ARF! Festival 2025 - Collettivo Viscosa, le autoproduzioni, la notte e l'alba
L’ARF! Festival di Roma è sempre un bel momento di festa e riflessione sul fumetto in Italia, sia per gli appassionati che per gli addetti ai lavori. Come ogni anno, ci sono stati sia incontri con autori di grosso calibro, sia workshop dedicati ai giovani che vogliono introdursi in questo ambiente. Uno dei modi migliori per iniziare è quello di intraprendere la via dell’autoproduzione.
A tal proposito, nel 2017 è nato il Premio PressUP, grazie alla collaborazione del festival con l’omonimo sito dedicato alla stampa online, che viene consegnato alla migliore realtà indipendente della Self Area. La premiazione è avvenuta sabato 24 maggio e noi Audaci abbiamo assistito alla vittoria del Collettivo Viscosa. Il gruppo è formato da Beatrice Galli (Bezuss), Elena Zannoni (Zanna), Fortunata Laurenti (Toonie), Emma Arduini (émma), Chiara Fiordeponti (Fiordip), Sabina Sodaro (Biene), Silvia Blasi (Silvetrina), Paola Francabandiera (Palu), Alessandra Bavecchi (Artessandra).
Di seguito trovate la nostra intervista a Toonie ed Emma, con le quali abbiamo avuto il piacere di chiacchierare dei loro progetti.
Per chi non vi conosce, chi siete e come vi siete conosciute?
Siamo nove ragazze che si sono conosciute tutte nella stessa scuola d’arte, la RUFA, nel 2022. Quell’anno avevamo visto la call per l’Arf! Festival a un mese circa dalla chiusura delle iscrizioni. Ci siamo messe in contatto tra di noi tramite i social perché eravamo ancora piccoline, non saremmo mai riuscite a partecipare individualmente da sole. Facevamo parte della stessa scuola ma eravamo di classi diverse, ci siamo avvicinate perché ci piacevamo e ci stimavamo professionalmente, ma umanamente non ci conoscevamo ancora bene. Il nostro primo approccio è stato scriverci “Ciao! Vuoi fare un collettivo con me?” e la risposta è stata “Sì!”. Quando ci siamo incontrate di persona per la prima volta dovevamo capire chi eravamo e come collaborare, abbiamo avuto l’atteggiamento animalesco del guardarci intorno e annusarci, da lì abbiamo deciso di descriverci come “bestie fluide in technicolor”. Così abbiamo iniziato a lavorare insieme alle prime cose e, crediamo di poterlo dire senza vergogna, funziona da paura.
Avete appena vinto il Premio PressUP 2025. Quali sono state le emozioni a primo impatto?
Allucinante! È stato bellissimo, anche perché grossa parte della votazione proviene dalla stessa Self Area, che ha deciso di votare proprio noi. Perciò vorremmo ringraziare i partecipanti della Self di quest’anno e ovviamente anche la giuria. Quando siamo al banchetto fa sempre piacere che la gente ci riconosca e ci passi a salutare, quindi vorremmo dire grazie a chi ci vuole bene e ci ha votato.
Com’è stato realizzare il vostro ultimo antologico? Quali sono state le varie fasi che affrontate in questo genere di produzione corale?
Agli inizi ognuna di noi ha tirato fuori il meglio di sé, facendo la cosa che le veniva più naturale, poi le cose sono andate da sé. Anno dopo anno, progetto dopo progetto, ognuna si è specializzata in fasi specifiche della produzione, anche sui temi da trattare, migliorando il modo in cui parlarne. Per Quanto manca all’alba, il volume stampato quest’anno, che tratta il tema della notte, c’è stata una lavorazione più accurata. Abbiamo studiato delle caratteristiche grafiche specifiche, ad esempio la scelta di una palette, l’utilizzo di una numerazione particolare. Abbiamo avuto anche un’attenzione diversa rispetto ai temi trattati, ci sono sia storie d’avventura che storie più intimiste. Sono entrate in ballo persone esterne a Viscosa, che vorremmo ringraziare: Gaia Formigari per il progetto grafico, Fabio Pia Mancini per la copertina, e tutti gli ospiti che hanno partecipato sia con storie a fumetti (Ale666io) che con illustrazioni (Anna Dietzel, Fumenenetti, Lurida Laida, Moloko of Moss, Pastaacolazione, Salgaja). Inoltre abbiamo pubblicato in anteprima qui all’Arf anche una zine di Zanna, intitolata Ore Piccole, che è stata quella chicca che sa ancora più autoprodotto, un piccolo spin-off del volume principale.
Che cosa significa per voi fare autoproduzione?
L’autoproduzione ti permette metterti alla prova, dato che le case editrici sono realtà complesse da avvicinare se parti da zero. Il mondo autoprodotto è quel posto dove puoi fare quello che vuoi, senza imposizioni esterne, dove capire cosa ti serve per arrivare a fare quello che vuoi e dove trovare il tuo gruppo di persone che ti sia di supporto. Onore e gloria a chi riesce a fare tutto da solo, noi non penso ci riusciremmo. Si possono fare collaborazioni e conoscere realtà diverse, quella sezione di fumetti che è ancora selvaggia, tipo cavallo imbizzarrito, lo troviamo bellissimo.
C’è anche da dire che tanti artisti del mainstream adesso stanno iniziando a muoversi nella direzione dell’autoproduzione, vedi Gigaciao o Trincea Ibiza, perché ad oggi conviene quasi di più essere produttori ed editori di sé stessi piuttosto che affidarsi a una casa editrice esterna. Per questo pensiamo fortemente che ad oggi l’autoproduzione sia una scelta consapevole, non solo per tipologia di contenuti ma anche come scelta di promozione.
All’interno del Collettivo Viscosa siete tutte donne. Qual è il punto di vista che potete dare al pubblico come gruppo totalmente al femminile?
So che detta così sembra sciocca, però in realtà è nata per caso, è stata una coincidenza. Come dicevamo prima, noi ci siamo riunite perché ci piacevano i nostri lavori professionali e ci conoscevamo quel minimo che bastava per iniziare una collaborazione. Per lavorare con una persona non solo quella persona deve essere brava, ma devi trovarti a tuo agio con lei, sapere di poterci parlare tranquillamente, anche in caso di critiche.
Quando ci siamo incontrate dal vivo e ci siamo rese conto che eravamo tutte ragazze, siamo state tutte concordi nel definirci un collettivo transfemminista e intersezionale, ma non è scattato in automatico il “Siamo tutte donne, perciò parliamo della causa femminile”. È più un’impostazione mentale, in alcune storie si evince e in altre no, c’è chi preferisce parlarne apertamente e chi no, è una scelta molto libera. Però c’è sempre la base comune di fondo.
Vi va di parlare delle altre opere che avete realizzato, sia collettivamente che singolarmente?
La prima raccolta antologica è stata Yore. Era l’inizio di questa avventura, per cui il tema che abbiamo scelto di raccontare è stata la primordialità, la stele che ci unisce, il momento scatenante. È stata una bella rampa di lancio perché ci ha unite come persone e come professioniste, è stato molto bello dal punto di vista umano. Poi è seguito Sottosopra, il progetto dell’anno scorso, che ha più o meno la stessa impostazione, con delle storie brevi.
Singolarmente invece ci stiamo muovendo in direzioni diverse, perché siamo nove artiste molto eterogene fra di loro. C'è chi lavora in analogico, la maggior parte lavora in digitale. Parlando di collaborazioni, Chiara ad esempio ha collaborato con BMR Production, un altro collettivo. Molte hanno collaborato con Gallucci Editore, abbiamo collaborato con La Lettura, Domani Editoriale, La Revue. Al momento ci sono dei progetti in work in progress che ancora non sappiamo se possiamo rendere pubblici.
A proposito di futuro, ci sono già progetti definiti per Viscosa?
Viscosa nasce come un incontro di nove personalità divise, che nel corso degli anni si sono sempre più avvicinate fra di loro, non solo per lavoro nell'ambito del fumetto e dell'autoproduzione, ma anche per supportarsi, per aiutarsi. L'ultimo volume, Quanto manca l'alba, è stato un po' il risultato di questo percorso che abbiamo fatto insieme. Dopo aver ricevuto il Premio Pressup siamo ancora nella fase in cui la serotonina ci sta facendo esplodere il cervello. Dobbiamo ancora organizzarci per produrre cose nuove, dobbiamo sederci a tavola e mettere su carta quello che vogliamo fare e trovare il modo di realizzarlo. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Ci piace dire che è solo l'inizio, tenetevi forte!