Colpiti da una pioggia nera - Il nostro compito di preservare la pace
Attraverso il racconto crudo della guerra, Keiji Nakazawa ci ricorda l’importanza di proteggere la pace a tutti i costi
Sin dalle scuole medie ci hanno insegnato - seppur con pochi dettagli - gli orrori della Seconda guerra mondiale e il lancio delle prime due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Oltre alla scuola, anche i vari media ci hanno raccontato quelle tragedie (basti pensare al recente film Oppenheimer). Tuttavia, in pochi casi questi prodotti ci hanno segnato veramente. Ovviamente gli orrori della guerra e delle due bombe atomiche hanno colpito tutti noi, ma allo stesso tempo non li abbiamo mai assimilati appieno e, di conseguenza, non ne abbiamo mai compreso la reale importanza. Il manga Colpiti da una pioggia nera di Keiji Nakazawa (autore del celebre Gen di Hiroshima) riesce proprio in questo arduo compito.
L’opera immerge il lettore nelle vite degli hibakusha - termine che indica i sopravvissuti alle bombe atomiche - e, soprattutto, nei loro sentimenti. Il manga, composto da nove storie autoconclusive, ha come filo conduttore proprio il rancore che gli hibakusha nutrono nei confronti del Giappone - che ha scaturito la guerra e non ha aiutato i reduci dai bombardamenti - e degli Stati Uniti - colpevoli di uno degli atti più disumani della storia dell'umanità.
Il lettore, attraverso una sceneggiatura diretta e intuitiva, viene catapultato all’interno delle vite e dei ricordi dei protagonisti di ogni racconto e si immedesima sin da subito in quei personaggi e nel loro dolore. L’autore, attraverso una scrittura priva di fronzoli, descrive in modo spietato cosa volesse dire essere a Hiroshima il giorno in cui cadde la bomba atomica: vedere tutti quei civili con la pelle sciolta, organi fuori dai corpi e persone che bruciavano vive. Come se ciò non bastasse, il mangaka riesce in poche pagine a mettere in luce anche ciò che successe dopo: dal governo giapponese che non aiutò i sopravvissuti ma che al contrario li utilizzò (assieme agli Stati Uniti) come cavie per studiare gli effetti della bomba atomica sull’essere umano, alle persone che, attraverso i loro pregiudizi, denigravano gli incolpevoli hibakusha, oltre a non mostrare il minimo rispetto nei confronti delle vittime.
Su questi temi si concentrano in particolar modo i primi due capitoli; le ultime due storie, a differenza delle altre, sono caratterizzate da una forte componente retorica: quest’ultima però non rovina l’esperienza del lettore poiché, pur essendo particolarmente accentuata (soprattutto nell’ultima storia) è comunque caratterizzata da un’ottima sceneggiatura estremamente coinvolgente. Questo permette ai lettori - anche quelli che non apprezzano le storie estremamente “buoniste” - di empatizzare in egual modo con i protagonisti.
Nonostante l’opera basi il suo punto forte sulla trama, anche l’aspetto grafico non è da sottovalutare. Lo stile del maestro Nakazawa è estremamente chiaro e adatto sia alle fasi più d’azione che a quelle più drammatiche e persino anche alle storie cariche di un’atmosfera noir.
I personaggi vengono rappresentati attraverso un tratto sottile che mette in risalto i volti e, in particolar modo, gli occhi. Il paneling è estremamente classico, l’impostazione delle vignette non eccelle per dinamismo, ma al contrario il lettore si trova davanti alle classiche vignette quadrate (concentrate sulle espressioni dei personaggi) e rettangolari (utilizzate spesso per cambiare luogo di svolgimento della storia). Sono molto chiare le influenze che il movimento gekiga ha esercitato sul maestro Nakazawa, principalmente nella rappresentazione dei luoghi che fanno da palcoscenico alle vicende dei protagonisti e nella creazione dell’atmosfera delle varie storie che, pur trattando lo stesso tema, non sono mai ripetitive.
È doveroso, infine, citare l’altra colonna portante di tutte e nove le storie. Se da un lato i vari protagonisti sono legati da un filo conduttore che è il rancore (nato dall’orrore delle due bombe atomiche), dall’altro lato a legare le storie è la speranza nelle nuove generazioni. Speranza che, al contrario del rancore, rappresenta l’ultimo sentimento umano e che comporta l’assunzione dell’arduo compito di preservare la pace, soprattutto da chi vorrebbe sabotarla per un tornaconto personale. A tal proposito, non sono casuali i continui riferimenti alla guerra in Vietnam e alla rincorsa alle armi nucleari durante la guerra fredda.
Nonostante quello che hanno vissuto, gli hibakusha assistono alla reiterazione del peggior errore dell’essere umano: la guerra. Ed è per questo che le loro speranze sono riposte nei bambini e nel loro futuro. Le colonne portanti di questo messaggio sono la prima, la penultima e l’ultima storia.
Ancora oggi, anzi soprattutto oggi, è fondamentale leggere un’opera come Colpiti da una pioggia nera. Un manga capace di far comprendere gli orrori della guerra e ciò che quest’ultima comporta anche negli anni a seguire. In uno scenario globale nefasto come quello che stiamo vivendo, leggere le opere del maestro Nakazawa ci ricorda il nostro compito: preservare la pace e tenere ben nitida la memoria di quei fatti disumani, senza omettere nessun dettaglio anche macabro, perché proprio tutto questo ci permette di capire ancora oggi quanto la guerra sia disumana.
L’edizione italiana di quest'opera autoconclusiva, edita da Coconino Press per la collana Doku, è ricca di una postfazione particolarmente interessante. Questa, infatti, contiene una breve biografia del maestro Nakazawa, un testo scritto direttamente dall’autore che racconta come è nato il volume, un ricco articolo di Paolo La Marca, che ha curato l’edizione assieme a Livio Tallini, oltre a un ulteriore contributo di Maria Gioia Vienna, professoressa all’università per stranieri di Siena e traduttrice di numerose opere giapponesi.
Giosuè Spedicato
Colpiti da una pioggia nera(Titolo originale: Kuroi Ame ni Utarete)
Testi e disegni: Keiji Nakazawa
Traduzione: Federica Lippi









