Questi muri - un rifugio che diventa prigione

La difficoltà di affrontare il dolore mentre tutto il mondo va avanti

Ci sono muri che proteggono e muri che imprigionano. Per Matteo, il confine tra le due cose è ormai confuso.

Questi muri è il volume d’esordio di Marco Checchin, vincitore del Lucca Project Contest 2023, pubblicato da Edizioni BD a novembre del 2024.
Ambientato nella provincia veneta, il fumetto racconta la storia di un ragazzo che, colpito dalla perdita della madre, vede i metaforici muri che aveva costruito attorno a sé creparsi improvvisamente.

Le distrazioni che Matteo cerca – videogiochi, social media, pornografia – non sono altro che anestetici per evitare di confrontarsi con la realtà esterna, diventata insostenibile. I videogiochi gli offrono un controllo che manca nella sua vita reale, i social media lo tengono apparentemente connesso al mondo, ma alimentano il suo senso di inadeguatezza, mentre la pornografia diventa un surrogato dell’intimità reale, nascondendo il vuoto. Questi anestetici, invece di guarirlo, lo intrappolano in un ciclo vizioso che lo disconnette ulteriormente da sé stesso e dagli altri.
Il confronto con i suoi ex compagni di scuola, che hanno dei progetti mentre lui resta fermo, non fa che accentuare la sua difficoltà.

Intanto, nell’incapacità di relazionarsi con gli altri si possono notare altre possibili reazioni di risposta a un lutto: mentre il protagonista erige un muro di apatia, suo fratello si perde nella frenesia del mondo, mascherando la propria tristezza con l’aggressività.

La risposta al malessere, al sentirsi inchiodati senza più vie d’uscita, per tutte le persone intorno è “trovarsi un lavoro” o “farsi una corsa”. I consigli superficiali della società minimizzano la complessità del dolore e spingono a una ripresa forzata: il dolore non è accettato e si risolve solo annegandolo in altre distrazioni e così tirando avanti. È solo questione di tempo prima che il continuo smarrimento lasci spazio ai dettami sicuri dei guru online, che con le loro briciole di certezza rappresentano un’ancora per qualcuno che si è perso.

Quando Matteo si rivolge al padre, compie un gesto piccolo ma significativo. È un momento che apre alla possibilità di una riconciliazione, anche se la persona che si ha di fronte non ha per forza la soluzione in tasca. Non si tratta più di avere delle regole ferree da seguire, quanto il procedere insieme, passo passo.

Visivamente, il tratto di Checchin rafforza la narrazione. Ha una linea chiara, con un segno realistico che si contrappone al colore, a tratti irreale. Proprio quest’ultimo, che per l’ambiente è stato diviso in palette a quattro colori, nelle scene più emotive si anima e acquista altri toni per consolidarne il contenuto.
La composizione delle scene riesce soprattutto nell’esposizione delle tre distrazioni che abitano la vita del protagonista, mimando la frammentazione dei suoi pensieri e le sbarre che lui stesso si è costruito.

In Questi muri non ci sono ricette pronte, né corsi di guru miracolosi.
Ciò che emerge è un invito a guardare oltre le crepe: a scoprire, dietro i muri, le possibilità di una relazione con gli altri e con sé stessi. Non si possono avere tutte le risposte per andare avanti, ma con il coraggio di riconoscere il proprio smarrimento e l’aiuto di chi ci sta vicino si può, un passo alla volta, ritornare nel mondo reale, verso una vita che vale ancora la pena di essere vissuta.

Carlotta Bertola

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