"La Distanza", recensione doppia... a distanza.
Capita anche ai più audaci. Lui e lei sono lontani chilometri. L'ultima volta che si sono incontrati hanno letto insieme La Distanza, la graphic novel di Alessandro Baronciani e Colapesce che, nonostante il titolo, ha contribuito ad "avvicinarli" un po' di più.
Vi presentiamo una recensione doppia, in puro stile audace, fatta di ricordi, coraggio e sentimento.
La recensione di Lei.
C'è una Sicilia epidermica, sensibile, fatta di luci e ombre. Corpi e oggetti che si nascondono dietro muri, canti di cicale e persiane. E poi ci sono loro, ancora la Sicilia e la luce, senza cui questa storia non sarebbe esistita: perché ne La distanza tutto è luce che filtra, tra le foglie, estate che illumina; luce che nasconde, in assenza, e sempre e comunque disegna e acceca. Tutto è voce nel silenzio assolato, voce in assenza, pensiero non detto, allusione, sguardo, in uno straordinario omaggio alla magnificenza dell'Isola: terra di luce e acqua e indimenticabile memoria del corpo.
In questo microvariare di sfumature e percezioni, di ti-guardo-ma-non-mi-guardi, mi-parli-ma-non-è-te (che voglio), Colapesce e Baronciani raccontano una storia pulita e lineare, come un sasso piatto e bianco ripulito dal sole. Un plot ordinario, con la poesia intimista e privata di ciò che di un sentimento, di un posto e di un viaggio ricorderanno la nostra pelle, i piedi e le mani.
La distanza lavora sulla memoria del corpo e sui sensi come forse solo certe storie di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, dense di profumo dolce-marcio di buganvillea e racconti di Sicilia, selvaggia, che immancabilmente si mostra, si imprime, incanta e abbaglia, lasciandosi ricordare prima di tutto attraverso il linguaggio dei sensi.
Straordinaria è la capacità di Baronciani di riportare su carta tutti i gradi di luce possibili, dal giallo spietato senza ombre di Noto al nero fondo dell'amore consumato a luce spenta, di cui – per fortuna - non conosceremo mai il volto. Straordinaria la vividezza di sensazioni sonore e tattili che questa storia, disegnata, riesce a restituire.
Una prova di lirismo, di pulizia e incanto. Un racconto che sceglie di non dire esattamente la stessa quantità di informazioni e cose che, fosse stata nostra la scelta, avremmo comunque preferito non sapere - e piuttosto ipotizzare, domandare senza rispondersi, immaginare. Perché, anche se fosse dipeso da noi, avremmo comunque preferito non dare nomi al buio, non attribuire facce a ipotesi destinate a fallire e forme a futuri che abbiamo solo intravisto all'orizzonte.
La recensione di Lui.
“Ehi, sono arrivato! si, ho preso un sacco di pioggia ma ce l’ho fatta. Il posto è davvero bellissimo, vorrei fossi qui con me… No, non è ancora arrivato. Aspetta un attimo, non ci credo è lui, ti richiamo!”
Bari, una sera di pioggia, tanta pioggia. Il “lui” che arriva nel bel mezzo della telefonata è Alessandro Baronciani, quarantenne illustratore italiano, apprezzato nella scena fumettistico-musicale indipendente e non solo, per le sue opere Le ragazze nello studio di Munari, Raccolta, Quando tutto diventò blu, per citarne alcune. Cinquanta km in solitaria per assistere alla presentazione in anteprima de La distanza, nuovissima graphic novel Bao publishing firmata appunto da Baronciani in “duetto” con Colapesce (si, il cantautore di Restiamo in casa, Sottocoperta, Reale, qui alla sua prima esperienza da sceneggiatore).
“Un viaggio in Sicilia fatto di amori interrotti, passioni indecise, appuntamenti mancati, canzoni appannate e la distanza che rovina tutto, come sempre”.Le premesse della quarta di copertina si riflettono nei colori, nelle atmosfere, nella calura dei paesaggi siciliani, nel fresco delle onde del mediterraneo, azzurro come la sovracoperta di un’edizione bella, romantica, curata.
È la storia di un’estate, di un incontro, di una chiacchierata che diventa un viaggio. Il tutto, nella distanza che intercorre tra due persone, lontane tra loro, forse troppo lontane, di una distanza che non è fatta solo di chilometri. Ci sta un mondo in quello spazio. La distanza tra due persone che si amano è come un filo per stendere i panni. Immaginate: se i due innamorati hanno abbastanza roba da stendere, quello spazio si riempie velocemente, tanto da sembrare addirittura breve. Al contrario, se in comune non hanno quasi nulla da appendere al sole, il filo apparirà eternamente vuoto, incolmabile e le due estremità irraggiungibili. Ci sono distanze e distanze, chilometri e modi di essere, ed è proprio in quegli spazi che si infila la vita, quella quotidiana, senza progetti, il presente improvviso, l’incontro, i sorrisi che diventano risate, l’avventura. La Sicilia è una metafora bellissima di isolamento, di inerzia, una lunga e romantica attesa che succeda qualcosa prima o poi. Il suo essere “lontana” dalla terra ferma la rende distante da ogni slancio, muoversi dalla Sicilia è più difficile che spostarsi tra regioni confinanti, come se quella distanza rendesse le cose più difficili, necessarie di uno sforzo ulteriore di volontà che, quando non c’è, rende tutto impossibile.
Chi conosce Colapesce nelle vesti di cantautore ritroverà in questa storia quelle atmosfere intime dell’adulta gioventù, di amori quotidiani e romantici, mai fuori dal contesto sociale, nemmeno fuori dal tempo che viviamo. Baronciani, noi audaci, abbiamo imparato ad amarlo senza fronzoli. Il suo tratto nero dai diversi spessori sui fondi piatti bianchi come la carta o di una tinta necessaria ad enfatizzare un’atmosfera sono meravigliosi. Ne La Distanza il multi-colore invece domina e con grande bellezza, i colori della Sicilia d’estate, quelli che fanno sudare, quelli della gioia e della malinconia. Una bellissima prova anche tecnica che si sposa con la sintesi del suo tratto in continua evoluzione. Caratteristica della narrazione è la scelta della “regia”, inquadrature continue, pagine senza margini, una lettura che viaggia tra le pagine affiancate, portandoci su e giù, avanti e indietro, per non perderci nessuna vignetta, nessun dettaglio. Una perla è l’utilizzo della calligrafia amanuense per testi, titoli… e le dediche agli ammiratori.
La distanza è fatta di pause (come le mezze pagine lasciate in bianco nella storia), attesa, pazienza. Senza questi presupposti, non vale la pena tentare. E che sia una distanza momentanea, che l’obiettivo comune sia quello di riavvicinarsi, un giorno. In un mondo che va veloce, non c’è tempo da perdere aspettando, non c’è pazienza, non c’è gusto nell’attesa e le brevi distanze di spazio e di tempo sembrano miglia e secoli. E poi ci sono quelli che sono lontani anche stando nello stesso letto, una distanza che nemmeno il treno più veloce e puntuale può colmare.
Alcuni scatti da Bari, 20-6-2015
Spine Bookstore presso Palazzo Verrone - Letti di Notte 2015
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