Un poema per le piccole cose – Una storia di speranza un istante prima dell’Apocalisse

Alice Berti racconta il viaggio di due donne per salvare il pianeta e, soprattutto, salvare sé stesse, riscoprendo l'importanza delle piccole gioie quotidiane


Seoul, 2075. Il mondo sta per finire a causa dei cambiamenti climatici e l’umanità si appresta a vivere il suo ultimo anno come può.
Un poema per le piccole cose
, graphic novel firmato da Alice Berti, fumettista e illustratrice veneta, si apre con queste premesse. L’autrice, già nota per Calipso e Neon Brothers, entrambi editi da Bao Publishing, continua a farsi strada nel panorama fumettistico italiano. Con Neon Brothers, infatti, aveva ottenuto la candidatura al Premio Boscarato del Treviso Comic Book Festival come miglior autrice esordiente nel 2020.

Al centro della storia troviamo un incontro: quello tra Salut, una star del pop coreano intrappolata in un sistema che non lascia spazio all’individualità, e Xin-Yeong, una giovane donna segnata dalla pandemia e dal peso di una vita precaria. Le due si incontrano per la prima volta su un ponte, accomunate dall’intento di porre fine alla propria esistenza. Ma non lo fanno. E si incontrano di nuovo.
E ancora.


Questi incontri inaspettati e rocamboleschi danno inizio a un viaggio, tanto interiore quanto fisico.
Secondo una profezia, la Terra possiede sette chakra, ma il loro equilibrio è stato compromesso dall'incessante sfruttamento del pianeta: ciò porterà alla fine del mondo in poco più di un anno, a meno che non vengano riaperti prima di quella data. Tuttavia, per farlo, chi accetta questa missione deve prima risvegliare i propri sette chakra, riconnettendosi con la propria essenza più profonda.
L’autrice intreccia così la dimensione globale con quella personale: non si può sperare di salvare il mondo senza prima salvare sé stessi.

Nel fumetto, Salut decide di organizzare un tour mondiale proprio per compiere questa missione, portando con sé Xin-Yeong, assunta come assistente. Tappa dopo tappa, le due donne affrontano le proprie fragilità, ritornano a guardare un mondo che tutti sembrano essersi dimenticati e imparano ad apprezzare i piccoli gesti e le gioie quotidiane.


La forza narrativa dell’opera sta proprio in questo: ricordarci che anche nel contesto più drammatico, come l’imminente fine del mondo, la vita è fatta di istanti preziosi. Salut e Xin-Yeong sono due donne profondamente diverse, eppure il senso di perdita di controllo della loro vita e il tentativo di suicidio sono elementi così forti da superare le differenze e unirle. Entrambe sono pronte a compiere l'ultimo, disperato, tentativo di riappropriarsi del proprio destino. Il loro incontro le porta a riscoprirsi, accettarsi e, successivamente, vivere finalmente libere nel mondo.

Un poema per le piccole cose è la storia intima di due donne, ma è anche un racconto capace di affrontare temi più ampi come il consumismo e l'ingiustizia sociale: la rigidità dell’industria musicale e i suoi contratti soffocanti rendono Salut prigioniera di una gabbia dorata che antepone l’immagine e il profitto alla libertà individuale; mentre la precarietà di Xin-Yeong, rimasta sola dopo la pandemia, fa vedere come la continua lotta per la sopravvivenza tolga la gioia di vivere e impedisca alla ragazza di vedere altro che la fatica e il dolore.
Anche con la fine del mondo alle porte, la società continua ad aggrapparsi ai propri modelli autodistruttivi, mettendo in luce tutta l’assurdità di questa dinamica.


L’omofobia è un’altra ferita che il fumetto esplora con delicatezza. La relazione tra Salut e Xin-Yeong, che nasce e cresce in un contesto sociale conservatore come quello della Corea del Sud, mette in luce come certi pregiudizi rimangano radicati, persino davanti all’Apocalisse. Salut è una pop idol e per questo non può assolutamente avere una relazione con una donna: il pubblico non perdona, non importa se la fine è vicina.

Dal punto di vista del disegno, Un poema per le piccole cose ricorda molto i graphic novel francesi, con delle tavole piene di vignette che permettono di apprezzare anche le più piccole azioni dei personaggi.
I colori sono vivaci e brillanti: in diversi punti è molto piacevole concentrarsi sul contrasto delle tinte complementari.
Il colore predominante di ogni capitolo corrisponde a quello di uno dei chakra e le tonalità si fanno sempre più intense man mano le vicende delle due protagoniste le conducono nei pressi dei chakra, che corrispondono a diverse meraviglie naturali e artificiali sparse in tutto il mondo, come il monte Shasta in California o le piramidi di Giza in Egitto. Le due protagoniste, così diverse ma simili allo stesso tempo, sono molto ben caratterizzate in gesti, postura e modi di parlare.


Concludendo, Alice Berti non ci dà una ricetta su come sfuggire alla fine del mondo: è un messaggio di speranza, un invito a riscoprire il valore dei piccoli attimi che rendono la vita degna di essere vissuta. Perché, che si abbia un anno o un secolo davanti, ciò che conta è assaporare ogni respiro, fino alla fine.

Carlotta Bertola

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