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La copertina del numero |
Ancora un numero di
“Dampyr” ambientato in Italia, due numeri dopo
un’avventura ambientata in Sicilia e subito prima di una storia doppia
milanese (che incomincia il mese prossimo, ad opera della coppia
Boselli/Majo), solo per citare le ultime storie “nostrane”. Questa volta
è Venezia la città designata, località forse “difficile” perché già più
volte sede di intriganti avventure delle nuvole parlanti: ci erano già
passati Corto Maltese (nell’indimenticabile “Favola di Venezia”), Dylan
Dog (nell’albo “La morte rossa”), Nathan Never (nel quarto speciale
“Fantasmi a Venezia”, in cui visita la città nel suo futuro), Martin
Mystère (nel recente “Il prigioniero della laguna”) e persino Spider-Man
(ne “Il segreto del vetro”, numero speciale tutto italiano by
Faraci-Cavazzano).
Ma per il protagonista Harlan Draka si tratta di
condividere il palco con altri personaggi: come spesso accade in questa
serie, sono i comprimari ad avere massimo risalto, in questo caso
Giacomo Casanova, ma anche la baronessa Navager e la tenebrosa bambola
del titolo.
Su soggetto di
Samuel Marolla, l'infaticabile
Boselli
sceneggia questa vicenda dalle tinte forti, costruita su maschere e
seduzioni fatali. L’incipit, così come il racconto iniziale di Casanova,
appaiono affascinanti e promettenti senonché la storia si sviluppa un
po’ lentamente, salvo poi concludersi in maniera brusca. Ad ogni modo,
le atmosfere dell’episodio in toto risultano alquanto suggestive.
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Uno degli sketch che Alessio Fortunato regala ai suoi amici tramite il suo profilo Facebook |
Sul
fronte dei disegni, mentre sul numero precedente aveva esordito il
bravo Michele Benevento (che ora apprendiamo dai redazionali essere al
lavoro su una nuova miniserie Bonelli scritta da Medda di prossima
pubblicazione), su questo numero torna invece
Alessio Fortunato, ex
disegnatore di Lazarus Ledd ma anche di John Doe. Fortunato è stato già
artefice di un esordio dampyriano con la E maiuscola nel n. 130, “La
casa delle cicogne”. Qui il contesto sognante giova ancora al suo
tratto, dandogli la possibilità di tratteggiare il carnevale di Venezia,
le gondole e i vicoli con un impalpabile tono surreale che veramente fa
la differenza.
Giuseppe "Giuppo" Lamola