"DYLANDOGONE" # 20

Grande nel formato, 
"regolare" nei contenuti...


Ci ricasco ogni anno! È più forte di me! 
Ogni volta mi riprometto di smetterla e invece ci ricasco (povero portafogli)! Sono forse malato? Dipendente solo dal nome della testata? Allora non è più passione: è perversione! Poi leggo i nomi: sì, dai, c’è Gualdoni (che – per chi non lo sapesse – è il curatore della serie ‘Dylan Dog’), c’è una storia del sempre grande Carlo Ambrosini (ormai può vivere di rendita per tutte le sue opere passate: meriterà sempre immenso rispetto!), ma in verità vi dico che il nome che mi ha spinto all’acquisto è stato quello di Alessandro Bilotta, l’unico autore tra i giovani (anche se non di primo pelo!) che riesce a farmi emozionare davvero (vedi ‘Giulio Maraviglia’, ‘La Dottrina’, ‘Valter Buio’).
Infatti è la sua storia (disegnata sempre spigolosamente bene dal maestro Piccatto) ad aprire le danze e a essere rappresentata in copertina da un Angelo Stano, efficace sì, ma non più così ispirato come un tempo. 

Bilotta per l’occasione va a rispolverare un protagonista barbatiano (presente nel Dylan Dog gigante n. 15, “La Lunga Notte”): Rutger è un vampiro, un maestro della notte che – cosa che sembrerebbe assurda – va a chiedere l’aiuto del nostro detective perché a Londra c’è qualcuno (l’Alleanza del titolo) che sta rapendo tutti i vampiri e conduce esperimenti disumani (me lo concedete?) sulle ‘povere vittime’ (concedetemi anche questa uscita!) per individuare le caratteristiche tipiche del sangue dei non-morti. Riuscirà Dylan a fermare i deliri di onnipotenza di questa sette di scienziati pazzi? 
Il nostro Bilotta, ancora una volta riesce a regalarci una storia dall’altissimo valore umano. Si affronta un tema molto caro all’autore e alla letteratura impegnata in genere: il sé e l’altro da sé, le differenze e la diffidenza che ci separano da quello che riteniamo diverso da noi e quindi pericoloso e da eliminare. E – per una volta, e non è cosa da poco – ci troviamo addirittura a solidarizzare con i ‘cattivi’ che di solito tendiamo a combattere (per la serie ‘siamo in grado di essere tutti un po’ mostri e un po’ vittime’). Ancora complimenti al grande Alessandro: non ne sbaglia una!
Carlo Ambrosini
L’altra storia lunga è scritta e disegnata (sempre in modo divino!) dal grande Carlo Ambrosini. 
Anche in “Effetti collaterali” si va a ripescare dal repertorio classico della serie: l’inferno (o meglio: uno degli inferni possibili) che commette un errore e, proprio come succede ogni giorno nei nostri amatissimi uffici (ah, la cara burocrazia!), basta una piccolezza, un’apparentemente insignificante svista che immediatamente conseguenze serie gravi e pericolose mettono in serio pericolo gli interessati e chi sta loro vicino (leggete Kafka…leggete Kafka! Non abbiamo imparato nulla in quasi cento anni!). 
Bello il finale aperto e diverso (ce ne sono ben tre: scegliete il vostro!) che riesce a rendere non scontata una storia socialmente impegnata (eh, la crisi si sente e gli autori più sensibili ne fanno veicolo di denuncia, anche nei fumetti!).
Discorso a parte per le due brevi storie a firma Giovanni Gualdoni. 
Il nostro (classe ’74) è un nome noto e ormai affermato del fumetto italiano e, da bravo curatore della serie, è uno di quegli autori che – al momento – ci sembra si stiano impegnando al massimo per risollevare le sorti della testata (siamo ottimisti per il futuro). 
La prima storia, “La sala della tortura” (disegnata dal bravo esordiente Bianchini), è una delle storie brevi più cattive degli ultimi anni: Dylan si trova con altri sconosciuti – senza saperne il motivo – in una specie di prigione da due-tre giorni e niente accade. 
Poi una sinistra voce chiede ai prigionieri un sacrificio di una vittima innocente per poter trovare una via d’uscita, in caso contrario la morte metterà fine alle angosce degli sventurati! Vi basti sapere che alla fine, di tutti i presenti, a uscirne vivi sono solamente Dylan e la brunetta di turno! Bella l’idea ma, per motivi di spazio credo, risolta in troppa fretta! 
Entusiasmanti i disegni che Dall’Agnol realizza per la quarta e ultima storia, la seconda breve scritta da Gualdoni. “Voodoo”, senza inventare niente, riesce a regalarci minuti di piacevole lettura rielaborando il consolidato topos del liceale preso di mira dai compagni spacconi che cerca e trova vendetta, stavolta grazie al suo zombie custode! Ma la vendetta – questo è il messaggio – non è la strada giusta per il pieno raggiungimento di sé e il nostro povero Virgil pagherà un prezzo altissimo mentre Dylan non sa quanto sia andato vicino alla fine, ancora una volta!

R O L A N D O V E L O C I

Recensione DYLAN DOG albo gigante n. 20

SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 20
DATA: NOVEMBRE 2011
SERGIO BONELLI EDITORE
COPERTINA: ANGELO STANO

STORIE

1) “L’ALLEANZA”
TESTO: ALESSANDRO BILOTTA
DISEGNI: LUIGI PICCATTO
2) “LA SALA DELLA TORTURA”
TESTO: GIOVANNI GUALDONI
DISEGNI: MARCO BIANCHINI
3) “EFFETTI COLLATERALI”
TESTO E DISEGNI: CARLO AMBROSINI
4) “VOODOO”
TESTO: GIOVANNI GUALDONI
DISEGNI: PIERO DALL’AGNOL


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