MORGAN LOST #1
Il ritorno di Chiaverotti, l'uomo degli incubi
Dieci mesi.
Bisogna dare atto a Chiaverotti di aver avuto un’intuizione straordinaria che riuscirà a dare all’aspetto grafico di questa serie una valenza simbolica innovativa e inedita. Certo, partiva da nobili e famosi precedenti: chi ha detto Sin City?! Nel caso del già citato capolavoro di Frank Miller però l'aggiunta di un colore ai bianchi e neri netti si limitava a essere prevalentemente un’esigenza grafica mentre in Morgan Lost il lettore osserva il mondo tramite gli occhi del protagonista in modo da raggiungere un livello di simpatia (alla greca: συμπάθεια, sympatheia, cioè “patire insieme”) mai sperimentato prima.
Se questo primo numero di Morgan Lost è così ben riuscito dal punto di vista grafico, però, il merito è soprattutto del talentuoso Michele Rubini. Classe ’77, noto in Bonelli già da tempo per il suo corposo lavoro su Zagor, si assume l’onere e l’onore di consegnare alla storia il primo numero della nuova creatura chiaverottiana e possiamo dire che il suo lavoro è a dir poco eccezionale. La matita e gli inchiostri di Rubini ci trasmettono il freddo che devono provare sia Morgan che i numerosi comprimari e che rappresenta il gelo e l’oscurità del mondo alternativo nel quale le avventure si svolgeranno. Alcune tavole sono davvero da antologia del fumetto e la cura dei dettagli è al limite del maniacale per quasi la totalità dell’albo.
Dieci mesi.
Tanti ne sono passati da
quando, versata l’ultima lacrima per la pubblicazione dell’episodio finale di Brendon,
eravamo rimasti orfani delle storie del divo Claudio Chiaverotti.
Chi segue gli Audaci sa con
quanta attenzione il vostro affezionatissimo Rolando segua l’opera dello
scrittore torinese e quanto abbia sofferto per la fine della serie dedicata
alle avventure del malinconico cavaliere di ventura (non per niente, l’ultimo
numero di Brendon, La
notte degli addii, non è stato recensito: gli è mancato il cuore… più
rivelatore di così!) con il quale ha condiviso una parte importante della propria
esistenza.
Se non è affatto vero che il
tempo curi le ferite, è pur vero che aiuta a sopportare il peso di un’assenza,
di una vacanza. E, allora, alla notizia della ripresa della pubblicazione di
nuove storie di Brendon
(quest’estate, con il primo di una - si spera lunga - serie di speciali a
colori!), il buon Rolando ha ripreso – per l’appunto! - colore e ha deciso di
ritornare a scrivere sull’opera dello scrittore di tanti capolavori della letteratura disegnata.
Così si è informato (poco, in
verità!, per lasciarsi il gusto della scoperta); si è recato – proprio il
giorno dell’uscita del primo numero, il 20 ottobre! – all’incontro presso la
Mondadori del Duomo a Milano, ascoltando la presentazione di Chiaverotti,
della mitica Lola Airaghi (delizia
del genere umano!) e dell’impeccabile Max
Bertolini; ha letto e riletto L’uomo
dell’ultima notte e adesso è pronto a far conoscere al mondo audace
(c’è gente che si sta consumando nell’attesa!) quello che pensa riguardo la
nuova creatura nata dalla mente chiaverottiana.
Definirla memorabile è
davvero quanto di più calzante si possa fare in questo caso. Il brindisino Fabrizio De Tommaso è un trentenne
(classe ’85) dal grandissimo talento. Chi ha comprato il primo Dylan
Dog Magazine a marzo scorso e ha ammirato i suoi disegni per la storia Il saldo se ne sarà accorto di sicuro.
E, quindi, eccolo arruolato come copertinista per questa nuova serie Bonelli:
non male per un autore alla sua seconda prova per la casa delle idee di via
Buonarroti.
Il suo lavoro, graficamente
impeccabile e accattivante, ci mostra il protagonista in primo piano e alle sue
spalle campeggia una ricchissima panoramica di quelli che saranno i suoi
nemici. De Tommaso, su esplicita richiesta di Chiaverotti, ha donato al tutto
un’atmosfera molto cinematografica (chi non ha pensato alla locandina di un
film?!) che rispecchia alla perfezione tutta la passione cinefila sia di Morgan
che del suo papà Claudio.
Dopo le sentite
parole introduttive del patron Davide Bonelli, il quale augura lunga
vita alla nuova serie, ci troviamo di fronte ad
uno splendido disegno incorniciato (sarebbe meglio dire schizzato) di rosso
sangue a opera di Giovanni Talami,
apprezzato disegnatore di ben sette albi di Magico Vento e autore de L’ultimo degli eroi (Brendon #90), bellissima storia che lo ha fatto conoscere al pubblico brendoniano.
Sulla trama non diremo molto: vi basti sapere che è il primo tempo di un film il cui finale uscirà il
19 novembre (nel secondo albo, dal titolo Non lasciarmi). Vogliamo soffermarci invece sulla galleria di personaggi, sul mondo in cui è ambientata la
serie e sulle citazioni cinematografiche e fumettistiche che vengono introdotti
in queste novantaquattro tavole, di cui potremmo scrivere all’infinito!
Morgan Lost, ex proprietario
della sala cinematografica Empire
ora gestita dal suo amico Fitz, è un
cacciatore di taglie dal passato – ovviamente! – burrascoso che vive in una
città – New Heliopolis, la nuova
città del sole – avvolta da una perpetua spirale di gelo e buio. Il mondo nel
quale agisce è ben diverso dal nostro: si tratta di una riuscitissima
ricostruzione ucronica, un passato alternativo nel quale non ha mai avuto luogo
la Seconda Guerra Mondiale, Hitler è
stato ucciso dalla spia Marlene Dietrich
e i serial killer vengono presentati
come della super star televisive da
succinte annunciatrici.
Molto interessante analizzare il cenno fatto dal nemico del protagonista, Finker Dead, alla necessità di una tragedia per generare un eroe. Egli ci suggerisce paradossalmente che, in assenza dell’evento tragico, lo stesso Morgan Lost avrebbe condotto un’esistenza anonima e del tutto ordinaria: la sofferenza perpetua vista come fardello da portare per affrontare la propria esistenza. La personale tragedia ha cambiato Morgan Lost in maniera permanente e anche in modo visibile, lasciandogli in eredità il tatuaggio sul volto, con una dinamica che ricorda in qualche modo quella dei capelli che si tingono di bianco in Nathan Never. Queste origini si riallacciano in qualche modo anche a quelle di Bruce Wayne/Batman, quanto meno per l’ambientazione, ovvero per il fatto che l’aggressione avvenga di notte e fuori da un cinema.
Morgan, inoltre, ha una maschera tatuata. A pagina 61, durante un sogno, il protagonista afferma emblematicamente: «Questa maschera... è il mio volto... e sotto... non c'è nulla...». A differenza di un qualsiasi supereroe della Marvel o della DC, insomma, Morgan Lost non può mai smettere di essere ciò che è, non ha un’identità “altra” in cui riversare la parte “normale” della propria personalità. Questo, insieme al clima noir e notturno che pervade completamente l’albo, contribuisce a ricostituire quella classica tetra oscurità che tipicamente permea le opere di Chiaverotti.
Da un punto di vista narrativo e iconografico, in Morgan Lost ritroviamo Sin City di Frank Miller, ma è impossibile non pensare anche a Batman e alla sua Gotham City, a Watchmen di Alan Moore (se non altro per le architetture di ispirazione egizia) e, soprattutto, a La fiera degli Immortali di Enki Bilal e a quella Parigi fascista. Seguono a ruota gli apparentemente infiniti riferimenti cinematografici: Immortal ad Vitam, Blade Runner, Arancia meccanica, Suspiria, Il silenzio degli innocenti, Basic Instinct, Manhunter - Frammenti di un Omicidio, I figli degli uomini, Donnie Darko, Seduzione Pericolosa (che cita a sua volta un albo chiaverottiano di Dylan Dog, I delitti della mantide, n. 70), La terra dei morti viventi, Hugo Cabret, Brazil, Occhi senza Volto, Dal tramonto all'alba, Metropolis, Nosferatu, Viaggio nella luna, l’inquietante corto Rabbits di Lynch e, ovviamente Il corvo. Importanti, a detta dello stesso Chiaverotti, anche serie tv come 24 e Breaking Bad.
Molto interessante analizzare il cenno fatto dal nemico del protagonista, Finker Dead, alla necessità di una tragedia per generare un eroe. Egli ci suggerisce paradossalmente che, in assenza dell’evento tragico, lo stesso Morgan Lost avrebbe condotto un’esistenza anonima e del tutto ordinaria: la sofferenza perpetua vista come fardello da portare per affrontare la propria esistenza. La personale tragedia ha cambiato Morgan Lost in maniera permanente e anche in modo visibile, lasciandogli in eredità il tatuaggio sul volto, con una dinamica che ricorda in qualche modo quella dei capelli che si tingono di bianco in Nathan Never. Queste origini si riallacciano in qualche modo anche a quelle di Bruce Wayne/Batman, quanto meno per l’ambientazione, ovvero per il fatto che l’aggressione avvenga di notte e fuori da un cinema.
Morgan, inoltre, ha una maschera tatuata. A pagina 61, durante un sogno, il protagonista afferma emblematicamente: «Questa maschera... è il mio volto... e sotto... non c'è nulla...». A differenza di un qualsiasi supereroe della Marvel o della DC, insomma, Morgan Lost non può mai smettere di essere ciò che è, non ha un’identità “altra” in cui riversare la parte “normale” della propria personalità. Questo, insieme al clima noir e notturno che pervade completamente l’albo, contribuisce a ricostituire quella classica tetra oscurità che tipicamente permea le opere di Chiaverotti.
Da un punto di vista narrativo e iconografico, in Morgan Lost ritroviamo Sin City di Frank Miller, ma è impossibile non pensare anche a Batman e alla sua Gotham City, a Watchmen di Alan Moore (se non altro per le architetture di ispirazione egizia) e, soprattutto, a La fiera degli Immortali di Enki Bilal e a quella Parigi fascista. Seguono a ruota gli apparentemente infiniti riferimenti cinematografici: Immortal ad Vitam, Blade Runner, Arancia meccanica, Suspiria, Il silenzio degli innocenti, Basic Instinct, Manhunter - Frammenti di un Omicidio, I figli degli uomini, Donnie Darko, Seduzione Pericolosa (che cita a sua volta un albo chiaverottiano di Dylan Dog, I delitti della mantide, n. 70), La terra dei morti viventi, Hugo Cabret, Brazil, Occhi senza Volto, Dal tramonto all'alba, Metropolis, Nosferatu, Viaggio nella luna, l’inquietante corto Rabbits di Lynch e, ovviamente Il corvo. Importanti, a detta dello stesso Chiaverotti, anche serie tv come 24 e Breaking Bad.
Tanti anche i riferimenti
all’arte figurativa che siamo riusciti a scovare: Nighthawks di Hopper (l’Hopper’s Bar, gestito dalla bella Eva, è il ritrovo di Morgan e dei suoi amici), l’Urlo
di Munch nel quale a urlare è Nosferatu, la Guernica di Picasso, la Medusa di Caravaggio, le Ballerine di Degas, la Venere di Milo con tanto
di braccia metalliche…
E ancora, dal punto di vita
letterario, come non pensare a Bradbury,
a Orwell, a Ballard e, soprattutto, a La svastica sul sole di Philip K. Dick? Ah, e a proposito di svastica:
come non pensare che il misterioso direttore
(p. 83) sia tale e quale a Hermann
Göring (anch’egli grande appassionato e collezionista d’arte)?
Chiaverotti ha confezionato un numero d’esordio da manuale. Ha inserito praticamente ogni soluzione narrativa a sua disposizione: dalla narrazione serrata e incalzante ai momenti di riflessione, dal sapiente uso dell’analessi alla mise en abîme, dagli inseguimenti agli statici momenti di indagine classica, dall’evasione fantastica al ricordo doloroso, dal sogno rivelatore alle visioni inquietanti di morti che riemergono dal mare (nomen omen: forse il nostro Morgan viene dal mare e al mare ritornerà)...
Sfogliando l’albo non si può non notare la presenza del colore rosso: una novità assoluta e degna di essere sottolineata! Il protagonista è affetto da un tipo particolare di daltonismo che gli permette di vedere il mondo in nero, in rosso e nelle rispettive sfumature di colore. I colori scelti dall’autore, e realizzati a opera di Arancia Studio, non sono casuali: il nero è il colore della morte, della tenebra, il colore nel quale hanno sede i nostri incubi; il rosso è il colore del sangue, della violenza ma anche della passione…
Chiaverotti ha confezionato un numero d’esordio da manuale. Ha inserito praticamente ogni soluzione narrativa a sua disposizione: dalla narrazione serrata e incalzante ai momenti di riflessione, dal sapiente uso dell’analessi alla mise en abîme, dagli inseguimenti agli statici momenti di indagine classica, dall’evasione fantastica al ricordo doloroso, dal sogno rivelatore alle visioni inquietanti di morti che riemergono dal mare (nomen omen: forse il nostro Morgan viene dal mare e al mare ritornerà)...
Interessante sapere che il disegnatore che lavora alla storia non è a conoscenza di quali suoi disegni saranno colorati di rosso; questo aumenta a dismisura il peso dell’operazione svolta dallo staff di Arancia Studio nella cura del dettaglio finale. Lola Airaghi lo ha descritto perfettamente in quel di Milano e, a dir il vero, il suo contagioso entusiasmo ora si dimostra ben giustificato, visti i risultati a dir poco esaltanti! Lei ha parlato di «un’intesa tacita e perfetta» che è riuscita a rendere alla perfezione l’idea iniziale di Chiaverotti e che è riuscita a mettere in risalto proprio i particolari giusti in ogni singola tavola.
Bisogna dare atto a Chiaverotti di aver avuto un’intuizione straordinaria che riuscirà a dare all’aspetto grafico di questa serie una valenza simbolica innovativa e inedita. Certo, partiva da nobili e famosi precedenti: chi ha detto Sin City?! Nel caso del già citato capolavoro di Frank Miller però l'aggiunta di un colore ai bianchi e neri netti si limitava a essere prevalentemente un’esigenza grafica mentre in Morgan Lost il lettore osserva il mondo tramite gli occhi del protagonista in modo da raggiungere un livello di simpatia (alla greca: συμπάθεια, sympatheia, cioè “patire insieme”) mai sperimentato prima.
Insomma: un numero uno che ci
ha entusiasmato e che raramente ci capiterà di ritrovare così ben concepito e
realizzato.
Alla fine del primo tempo, la
sala ha applaudito per quindici minuti!
Morgan – come ci rivela il suo
stesso cognome - si è perso e va aiutato: non lasciamolo solo al buio e lui non
ci deluderà!
RolandoVeloci
(con il fondamentale aiuto del sommissimo
Giuppo)
MORGAN LOST “L’uomo
dell’ultima notte”
NUMERO: 1
DATA: ottobre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
DISEGNI E CHINE: Michele Rubini
COLORI: Studio Arancia
COPERTINA: Fabrizio De Tommaso
NUMERO: 1
DATA: ottobre 2015
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
DISEGNI E CHINE: Michele Rubini
COLORI: Studio Arancia
COPERTINA: Fabrizio De Tommaso