STORIELLINE e il gruppo PeeShow
I bei fumetti autoprodotti (che non
t’aspetti!)
Se non fosse che, nel pomeriggio della domenica, si è tenuto uno dei tanti interessantissimi incontri del Festival, ovvero “Dall’autoproduzione all’edicola”, nientepopodimeno che con…Mister Leo Ortolani! Presentava l’incontro l’esimio Sergio Algozzino, ormai vecchia conoscenza degli Audaci. Dopo interessanti spunti e aneddoti e consigli e simpatie offerte da Ortolani (che, è giusto ricordare, è partito proprio dall’autoproduzione per scalare il fumetto italiano fino a raggiungerne le vette assolute con il suo Ratto), il buon Algozzino ha pensato bene di invitare alcuni autori emergenti con i loro fumetti autoprodotti per dar loro un po’ di (giusta!) visibilità e chiedergli quali fossero stati i problemi incontrati nell’esperienza di autoprodursi.
“Il tubicino” rappresenta le catene che ci impediscono di esprimerci liberamente, qualcosa che ci lega e non ci lascia più. Il protagonista se ne libera, non senza difficoltà né senza mietere vittime. Nel percorso dell’albo, questa prima tappa rappresenta la discesa nell’abisso.
“Il fiorellino”, l’episodio forse più profondo e struggente, costituisce il tentativo di venirne a capo, di risalire, di essere condotti verso “una nuova alba”.
Spesso,
quando non hai idea di quello che stai per leggere e lo acquisti a scatola
chiusa per provarlo, scoprirlo ed assaporarlo può rivelarsi una sorpresa
davvero piacevole, anzi piacevolissima!
Antefatto:
il sottoscritto si trovava a Etna Comics,
4° Festival Internazionale del Fumetto e della Cultura Pop, che si è svolto a
Catania dal 4 al 6 giugno. In tale luogo, contrariamente a quanto possono
ritenere i più, non si è svolto solo il concerto imperdibile di Cristina
D’avena o l'interminabile fila per la session di firme di Milo Manara. No,
c’era anche altro. Talmente tanto altro, che probabilmente rischiava di passare
inosservato anche ciò che avrebbe invece meritato visibilità.
Se non fosse che, nel pomeriggio della domenica, si è tenuto uno dei tanti interessantissimi incontri del Festival, ovvero “Dall’autoproduzione all’edicola”, nientepopodimeno che con…Mister Leo Ortolani! Presentava l’incontro l’esimio Sergio Algozzino, ormai vecchia conoscenza degli Audaci. Dopo interessanti spunti e aneddoti e consigli e simpatie offerte da Ortolani (che, è giusto ricordare, è partito proprio dall’autoproduzione per scalare il fumetto italiano fino a raggiungerne le vette assolute con il suo Ratto), il buon Algozzino ha pensato bene di invitare alcuni autori emergenti con i loro fumetti autoprodotti per dar loro un po’ di (giusta!) visibilità e chiedergli quali fossero stati i problemi incontrati nell’esperienza di autoprodursi.
Insomma, per
farla breve, il sottoscritto, incuriosito dal tutto, al termine dell’incontro
decide di avvicinarsi a degli stand che sino a quel momento aveva bellamente e
colpevolmente ignorato nonostante ci fosse passato davanti una dozzina di
volte. Erano appunto gli stand dei fumetti autoprodotti, in cui gli autori si
erano dovuti occupare non solo di realizzare gli albi ma anche di impaginarli,
stamparli e distribuirli!
Tra questi
stand c’era quello di PeeShow,
interessante gruppo di autori emergenti composto da Giulio Rincione, Lucio Passalacqua e Francesco
Chiappara. Attirato dalla copertina e dallo stile del disegno di uno di
questi albi, intitolato “Storielline”,
decido di comprarlo! Male male, avrò contribuito al sostentamento del mondo
fumettistico underground.
[Fine
antefatto!]
La lettura
di “Storielline”, al di là di ogni rosea aspettativa, è stata una scoperta
bellissima.
L’albo,
dalla confezione impeccabile, si compone di tre storie brevi (di 8 pagine
l’una!), “Il tubicino”, “Il fiorellino” e “Il canarino”. Tali storie, sebbene
superficialmente si sia portati a pensare che siano scollegate tra loro (e
rappresentino quasi degli esercizi di stile, fini a se stessi, visto anche il
titolo autoironico dell’albo, come per evitare di prendersi troppo sul serio),
costituiscono un percorso unitario, ben delineato ed architettato dall’autore
dei testi e dei disegni, Giulio Rincione.“Il tubicino” rappresenta le catene che ci impediscono di esprimerci liberamente, qualcosa che ci lega e non ci lascia più. Il protagonista se ne libera, non senza difficoltà né senza mietere vittime. Nel percorso dell’albo, questa prima tappa rappresenta la discesa nell’abisso.
“Il fiorellino”, l’episodio forse più profondo e struggente, costituisce il tentativo di venirne a capo, di risalire, di essere condotti verso “una nuova alba”.
Peccato che
ne “Il canarino”, senza voler spoilerare troppo, ci sia una nuova ed
ineluttabile caduta dall’alto.
Nessuna
redenzione insomma, ben pochi spiragli oltre a una abbagliante malinconia. Rincione
sin dalla prima pagina rivela il suo approccio autoriale e molto personale alla
storia, inevitabilmente contaminata da elementi autobiografici, come riportato
anche nelle parole di chiusura scritte dall’autore. I paragoni visivi con
autori come Ashley Wood e Massimo Carnevale (che l’autore mi ha confermato
chiacchierando allo stand) non ci evitano di poter considerare questo albo un
esordio davvero brillante.
Ora mi
direte: ma come possono tutte queste cose essere contenute in sole 24 pagine
(introduzione ed extra esclusi)? Come si può dare regalare tutte queste
sensazioni in così pochi minuti di lettura? Ebbene, si può.
Per
concludere, ero alla ricerca di quel pugno allo stomaco, di quel guizzo
giovanile, di quel sapore primordiale che spesso solo le opere prime sanno
regalarti. Ebbene, senza dubbio, in quest’albo ho trovato tutto questo…E tanto
altro.
Giuseppe "Giuppo" Lamola