Maltempo: canicola e rock and roll
Alfred torna in Italia a parlare delle contraddizioni nascoste tra i campi di grano e i fichi d’india baciati dal sole
Ne Il deserto e dopo. Le Puglie, Ungaretti scriveva: "Qui ha regno il sole autentico. Il sole-belva [...]. Vorrei qui vederlo nel suo sfogo immenso, ondeggiare coll'alito tormentoso del favonio sopra il grano impazzito."
Bisogna tenere bene a mente questa immagine per calarsi al meglio nell’atmosfera di Maltempo, l’ultimo graphic novel di Alfred, pubblicato nel settembre 2024 da Bao Publishing.
Francese sulla carta ma di origini italiane (il nonno era originario di Chiavari), l’autore ha inizialmente trascorso nella nostra penisola parte della sua infanzia, per poi farvi ritorno da adulto con la sua famiglia. Non pare strano quindi che le sue opere siano ambientate sul suolo italiano: era già successo nella sua precedente opera da autore unico, Come prima.
La storia di Maltempo si colloca in un piccolo paesino del sud Italia dove, grazie alla costruzione di nuovi alberghi, si cerca di abbracciare il progresso. Progresso che, oltre a portare più lavoro ai suoi abitanti, causerà diverso scompiglio.
Il protagonista è Mimmo, un ragazzo scapestrato armato solo di una chitarra e della sua fidata Vespa; tanti sogni nel cassetto e la voglia di far sentire a tutti la sua musica. Una personalità gentile e premurosa con i più bisognosi ma impulsiva e insofferente alla prepotenza.
Quando scopre che a breve si terranno i casting per un noto talent show musicale, intuisce che è l’occasione perfetta per mostrare a tutti di cosa è capace, ad accompagnarlo in questa esperienza ci saranno i suoi amici e componenti della band: Gennaro, soprannominato Mortadella perché figlio del bottegaio, un ragazzo poco sveglio ma leale; Guido, con l’aria da strafottente in superficie, ma dedito a qualunque sacrificio per la sua famiglia e infine l’idealista Cesare, sempre perso a fissare il vuoto, cercando di scrutare un futuro che nessun altro riesce a intuire.
A condire il tutto c'è una serie di personaggi che osservano le vicende di Mimmo e la sua band con grande curiosità. Come il piccolo Lupo, insieme al suo compagno di giochi, entrambi pronti a intervenire e dare una mano quando c’è bisogno, nonostante la loro tenera età e i pochi mezzi a disposizione. C’è Alba, che tiene in riga Mimmo, riportandolo alla realtà quando esagera quando le spara troppo grosse. Infine, c’è il matto del villaggio, che assiste al tutto da lontano, suonando e cantando seminudo, senza preoccuparsi del giudizio degli altri.
Con l’avvicinarsi della data delle audizioni, Mimmo e i suoi amici si scontreranno con la dura realtà, trovandosi coinvolti in situazioni più grandi di loro che li costringeranno a prendere decisioni che decreteranno il loro futuro.
“I cani, laggiù… sembra che mi seguano ovunque, da qualche tempo… mi sfottono”
Il filo comune della vicenda è il sentimento contrastante dei ragazzi nei confronti di un luogo, fisico ma soprattutto mentale, che non permette l’esplorazione e la crescita. Ciò è dovuto in parte alla scarsità di opportunità dei piccoli centri e in parte alla generale rassegnazione degli adulti, che tende a influenzare anche i più giovani.
In Maltempo questo senso di voluta immobilità viene rappresentato tramite la metafora di cani feroci: sia di giorno che di notte, questi cani immaginari perseguitano Mimmo instillandogli il dubbio di non riuscire a realizzare i suoi sogni, a suon di “te l’avevo detto”, “chi ti credi di essere”, “ricorda da dove vieni”. Nonostante la volontà di ferro e la tenacia, purtroppo spesso la differenza tra il farcela o meno la determina proprio il contesto: situazioni familiari instabili, condizioni economiche sfavorevoli, che talvolta costringono ad accettare lavori a condizioni disumane e/o legate alla malavita.
L’inerte rassegnazione di alcuni convive con lo stimolo propositivo dei più volenterosi. Chi vorrebbe che tutto restasse così com'è, quasi godendo del fallimento altrui, genera timori e paure che si fissano nella testa facendo tentennare anche il più tenace. Di solito questa condizione genera due istinti contrapposti: tentare di cambiare le cose dall’interno, con l’aiuto dei pochi rimasti che sognano un futuro migliore per il loro paese, finendo per scontrandosi direttamente con la vecchia “guardia”; oppure andare via, senza sapere se si tornerà mai indietro. Non c’è un modo giusto o uno sbagliato, quando si tratta di prendere una decisione che influenzerà la propria vita per sempre. La risposta "giusta" sta solo al singolo individuo.
“A noi basterebbe poterci arrampicare sugli alberi, no?”
Il tratto di Alfred è limpido e pulito, usa lo stretto indispensabile per caratterizzare al meglio i personaggi e il contesto in cui vivono. La palette di colori caldi ed estivi ci trasporta immediatamente nelle estati passate nei piccoli borghi costruiti a picco sul mare, facendoci respirare la “canicola”, il caldo afoso tipico del sud. Le storie dei protagonisti si susseguono tra loro seguendo il flusso calmo della vita di paese, totalmente asincrono rispetto al ritmo frenetico e frettoloso che caratterizza le grandi città. Tra una sequenza di eventi e quella successiva ci sono intervalli di pagine di più ampio respiro, prive di qualsiasi forma di testo, che sembrano voler fermare la narrazione, facendo focalizzare l'attenzione del lettore sui panorami mozzafiato di quelle zone: il giallo del grano nei campi, la verde macchia mediterranea, le case arroccate sul fianco dei promontori che affacciano direttamente sul mare. Per queste scene Alfred si prende qualche libertà, contrapponendo la vegetazione autoctona e spontanea, inchiostrata con tratteggi morbidi e pennellate più sporche, alla rigidezza e freddezza dei cantieri e degli edifici più recenti, trattati con campi netti di luci e ombre.
Ancora una volta Alfred è riuscito a raccontare l'Italia senza cadere nello stereotipo, trattando le problematiche con delicatezza ma senza superficialità. Maltempo è un manifesto fedele e contemporaneo delle piccole realtà del nostro Paese, con la dicotomia e le contraddizioni che le caratterizzano: la coesistenza di vecchio e nuovo, immobile stasi e volontà di rinnovamento, luoghi tormentati eppure pieni di intramontabile bellezza.
Claudia Carrozzino