La mia vita in barca - La vecchiaia non è consentita

Tadao Tsuge ci racconta di un uomo e del suo non rapporto con la società moderna

Tadao Tsuge è un autore famoso per le sue opere estremamente crude che raccontano gli emarginati dalla società giapponese. La mia vita in barca, che è la sua opera più nota, racconta la vita del protagonista, Tsuda, e della sua passione per la pesca. 

Tsuda è cresciuto nel secondo dopoguerra e, dopo aver avuto un breve successo come scrittore, apre un negozio di jeans assieme a sua moglie. Il negozio però è ormai gestito dal figlio, per questo Tsuda inizia a trascorrere le sue mattinate a pescare sul fiume Tone.

Partendo da questo incipit, l’opera analizza l’incapacità del protagonista di integrarsi nella società moderna; il manga, infatti, si fonda sul grande spessore psicologico del protagonista e sulle sue numerose riflessioni. La pesca permette a Tsuda e ai suoi amici di avere un obiettivo, nonostante la loro età avanzata e il conseguente abbandono da parte di una società completamente diversa da quella in cui sono cresciuti.

Il manga ha un approccio estremamente realistico e si basa su un uomo, ormai giunto a una fase avanzata della sua vita, che trascorre le sue giornate a pescare e, soprattutto, a riflettere sulla sua gioventù e sulla società moderna. Queste riflessioni, proprio perché estremamente realistiche, non sono esenti da difetti e da una tendenza a “fare di tutta l’erba un fascio”; questo è evidente soprattutto quando Tsuda afferma che ormai c’è un generale declino morale dell’uomo. La riflessione però, per quanto condivisibile, non comprende anche la sua generazione, che comunque è stata fautrice della seconda guerra mondiale e di tutti i relativi risvolti drammatici. In questo contesto appare fondamentale la figura del monaco Nakamura che, nel corso del manga, propone degli spunti estremamente originali sui vari temi trattati. 

L’autore quindi mette in scena due figure profondamente diverse tra loro: Tsuda, che ha un atteggiamento molto critico e diffidente nei confronti delle nuove generazioni, e Nakamura, che non omette le colpe della sua generazione. Questo equilibrio permette al lettore di crearsi una visione autonoma e critica sulle vicende trattate, impedendo che il pensiero dell’autore lo condizioni. La sceneggiatura, al contrario dei temi trattati, è estremamente leggera e scorrevole. L’autore non si immerge mai in lunghi discorsi intricati, ma mantiene sempre il punto del discorso attraverso frasi brevi e chiare.

L’opera doveva essere composta da circa quattro parti ma, a causa della chiusura della rivista, Tsuge concluse bruscamente il manga con la seconda parte. Il finale risente ovviamente di questa sfortuna e dà al lettore un senso d’insoddisfazione. Nonostante questo però l’opera non risente in maniera eccessiva di questo finale mozzato e, nel suo complesso, riesce a veicolare il messaggio che Tsuge voleva far arrivare ai lettori.

In questa sua opera magna Tsuge ci racconta infatti il repentino cambiamento della società giapponese. Da un popolo che usciva devastato dalla seconda guerra mondiale, a una società orientata esclusivamente al consumo e che forse stava dimenticando le proprie radici. Come poteva un uomo, cresciuto nel secondo dopoguerra, integrarsi in una società del genere?

Uno dei principali punti forti del manga è sicuramente l’aspetto grafico. L’artista ha un tratto estremamente pulito e utilizza una line art molto sottile. Tsuge, inoltre, preferisce non utilizzare dei contrasti bianco-scuri netti, ma predilige l’utilizzo di un tratteggio più graduale che, grazie alle conseguenti sfumature, crea un forte senso di profondità nella raffigurazione degli ambienti. Per sottolineare la drammaticità e la negatività che pervade un dato personaggio in una scena, decide di coprire interamente il volto del personaggio di nero. Questo contrasto netto con lo stile generale delle vignette permette al lettore di intuire le fasi più drammatiche e pessimistiche per i personaggi. Le influenze di Yoshiharu Tsuge sul fratello Tadao non sono un segreto. A dircelo infatti è lo stesso autore del manga che, nel corso dell’opera, cita apertamente i due manga più famosi del fratello: Nejishiki e L’uomo senza talento.

Il paneling dell’opera è estremamente classico e si compone di alcune vignette quadrate, che raffigurano il personaggio che parla, e una vignetta più grande, che permette al lettore di comprendere anche il luogo in cui si sta svolgendo quella scena. Se da un lato le pagine si presentano con un’impostazione estremamente classica, dall’altro lato Tadao Tsuge dà sfogo di tutto il suo talento artistico in alcune splash page iconiche. Queste, spesso, danno respiro al ritmo di lettura monotono e permettono al lettore di ammirare i paesaggi vastissimi, ma anche desolati, che ospitano i personaggi.

La copertina dell'edizione variant dell'integrazione pubblicato da Coconino.

L’articolo di Ryan Holmberg, presente nella postfazione, permette al lettore di comprendere la natura fortemente autobiografica dell’opera. Il volume, pubblicato da Coconino Press in edizione integrale, oltre all’articolo del noto esperto di gekiga, contiene due articoli scritti dallo stesso Tadao Tsuge. In questi articoli, l’autore racconta del suo rapporto con la pesca e della sua carriera.

Giosuè Spedicato


La mia vita in barca - integrale
(Titolo originale: Fune ni Sumu)


Testi, disegni e copertina: Tadao Tsuge
Traduzione: Vincenzo Filosa
Traduzione dei saggi: Marta Viazzoli
Casa editrice: Coconino Press
Data di pubblicazione: 19 settembre 2025
Formato: Cartonato
Prezzo: €35

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