Shinjū – Una storia d’amore. Eros e Thanatos raccontati da Furuya Usamaru

Il mangaka torna, in anteprima mondiale per Coconino Press, con una storia sull’amore, la morte e la solitudine


Stephen King, in uno dei suoi romanzi più celebri, Christine – La Macchina Infernale, ha scritto: “L’amore è il più antico degli assassini. L’amore non è cieco. L’amore è un cannibale con una vista estremamente acuta. L’amore è un insetto che ha sempre fame.”

La dicotomia tra pulsione sessuale e desiderio di morte è un tema che affascina da secoli filosofi, scrittori e artisti di ogni genere.
Dalla disamina meticolosa che ne fa Freud, passando per l’espressionismo di Egon Schiele con i suoi nudi contorti e nervosi nel tratto, sono molti gli intellettuali e gli artisti che hanno cercato di interpretare, o più semplicemente di trasmettere, quel disagio esistenziale del sentirsi strappare a metà, tra la necessità di vivere e l’istinto a morire.
Furuya Usamaru non fa eccezione e ricrea, con la melanconia di un artigiano, quel malessere sperimentato in adolescenza da chi si sente travolgere e soffocare dalla tempesta che imperversa impietosa dentro e fuori da un corpo che cambia.


Shinjū in giapponese significa doppio suicidio, e si usa per descrivere una coppia o un gruppo di persone che decide di togliersi la vita insieme.
Noel ed Eishin sono due adolescenti consumati da una vita di soprusi e violenze.
Noel, vittima di abusi da parte del compagno della madre, ha sviluppato un’idiosincrasia verso il concetto stesso di amore e vive lo sviluppo del proprio corpo con il dolore generato dalla consapevolezza di non poter fare niente per fermare il processo.
Eishin è un ragazzo cupo e solitario, le numerose frequentazioni della madre hanno fatto nascere in lui un forte atteggiamento nichilista e trova nel pianificare il suicidio la sua unica ragione di vita.

L’incontro tra i due suscita un profondo cambiamento in entrambi: se Noel decide lucidamente di dedicare tutta se stessa al compagno, che considera il suo sensei e lo venera alla stregua di una divinità, Eishin si sente invece compreso per la prima volta, e trova in Noel la confidente che non sapeva di desiderare.
La loro storia d’amore si sviluppa partendo dall’odio comune per la società e il mondo degli adulti, colpevoli di averli trascinati senza consenso in una vita fatta di sofferenza e dolore.
Per ribellarsi a un’esistenza divenuta insostenibile, i due promettono dunque di togliersi la vita insieme. Un atto che rivendica la libertà di poter finalmente scegliere il proprio destino e che si fa portavoce di una sensazione di malessere radicata in ogni adolescente. Il loro intento è quello di esercitare una scelta consapevole, morendo insieme e trovando conforto nell’intimità della condivisione degli ultimi istanti di vita.

Nonostante le premesse iniziali possano generare avversione in un pubblico sensibile ai temi trattati (le scene di sesso e violenza sono frequenti e non censurate), la storia mostra un’evoluzione continua e trova il modo di trattare argomenti difficili come bullismo, revenge porn e violenza sessuale con schiettezza e onestà, soffermandosi sulle tematiche più drammatiche solo il tempo necessario ad argomentare le decisioni dei protagonisti, e concentrando invece il focus sull’esistenzialismo di derivazione pessimista che permea il pensiero dei due protagonisti.
Temi come la solitudine dell’individuo di fronte al mondo e l’assurdità di un’esistenza scandita da ripetuti traumi, trovano rappresentazione grafica nella camera di Eishin. Gli oggetti al suo interno non hanno alcun peso per il ragazzo, che non mostra esitazione alla richiesta di Noel di prenderne alcuni per creare un altare in suo onore nella propria camera, ma fungono da promemoria per farlo rimanere coerente alla sua linea di pensiero: la vita non ha alcun significato, la morte è l'unico diritto esercitabile e, poiché concesso a tutti, equo.


L’abilità di Furuya nel costruire la loro storia fa percepire nei primi piani e nelle espressioni dei ragazzi quanto giovani e inesperti essi in realtà siano, regalando momenti di grande tenerezza nonostante la drammaticità del racconto. Grazie a questo, l’autore riesce a non farci mai dimenticare che stiamo osservando due adolescenti e che, per quanto siano turbati e ammaccati dalle esperienze vissute, rimangono totalmente inesperti nei confronti del caos emozionale che l’amore porta inevitabilmente con sé.
L’eleganza del tratto tipica del maestro trova il suo apice nelle manifestazioni d’affetto tra i due. Noel ed Eishin sembrano isolarsi dal resto del mondo in una solitaria e fragile bolla di colore che si staglia sul grigiore di un’umanità dalle fattezze meschine.
Ogni bacio tra loro è un’esplosione di luce, una fiammella che accende la speranza di vederli raggiungere la catarsi che entrambi meritano.


Shinjū è in definitiva il paradigma del suo sottotitolo: un meraviglioso affresco di come può essere una storia d’amore. Al suo interno si percepisce distintamente quanta cura e attenzione l’autore abbia dedicato a quest’opera. Quanta sofferenza, gioia e passione abbia riversato sulle sue pagine e quanto coraggio abbia richiesto pubblicare una storia così scevra di compromessi. E questo, per chi vi scrive, è da considerarsi un altro bellissimo atto d’amore.

Simon Savelli

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