MIRACLEMAN

Finalmente in Italia l'opera di Alan Moore (quando la parola "capolavoro" non è eccessiva!)

Erano oltre vent'anni che le controversie legali avevano privato i lettori di tutto il mondo delle avventure di uno dei supereroi più acclamati di sempre: Miracleman. Adesso è il momento di leggere e analizzare i primi quattro albi spillati che riportano in Italia il primo ciclo narrativo, "Il sogno di un volo", scritto da quel genio assoluto che risponde al nome di Alan Moore!




LE TANTE VITE DI MARVELMAN (ovvero MIRACLEMAN)

La nascita di Marvelman, divenuto poi Miracleman, origina da uno scontro, quello tra due dei più potenti colossi del pantheon supereroistico di sempre: Superman da Krypton e il magico Capitan Marvel. Una battaglia che ha avuto come arena le aule di tribunale. Sì, perché alla National Periodical Pubblications, antesignana della DC Comics, proprio non andava giù il successo editoriale della Fawcett, ottenuto proprio grazie alle avventure del giovanissimo Billy Batson, capace di trasformarsi nell’invincibile Capitano Meraviglia, ritenuto un plagio di Superman e spesso davanti a lui nelle vendite. Le ostilità si placarono nel 1953, dopo dieci anni di battaglie legali, con la soccombente Fawcett costretta a rinunciare a tutte le pubblicazioni in cui appariva Capitan Marvel e la sua “famiglia”. La futura DC Comics acquisì i diritti di Capitan Marvel e il resto è storia. Nel frattempo la Fawcett, privata dei propri character di punta, si affaccendava nel trovare una soluzione per tornare nelle edicole più agguerrita che mai. E’ stato allora che il publisher inglese L. Miller & Son decise di affidare a Mick Anglo, autore già affermato, la creazione di un nuovo personaggio capace di catalizzare nuovamente l’attenzione dei lettori. Nacque così Marvelman.


La genesi del personaggio non è molto distante da quella di Capitan Marvel. Mick Moran, il fattorino di un noto quotidiano (il Daily Bugle, pensate un po’), come Billy Batson, acquisisce i poteri sovrumani di Marvelman pronunciando una parola, in questo caso “Kimota” (atomic al contrario). Laddove il segreto della forza di Capitan Marvel era nella magia (i suoi poteri originano dell’incantesimo del mago Shazam – da cui la parola “Shazam!” che ne consente la trasformazione), quello di Mick Moran affonda le radici nella scoperta scientifica dell’astrofisico Guntar Barghelt. Studiando il cosmo, egli scopre la chiave armonica dell’universo, la parola “Kimota”, una rivelazione di stupefacente portata e dagli effetti sconcertanti. Difatti pronunciando quella parola, Mick Moran, prescelto dallo studioso per via della sua onestà e rettitudine, acquisisce superpoteri basati sull’energia atomica. Ovviamente il giovane fattorino diventerà un paladino del bene, impegnato a proteggere l’umanità dei complotti dei supercattivi, in particolare quelli del perfido Dottor Gargunza (chi ha detto "Sivana"?).
Nel 1963, dopo nove anni di prosperità nelle edicole, la testata di Marvelman fu costretta a chiudere a causa del dirompente successo dei supereroi coi superproblemi Marvel che imposero un nuovo paradigma nel panorama dei comics supereroistici.




Dopo quasi vent’anni di abbandono, Marvelman entrò nel mirino di quel geniaccio di Alan Moore che, in coppia col disegnatore Garry Leach (cui seguirà Alan Davis), regala nuova linfa al personaggio, immergendo Mick Moran in un contesto più maturo e adulto, ben lontano dalle innocenti ingenuità del primo ciclo di avventure. Moran è un quarantenne che non ricorda nulla del suo passato di supereroe. Si guadagna da vivere come giornalista freelance ed è tormentato da sogni di voli nello spazio ed esplosioni devastanti che sembrano evocare un passato troppo assurdo per essere vero. Quando non dorme, sono le emicranie a perseguitarlo, le emicranie e la fatica di spiegare a sua moglie che forse, dietro a quelle ricorrenti immagini oniriche che gli agitano il sonno, c’è una stupefacente verità da riportare alla luce, una verità che risuona negli echi di una parola misteriosa che gli rimbalza nella testa ma che proprio non riesce ad afferrare. E’ nella centrale nucleare di Larksmere che il prodigio torna a brillare sul pianeta terra: mentre è ostaggio di alcuni terroristi decisi a trafugare del plutonio, il canovaccio di lettere alla rinfusa che gli imbottisce la testa si distende completamente dinnanzi allo sguardo della sua mente. Complice la tensione che gli avviluppa le viscere, in mezzo a quel pasticcio di vocali e consonanti, lui finalmente scorge la parola. Un fulmine irrompe tra i ricordi e gli spezza in due il cervello.



“KIMOTA!”
 

Mick Moran non è più il mite giornalista frastornato da emicranie e incubi insistenti, Mick Moran è MIRACLEMAN! Ecco, perché “Miracleman” e non “Marvelman” come in origine? Per via di un’altra controversia legale tra la Eclipse Comics, publisher di Miracleman, e la Marvel Comics, a cui non faceva piacere che un supereroe che non facesse parte della propria scuderia avesse la parola “Marvel” nel nome.
Poco male, perché quello che interessa a noi è il pregevole lavoro di riscrittura che Alan Moore ha fatto del personaggio. In questa edizione Marvel (che ne detiene i diritti dopo un’ennesima battaglia legale, quella tra Todd McFarlane e Neil Gaiman) il primo libro di Miracleman è diviso nei primi quattro albi di questa lodevolissima iniziativa editoriale della Casa delle idee.





Cosa risulta evidente scorrendo le pagine di Miracleman? Verità acclarate da tempo ma che è bene ribadire: Alan Moore è uno dei più grandi narratori del secolo scorso (e pure di questo), un genio, un viaggiatore capace di esplorare l’universo narrativo che pulsa all’interno di ogni personaggio, andando così oltre la superficie da finire dall’altra parte, rimbalzando come una biglia impazzita (apparentemente) sulle pareti fino diramare gallerie di rivelazioni profonde e interconnesse. L’esaltazione di Mick Moran per la ritrovata identità è reale, come la successiva dolorosa indagine sulle proprie origini. Mick Moran e Miracleman sono la stessa persona? La trasformazione conferisce “solo” superpoteri o agisce anche sulla personalità? Cosa è successo a Young Miracleman e Kid Miracleman? Cosa ha causato l’evento catastrofico all’origine dell’amnesia di Mick?
Moore, fedele e rispettoso del lavoro di Anglo (il suo nome non appare mai tra i credit, se non con lo pseudonimo di “lo scrittore originale”), dimostra che da un’idea apparentemente semplice, base per una storia adatta ai ragazzini, con le giuste domande (e le giuste risposte) si può tessere una trama strutturata e profonda, retta dall’abile uso di una narrazione su più piani spaziali e temporali, flashback e suggestivi dialoghi ricchi di citazioni che avvicineranno il lettore, pagina dopo pagina, alla verità. Col procedere della storia i superpoteri dell’incredibile protagonista finiscono via via sullo sfondo, lasciando che sia la vicenda umana a fare da nodo centrale del plot.



Gary Leach alle matite fa uno splendido lavoro. Le tavole, rimasterizzate a colori, sono dettagliate e piene di particolari, dinamiche ma ordinate, sostengono la storia senza sopraffarla. Le espressioni dei personaggi sono intense e rispecchiano perfettamente le emozioni che i protagonisti della vicenda vivono di volta in volta. Un lavoro egregio insomma, per una sceneggiatura eccezionale.
In questi volumi, inoltre, ritroverete storie scritte e disegnate da Mick Anglo, genuine e ingenue ma comunque divertenti, insieme ad approfondimenti sul lavoro preliminare di Leach, cover variant di artisti famosissimi e, nel primo di questi volumi, un’intervista esclusiva che il grande Mick Anglo rilasciò a Joe Quesada, rivelandosi, 94 anni, come un “vivace conversatore, ironico e irriverente”.
Concludendo, l’edizione Marvel di Miracleman è un must have per tutti gli amanti dei fumetti, non solo per gli amanti del genere supereroistico.

 

KIMOTA!

 Themisa




MIRACLEMAN #1-4
"Il sogno di un volo"

Contiene materiale tratto da: 
Warrior #1-11, Miracleman #1, Marvelman Primer, Marvelman #65, 102, Marvelman Special #1, A1 #1.

Editore: Panini Comics

Data di pubblicazione: Marzo-Luglio 2014 


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