Tex #662

Gli spietati comanche guidati da Nevequaya assaltano un gruppo di soldati. In seguito, armatisi di fucile, iniziano a massacrare gli abitanti di un ranch fino all'arrivo di due volti a noi ben noti: Tex Willer e Kit Carson. I nostri si trovano presto a doversi occupare anche della protezione di una carovana, verosimilmente prossima a un ulteriore assalto comanche.
È questo, in breve, il soggetto ideato da Luca Barbieri, solido, classico e lineare. La prima parte (di due?) di questa nuova storia sembra però a tratti non possedere quel pizzico di complessità a cui ci hanno ormai abituato, ad esempio, gli albi che hanno Mauro Boselli in cabina di regia. E sebbene tale ritrovata linearità possa esser considerata un pregio, anche nell'ottica di quella varietà che è giusto perseguire in una serie di così lunga durata, viste da un'altra prospettiva le nette antitesi che permeano la storia rispondono in qualche modo a esigenze in parte desuete di una precisa identificazione tra buoni (Tex e soci) e cattivi (i comanche) a discapito di un maggior approfondimento tematico e psicologico. Certamente, complice l'ausilio alla sceneggiatura del veterano Tito Faraci, la storia difficilmente deluderà i lettori anche grazie a diverse scene particolarmente a effetto, rese in maniera esemplare dalla mano di Maurizio Dotti.
Dotti, apprezzato disegnatore di zagoriana e dampyriana memoria, è un acquisto relativamente recente della scuderia di Tex, avendo sinora realizzato "solo" i disegni della saga di El Supremo (lunga ben tre albi e mezzo, da Tex #637 a #640, e recensita sul sito Lo Spazio Bianco qui), oltre a un vecchio Almanacco del West (1998). Nonostante ciò, Dotti si dimostra talmente a proprio agio con l'universo narrativo di Aquila della Notte da guadagnarsi sicuramente un posto di rilievo tra i disegnatori della testata (traguardo peraltro molto poco semplice da raggiungere, considerando l'agguerrita "concorrenza" composta da disegnatori uno più eccelso dell'altro).
Le sue tavole sono caratterizzate da un buon dinamismo nelle inquadrature e riescono a coniugare egregiamente un gusto classico con un'estrema modernità. Il tratteggio che contraddistingue lo stile di Dotti risulta decisamente appropriato alla storia, in particolar modo nel ritrarre i volti dei protagonisti ma senza perdere di vista i dettagli scenici e le ambientazioni.
Insomma, a conti fatti siamo ben contenti di essere stati "citati" nel titolo dell'albo. Perché audacia è sinonimo di voglia d'avventura e noi, come sempre, non possiamo che attendere il mese prossimo per sapere come continua questa storia!