Il vampiro che ride: la violenza di una generazione che esplode con assordante silenzio

Il mito del Nosferatu secondo Suehiro Maruo tra decadenza, perversioni e adolescenza criminale

Suehiro Maruo è un autore complesso, ama descrivere la parte peggiore dell’essere umano con dovizia di particolari, ma non rinuncia a una minuziosa costruzione delle tavole che sfocia nell’ossessione, quando si tratta di rappresentare le espressioni caratteristiche e la gestualità dei protagonisti. Il vampiro che ride è una delle sue opere più celebri, ristampato in edizione integrale da Coconino Press per la collana Coconino Cult.

La storia segue le vicende di Konosuke e Luna, due adolescenti che sono stati da poco resi vampiri e che vivono in un Giappone violento e decadente. Pestaggi, ricatti e prostituzione sono il pane quotidiano di una generazione di ragazzi che sembra volersi ribellare alla società come nel periodo d’oro dei bosozoku e delle sukeban.

Il consumo di droghe, le violenze di ogni genere e le feste orgiastiche della classe elitaria sono elementi che servono ad affrescare una società che si è persa nelle spire della corruzione morale. In questa situazione, i giovani vampiri rivestono dunque un ruolo più consono all’antieroe: mostri feroci che si nutrono di creature altrettanto pericolose. Scelgono le proprie vittime senza lasciarsi guidare dalla semplice brama di sangue, ma con fredda lucidità ricreano quei traumi che hanno subito in vita e traggono piacere e sostentamento dal conseguimento delle personali vendette.

Il rapporto dei due giovani con la Donna Cammello, il vampiro ultracentenario che li ha resi ciò che sono, è in continua evoluzione e alterna momenti di forti contrasti ad altri caratteristici di una complicità che può svilupparsi solo in ambito familiare.

L’incontro con altri esemplari della loro specie porta però Konosuke e Luna a scoprire alcuni segreti taciuti dall’anziana non morta, e pone la loro condizione sotto una luce totalmente nuova.

Essendo l’opera un’interpretazione personale di Maruo sul mito dei vampiri, scordatevi nobili che si trasformano in pipistrelli o ragazzi eleganti in camicie di seta: l’azione e i personaggi de Il vampiro che ride si muovono in una dimensione suburbana, decadente ma postmoderna, dove la noia viene sostituita da un violento atteggiamento anarchico e cinico da parte di cacciatori che hanno ancora ben radicato nella mente le sensazioni di quando erano prede.

Il vampiro che ride è Suehiro Maruo al suo meglio. L’opera annovera alcune delle tavole più belle del maestro e le unisce a una storia tetra e ben costruita, che racconta la maturazione psicologica di due adolescenti la cui ambizione di normalità è stata strappata via ben prima che divenissero non morti.

Simon Savelli

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