The Dungeon of Black Company - Il nuovo shonen fantasy di Youhei Yasumura
Il Dungeon Crawler è da sempre una grande passione per l’oriente, forse per via dell’influenza di Legend of Zelda e di tutta la successiva cultura videoludica, forse per via della fascinazione fantasy occidentale. L’oriente ama la discesa agli Inferi, le asfissianti e labirintiche avventure rappresentate dai cunicoli del Dungeon. Non possiamo non osservare come in questo periodo tale passione si stia riversando sulle storie dei manga, generando quello che potremmo definire come una sorta di sottogenere narrativo.
Le storie che si svolgono nei Dungeon sono ormai numerose, forse persino troppe. Spesso si tratta di una linea narrativa che va oltre l’idea di topos, trascendendo completamente al livello della produzione seriale, in cui i prodotti si somigliano molto, portando agli occhi dei lettori delle storie di qualità non sempre eccelsa. Accade sempre più spesso, nell’ultimo periodo, che gli autori rinuncino ad ogni sorta di patto narrativo, o quanto meno lo forzino in modo significativo, senza interessarsi di giustificare con cenni di cosmogonia quello che stiamo vedendo.
È il caso di The Dungeon of Black Company di Youhei Yasumura, edito da saldaPress. Yasamura non tiene particolarmente a spiegarci come mai Kinji Ninomiya si ritrovi risucchiato in un varco magico, ciò avviene e basta (ma speriamo vivamente che nei prossimi capitoli di questo manga potremo scoprirne il motivo).
A parte questo elemento, che delinea un fenomeno diffuso, cosa racconta Yasumura in questo suo shonen fantasy? La storia del nostro Ninomiya non è tanto quella del protagonista in cerca di vendetta che si aggira nei Dungeon, come spesso ci capita di leggere. Il nostro protagonista è un Neet, uno dei tanti giovani che non studiano e non lavorano. A differenza della maggior parte di essi, Ninomiya è riuscito attraverso i suoi investimenti a garantirsi la possibilità di vivere questa condizione nel lusso più totale. Tutto cambia quando il nostro viene risucchiato da un misterioso portale che lo catapulta in un mondo fantasy in cui si ritrova suo malgrado a fare il minatore all’interno di un Dungeon in cui si scava la demonite. Come il canone del genere richiede, più a fondo si scava, maggiore è la possibilità di far fortuna e allo stesso tempo più alta è la possibilità di imbattersi in mostri orribili pronti a divorare l’incauto minatore. È proprio la necessità di recuperare il denaro che gli serve a saldare un debito contratto nei pochi mesi di permanenza in questo nuovo mondo che spinge il nostro protagonista a scendere nei livelli più bassi del Dungeon, ed è qui che incontrerà uno dei demoni che abitano i suoi angusti corridoi.
Qui possiamo intravedere la buona intuizione che si nasconde dietro questo manga: Ninomiya non è un eroe, anzi, è un approfittatore disposto a tutto pur di ottenere un risultato senza il minimo sforzo. Sarà proprio questa sua inclinazione naturale alla vigliaccheria a salvargli la vita e a garantirgli di riuscire a stringere un patto con il demone che abita il Dungeon: il diritto di estrarre la demonite indisturbato a patto di saziare continuamente la grande fame da cui il mostro è affetto. È a partire da questo nuovo rapporto di interdipendenza che la storia prende il via.
Ciò che rende la storia interessante è proprio il suo protagonista, sicuramente lontano dall’idea di eroe senza macchia, approfittatore e vigliacco. Sono le sue scelte moralmente discutibili a invitare il lettore a voltare pagina e soprassedere su qualche ingenuità nei dialoghi.
Per quanto riguarda il lato grafico, è un'opera visivamente gradevole, che pone il suo stile in una specie di strano limbo, fra uno stile moderno e quel modo di gestire i personaggi sulla tavola che si lega alla tradizione degli anni Novanta. Youhei Yasumura non mostra una particolare tecnica né grande originalità per quanto riguarda il character design. La regia svolge il compito di rendere comprensibili i fatti e anche in questo caso si presenta piuttosto ordinata senza particolari guizzi.
The Dungeon of Black Company non vuole essere molto di più rispetto a ciò che propone, una storia tranquilla che può strappare qualche risata ai lettori, portandoli in un mondo confortevole in quanto semplice e semplificato e che basa il suo punto d’interesse nelle scelte atipiche del suo protagonista. Una lettura defaticante, ma non scadente, che sa essere anche comica in determinati momenti. Se siete alla ricerca della prossima grande opera a fumetti, non siete nel posto giusto. Se invece siete tornati stanchi dal lavoro, da scuola, e avete voglia di sfogliare qualcosa che non impegni troppo gli occhi e la mente e non vi smuova particolarmente dal punto di vista emotivo, allora accomodatevi e provate a vedere cosa si inventerà questa volta il nostro protagonista pur di farla franca.
Alessio Fasano