L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft: il perverso canto di Giulivo e Rebelka

Da dove nasce questo orrore? Dall’inizio e dalla fine della vita, che forse sono momenti sovrapposti

L’ultimo momento di vita, l'attimo in cui tutto finisce. Abbiamo costruito la nostra cultura intorno a quel momento, religioni e credenze, narrazioni e tradizioni. È un momento che è inevitabile immaginare: la morte ci guarda in ogni momento, per tutta la vita. Il pensiero della fine, che una fine esiste, e dietro quella fine forse un grande vuoto, ci aggredisce quando meno ce lo aspettiamo, ogni tanto durante le nostre giornate, durante le nostre vite che scorrono tranquille, magari, si spera, serene... ed è proprio in quei momenti forse, più che nei cattivi istanti, che il pensiero della morte si presenta. La fine, il vuoto.

C’è stato un uomo che ha intessuto la sua vita attraverso il racconto della morte, non solo della morte come momento di passaggio ma come momento di non-esistenza. Quest’uomo ha spostato la soglia del regno della morte avvicinandola alla vita, fino a quando i confini fra i due stati dell’esistenza non diventano sbiaditi, confusi, intrecciati. Uno scrittore che ha raccontato il confine fra la vita e la morte e di quanta morte ci sia nella vita di tutti i giorni, e di quanto la morte altro non sia che momento corrotto della vita: H.P. Lovecraft

L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft di Romuald Giulivo alla sceneggiatura e Jakub Rebelka alle tavole, in libreria per Saldapress, indaga sugli ultimi momenti passati sul letto di morte dall’autore di Providence. Il cancro che lentamente consuma le sue interiora è un punto di partenza per raccontare l’uomo e i suoi difetti, una scusa per far iniziare al protagonista e autore del racconto un percorso di ricostruzione della sua vita, doloroso come la vita stessa. Si sporgono da queste pagine le figure più importanti della vita dell’autore e non solo. Come una specie di Christmas Carrol perverso, gli autori portano Lovecraft a ricostruire il suo passato doloroso e a vedere le conseguenze della sua scrittura nel futuro, quella che sarà la sua eredità. Il pensiero di una vita sarà messo sotto la lente dei suoi aguzzini che altro non sono le persone che ha conosciuto e amato.

Giulivo con grande maestria riesce a imbastire un racconto perfettamente lovecraftiano, che è anche un saggio critico sulla carriera dell’autore, e allo stesso tempo un omaggio alla sua creatura letteraria. L’autore si muove con grande agilità fra i momenti di vita dello scrittore che passa attraverso le scene della storia che stanno scorrendo da qualche parte, nella sua mente forse, proprio durante le sue ultime ore di vita. 

Rebelka svolge un lavoro eccezionale al comparto grafico, attraverso un continuo alternarsi del rosso, del nero e del bianco, con poche eccezioni. Grazie a un tratto nervoso e distorto riesce a rendere questo racconto la visione di un uomo che muore anche dal punto di vista grafico. Una particolare attenzione ai bianchi utilizzati e al modo di porli in essere aiuta queste immagini a entrare nel campo della fantasmagoria. Gli occhi di questi personaggi brillano come spiritati, e si mostrificano di un rosso intenso in base al momento della narrazione. La regia messa in atto da Rebelka utilizza una gabbia lineare ma estremamente varia, che contribuisce a determinare le deformazioni del tempo che una storia come questa, basata sul metafisico, comporta.

L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft è un momento di gioia per gli occhi, pardon, di terrore per gli occhi. L’esplorazione di un momento, la distorsione del tempo che passa per la mente di un uomo che muore, ma è anche un piccolo saggio, pieno di curiosità sull’uomo che racconta, un uomo strano forse, incompreso non solo per errore del pubblico. 

Ci preme infine sottolineare che questo è un periodo particolarmente florido per la produzione a fumetti ispirati a Lovecraft: molti fumetti sono stati pubblicati ed è difficile, quando così tanti autori si concentrano su un singolo tema, che la qualità resti così alta. Eppure così è stato, sarà perché l’amore per questo autore è troppo grande, o forse solo fortuna, ma non possiamo certo tirare in ballo quest’ultima motivazione all’interno di una recensione di un fumetto che si basa su Lovecraft (sarebbe un offesa all’autore che viene rappresentato). C’è stata una magia oscura, una specie di complotto a favore dei lettori, e dall’oscurità sono emersi lavori eccellenti come questo L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft.

Alessio Fasano



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