Baby Burger in B-Movieland: la rassegna cinematografica a fumetti di Zattera

L'omaggio illustrato di Stefano Zattera al mondo della celluloide

Il cinema è cambiato, certamente. O meglio, a cambiare è il mondo che lo circonda, non solo la realtà sociale e politica ma soprattutto la nascita di nuovi modi di intendere l’audiovisivo. Le serie tv hanno cambiato il cinema da sala, non solo nel linguaggio artistico, ma soprattutto in ottica produttiva. I film si sono progressivamente allungati, per proporzionare la loro offerta a serie televisive che portano a schermo episodi sempre più lunghi e di estrema qualità. Se questo sia un buon modo per lottare contro l’home video ce lo dirà il tempo (o forse già qualcosa, il tempo, comincia a dircelo).

Eppure c’è stato un tempo in cui tutto questo non era nemmeno immaginabile. Per tutto il Novecento i cinema sono stati gremiti da spettatori che non vedevano l’ora di andare a vedere un nuovo film. Molto più semplicemente esisteva questo servizio, chiamato cinema, in cui si poteva divenire spettatori delle ultime pubblicazioni in fatto cinematografico. Il pubblico era così affamato che i film da un’ora e mezzo, due, che venivano prodotti, non venivano ritenuti sufficienti per sfamare la brama cinematografica. La risposta del mercato di allora non fu di allungare i film, ma di dare in pasto agli spettatori il doppio delle pellicole.

Ecco allora che dopo il film di cartellone ne veniva trasmesso un altro, allo stesso prezzo del biglietto: il B-movie, un film tendenzialmente più breve e soprattutto con un budget ridotto. Il B-movie non è stato soltanto la palestra per tanti giovani autori e un ottimo modo per fare soldi da parte dell’Industry americana, ma anche e soprattutto la culla di quei film che hanno forgiato l’immaginario cinematografico successivo. Spesso, ma non sempre, i B-movie avevano a che fare col mondo dell’horror o della fantascienza: Blob - Fluido mortale, La notte dei morti viventi, ma anche Interceptor (l’inizio della famosa saga Mad Max), i B- movie sono storie che si basano su una buona idea e poco budget, e affidano la loro riuscita alla capacità dei loro autori. 

Baby Burger in B-Movieland di Stefano Zattera per In Your Face Comix è un viaggio nel mondo di questi grandi film, un omaggio illustrato da parte dell’autore al mondo della celluloide. Baby Burger è un personaggio di Zattera nato sulle varie “fanze” e riviste, protagonista di questo viaggio. In un mondo apparentemente devastato Baby Burger entra in un cinema, il B-Movieland. Arrivando indisturbato alla sala di proiezione, inizia a tagliare e incollare le pellicole di tutti i film a disposizione del cinema in un unico “Frankenstein” di celluloide, per poi proiettarle ed infine attraversare lo schermo per viverle. 

Eccolo attraversare le grandi storie del cinema, come a scorrere una meravigliosa galleria di grandi momenti, dagli anni Trenta agli anni Novanta. Baby Burger attraversa lo spazio e il tempo della pellicola, col suo sguardo dispettoso e il suo fare distruttivo, interferendo nelle grandi pellicole di Hitchcock e di Carpenter, di Wiene e di Arnold.

Zattera utilizza uno stile volutamente più scarico di particolari e vicino al fumetto anni Sessanta italiano in bianco e nero, con pennellate spesse e colorazioni volutamente piatte. Baby Burger è un personaggio dal design "sbagliato" e che sa di esserlo, volutamente sgradevole alla vista, non per la sua fisicità, ma per il fatto di essere composto da due cerchi sovrapposti, fastidioso a vedersi come fastidioso è nei confronti di tutto ciò che lo circonda, insolente e insieme adorabile.

I personaggi vedono arrivare nella loro storia un intrusivo Baby Burger, pronto a interferire con le loro trame. Sia King Kong che Godzilla tremano di fronte a lui, e niente possono i vari mostri classici del cinema. Il ragazzino insolente ce la farà a intrufolarsi un'altra volta in un mondo estraneo uscendone incolume? Ai lettori scoprirlo!

Baby Burger in B-Movieland è anzitutto una galleria di illustrazioni perfetta per chi è innamorato di un certo gusto di cinema, una specie di rassegna maleducata in cui si dissacra l’arte per mostrarle tutto l’amore del mondo, con quel modo che hanno i punk di accarezzare quello che amano.  

Alessio Fasano

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