Sex & Fury e le mille vite di Bonten Taro
“Ho vagabondato per anni con gli aghi nella mano destra e una chitarra nella sinistra”
Uscito un po’ a sorpresa per J-Pop Manga, Sex & Fury è il primo volume di Bonten Taro pubblicato in Italia.
Bonten Taro, all’anagrafe Ishii Kiyomi, è stato un prolifico autore di shojo, uno dei più importanti rappresentanti del gekiga, un musicista errabondo ed un innovatore nel campo dei tatuaggi.
Sex & Fury contiene tanto di quello che Bonten Taro ha visto e provato nel suo vagabondare da un’esperienza di vita ad un’altra. Le cinque storie che compongono la raccolta spaziano dall’hard boiled all’horror e vedono protagoniste ragazze sensuali in cerca di vendetta e crudeli yakuza senza scrupoli.
I personaggi sfoggiano complicati tatuaggi tradizionali, a mostrare l’amore che l’autore nutriva per questa forma d’arte ed il costante impegno a promuoverne la diffusione.
Il primo racconto, che dà anche il nome alla raccolta, è Ocho Inoshika: Sex & Fury.
Pubblicato nel 1968, ricevette un omonimo adattamento cinematografico (tradotto in occidente come Sex and Japan) in stile pinku eiga (attribuibile al genere pinky violence) nel 1973, ad opera del famoso regista di genere Norifumi Suzuki e con protagonista l’altrettanto iconica Reiko Ike.
Sex & Fury è una classica storia di vendetta, dove la protagonista combatte contro un clan della yakuza colpevole di aver ucciso la sua compagna.
I disegni si concentrano spesso sui primi piani della protagonista e sui suoi occhi glaciali che trasmettono la calma determinazione ad eliminare ogni singolo membro della banda mafiosa. L’autore mostra inoltre di voler rappresentare la violenza in maniera diretta e brutale: le espressioni di chi viene ferito a morte trasmettono orrore ed incredulità, senza lasciare spazio a romanticismi che possano edulcorare i risvolti più tragici.
Lasciata la bella Ocho e la sua violenta vendetta in stile Kill Bill, ci troviamo di fronte ad un racconto che ha poco da offrire in termini di trama ma che rappresenta un ottimo pretesto per Bonten Taro per mostrare la sua capacità artistica nel campo dei tatuaggi. Ruri la tatuatrice (questo il titolo del secondo racconto) è infatti un vero inno al mondo del tatuaggio.
Raccontato con un’atmosfera soft erotica (pelli in fiamme è il sottotitolo), Ruri la tatuatrice è un esercizio di tecnica da parte dell’autore per mostrarci quanto possa essere bello un corpo femminile adornato con il tatuaggio tradizionale (all’epoca prerogativa del genere maschile ascritto alla malavita).
In bilico tra follia e ragione è la terza storia dell’antologia ed illustra la morte dello scrittore Yukio Mishima che avvenne tramite seppuku (il suicidio rituale praticato dai samurai) in diretta TV il 25 Novembre 1970.
Personaggio estremamente controverso, Mishima occupò una base militare di Tokyo con alcuni membri della sua compagnia paramilitare ed al termine di un discorso alla nazione inneggiante all’imperatore ed ai valori tradizionali del Giappone, messi in ombra da quella che definiva un’occidentalizzazione forzata, si uccise per dare maggior valore alle sue parole.
Bonten Taro chiude la vicenda invitando il lettore a chiedersi se il gesto di Mishima fosse da considerare folle o se fosse il Giappone stesso ad esserlo divenuto.
Gli ultimi due racconti, Le larve e La voce del cadavere sono storie horror che accostano elementi erotici e sadomasochistici a maledizioni ed individui ripugnanti.
Entrambe le storie fanno perno sul contrasto che si viene a creare tra la bellezza delle protagoniste femminili e le raccapriccianti vicende che le vedono coinvolte.
Le larve, ça va sans dire, punta sull’orrore più esplicito, mostrando tavole di body horror dove i malcapitati subiscono la progressiva decomposizione del corpo a seguito di un episodio di cannibalismo. È interessante vedere come la degenerazione dei tessuti vada di pari passo col rimorso dei protagonisti per quanto fatto. Consigliato a chi ama il graphic horror in stile Hideshi Hino.
La voce del cadavere invece ricorre a meccaniche psicologiche più sofisticate. La violenza è fortemente correlata all’erotismo, come nella più classica tradizione ero-guro, ed il rapporto tra i vari personaggi è complicato e subalterno alle egoistiche necessità di chi detiene il comando. Non esiste quindi felicità per nessuno, poiché anche chi è carnefice, è al contempo vittima delle proprie pulsioni e dei propri istinti.
Il volume si conclude con un’ampia sezione di contenuti extra che va ad approfondire la straordinaria vita di Bonten Taro attraverso le parole dello stesso autore e tramite le accurate analisi di esperti che ne hanno studiato la carriera e le varie metamorfosi.
Un volume che speriamo possa essere il primo di molti per aiutarci a scoprire un uomo che, con la sua curiosità e la sua voglia di imparare, ha saputo condensare mille vite in una.
Simon Savelli