottobre 2015
Uno Studio in Rosso
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Giulio Antonio Gualtieri e Michele Monteleone
DISEGNI, CHINE E COPERTINA: Ludovica Ceregatti
COLORI: Walter Baiamonte
DATA: ottobre 2015
Uno Studio in Rosso
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Giulio Antonio Gualtieri e Michele Monteleone
DISEGNI, CHINE E COPERTINA: Ludovica Ceregatti
COLORI: Walter Baiamonte