Dear Freak: tra musica e fumetto ~ intervista a Percy Bertolini e Nancy Tungsten

Torna Percy Bertolini insieme a Nancy Tungsten per raccontarci Dear Freak, una canzone fatta di musica, parole e immagini


Italo Calvino diceva che la poesia è l'arte di far entrare il mare in un bicchiere. Percy Bertolini e Nancy Tungsten hanno preso l'ineffabile, malinconica e incompresa bellezza dei freak, di chi sta ai margini del nostro mondo, e l'hanno fatta entrare in una palla di vetro, insieme alla loro arte, alla loro poesia, alle stelle storte e alla neve finta.
Dear Freak è una canzone di rara bellezza e profondità, una canzone fatta tanto di parole e musica quando di immagini e storie, e nasce dall'incontro di questə due straordinarə artistə con cui ho avuto il piacere di chiacchierare per farvela scoprire. Buona lettura e buon ascolto!


Ciao Percy, ciao Nancy, benvenutə sul blog de Gli Audaci e grazie mille per aver accettato il nostro invito!

Nancy
: Ciao! Grazie a te 🙂

Percy: Ciao Claudia, grazie a te.

Percy è già stato qui di recente, ci ha concesso una bellissima intervista qualche settimana fa. Nancy, tu che sei una nuova ospite, vorresti presentarti? Anche perché tu sei qui in veste di musicista e cantante, cosa che non capita spesso su queste pagine!

Nancy: Infatti, sono un’intrusa si può dire! Allora mi presento, il mio nome “d’arte” è Nancy Tungsten, quello per cui sono qui stasera; sono una singer-songwriter, mi definisco un’impastatrice di suoni.

Nancy Tungsten

Beh, io non sono una grande intenditrice di musica ma posso dire con certezza che hai impastato una canzone meravigliosa! Io la ascolto a palla da settimane… La canzone è Dear Freak e ha un testo, delle musiche e delle atmosfere molto belle, malinconiche e particolari. Ci puoi raccontare di cosa parla per chi non l'ha ancora ascoltata?

Nancy: Beh dire “quello di cui parla” è sempre un po’ difficile… Posso dire che l’ho scritta quando ho conosciuto Percy, che contiene delle immagini che abbiamo condiviso in quel periodo. A un concerto recentemente l’ho definita “una poesia dei perdenti, degli outsider”, e forse questa è la presentazione breve che più preferisco adesso.


Il video di Percy, infatti, "racconta" una scena in particolare tra quelle che tratteggi nella tua canzone… Mi piacerebbe chiedervi come è nata la vostra collaborazione per questo brano e anche perché avete scelto proprio quella scena - quella del globo di neve - per il video.

Percy
: Io direi che questa canzone non è nata come un progetto, io e Nancy non ci siamo incontrati per fare una canzone. Ma è nata proprio nella connessione vera tra due freak perdenti, che poi è quello che racconta. Per vostra sfortuna questi due freak erano l’una musicista e songwriter, e l’altro disegnatore. Io mi ricordo perfettamente quando ho conosciuto Nancy, e quei momenti compaiono tra le righe del testo. Eravamo al funerale di Luki Massa, una famosa attivista lesbica. a Bologna, nel giardino del entro delle donne (Luki era sbattezzata) c’erano centinaia di attiviste sedute sul prato, alcune leggevano poesie. Io avevo messo una giacca bianca che era l’unica cosa elegante che avevo. E Nancy stava seduta vicino a me. Mi pare di averle chiesto una sigaretta e tempo dieci minuti le raccontavo le mie paure come se non fosse un’estranea.

Nancy: Si, avevi una giacca bianca con delle spallette particolari. E da lì è cominciata una relazione che dura da tanti anni; possiamo dire “profonda”? Suona stupido, però forse è così, non trovo una parola migliore adesso. Penso che io e Percy facciamo parte di una stessa comunità, ma a volte, non ci basta e a volte non ci piace… Parlo per me.

Percy: I funerali sono una cosa ricorrente nelle nostre vite. È strano forse che di fronte alla morte ci si unisca in modo più veloce, senza badare a formalità (io non bado mai alla formalità comunque). All’epoca mi interrogavo molto sull’amicizia, e non ho mai smesso. Mi ricordo di aver detto a Nancy di avere molti amici, ma forse erano tutti un po' sconosciuti. Ho sempre sentito come una forma di distanza tra le persone, come se non volessero davvero sostenere l’intimità. A me non piacciono molto le small talk e le compagnie superficiali. Alla compagnia superficiale preferisco la solitudine. Però mi piace connettermi in modo profondo.


Io credo invece che sia una fortuna per moltə che siate riusciti a realizzare questa canzone perché Dear Freak racconta, appunto come dite voi, tutte quelle persone che stanno ai margini, che intravedi solo con la coda dell'occhio ma che nessuno guarda mai davvero, quelle che non fanno parte della società "normale". Quelle persone per cui di solito non si scrivono canzoni. Come dite, non è facile fare di tutte queste persone una comunità e non è facile abitarla a volte, però - ma questo è solo quello che ho sentito io ascoltando la canzone e guardando il video - forse tra "freaks" è più facile riconoscersi e creare connessioni e legami che diventano anche profondi in poco tempo?

Nancy: Fra le similitudini sulle quali ho risuonato c’era quel essere “disegnato male”: non essere come ci si aspetta, o non fare le cose come ci si aspetta, non seguire le regole o le categorie, né della cultura dominante, né della contro-cultura. Le stelle dalle punte disegnate male, sbagliate.

Percy: Credo di sì, o meglio, per me è così. Siamo un po' dei sopravvissuti, degli scappati di casa, dei soli, dei rottami. Io all’epoca non avevo niente e neanche adesso. Quando stai messo così non basi "ai tempi" dell'etichetta, che ti impongono di conoscere le persone per gradi di formalità. Ne hai bisogno subito e anche desiderio. È una questione di sopravvivenza tra marginalizzati. Chissenefrega degli aperitivi e quelle cose là. Poi però è difficile mantenere questi legami negli anni. Molte persone cercano un posto al sole, fanno tutta la trafila dei traguardi sociali: laurea, lavoro, matrimonio, figli ecc, e si dimenticano di chi resta fuori da questo binario. Io e Nancy ci siamo tenuti tutti questi anni in una forma di cura e corresponsabilità.

Nancy: Sì, hai ragione, fra “freaks” ci si capisce meglio forse, ma è vero che Percy può andare in profondità così, anche con chi non ti aspetteresti, non ha pregiudizi (oltre ai suoi amici immaginari Casper, cane anomalo, etc…)

Percy: Mi ricordo di una sera che ero in una stanza in affitto e avevo un letto di pallet e le lucine appese sul muro. Di giorno toglievo il letto e stendevo sul pavimento questi enormi fogli di carta, di due metri per tre. Su cui dipingevo dei bambini giganti a sfondo di oro. Non avevo soldi per fare la spesa ma compravo questa vernice di oro dal carrozziere e stelle dalla punta sbagliata. Poi la sera ritiravo giù il letto. Dovevo fare una mostra… mi ricordo che condividevo questi istanti con Nancy (ero già sotto sfratto) e anche le stelle sono finite nella canzone. Da lì a poche settimane ho dovuto abbandonare quella stanza. Come tante, una trafila infinita di stanze abbandonate, di traslochi in autobus.

Ecco, il letto di pallet con il dipinto - Percy

"stelle dalle punte sbagliate" , work in progress di Percy Bertolini, smalto oro e china su carta, 2x2,50 metri, 2016 (sì, tenevo fermi i fogli con i pesi) - Percy

Nel video si vede Buio e un altro personaggio sdraiati insieme a guardare il cielo. Non parlano ma si capisce che tra loro c'è una forte connessione che non devi codificare tramite parole per forza. Un poco per volta, si scopre che si trovano all'interno di un globo di vetro, di quelli che capovolgi e crei una sorta di tempesta di neve. è un'immagine bellissima e un po' malinconica che rende un po' l'idea di guscio, di protezione, e un po' quella di essere fuori dalla realtà, in uno spazio/tempo liminale, fuori da quella trafila di successi e doveri che diceva Percy… ma, appunto, sono tante le scene raccontate nella canzone. Perché avete scelto proprio quella per il video?

Nancy
: Beh, eravamo in dubbio in verità, c’era anche la possibilità di fare il cielo stellato mal disegnato effettivamente, i due personaggi rimanevano distese sul prato a guardarlo… giusto, Percy?

Percy: Giusto. Non è facile spiegare come emergano queste immagini, è un processo di stratificazione. A volte si può pensare a un’immagine, anche per anni, questa nella testa si modifica. È una specie di rincorsa dove non si vince mai. Poi però solo facendo viene fuori. È misterioso il collegamento tra la testa e la mano, e secondo me è bello che rimanga un mistero, anche per noi. Qualcosa che le AI non ci possono rubare. Un’imperfezione misteriosa improgrammabile.

Nancy: Però l’idea della sfera di neve è quella che ha vinto naturalmente, anche perché in un’altra canzone dell’EP che esce a ottobre, c’è un’altra canzone che contiene un’altra immagine di quel periodo in cui ci siamo conosciut*, ed è invece l’immagine della sfera di vetro in cui una singola persona è rinchiusa, senza la possibilità di entrare in contatto fisico col mondo, con l’altro. Un’altra immagine ricorrente nelle opere di Percy.

Percy: Poi sui successi, mi ricordo che non fu una mostra "di successo". Era una mostra in un vecchio hangar nel modenese. Mi ricordo che ho portato quei dipinti giganti arrotolati sulle spalle lungo la statale. Raccontavano i tre doni, delle tre fate madrine alla nuova nascitura (come in La bella addormentata) ma non erano il canto, la bellezza e la gioia. Erano colpa, debito e depressione. Però su fondo oro. Giganti. In tutto saranno stati sei metri di dipinti. Si intitolava "il dono". Ricordo che ci fu una tempesta il giorno dell'inaugurazione, e pochi ospiti. Le persone pensano all’artista come un privilegiato. Io stavo lì, ma nel mentre non avevo una casa. Però condividevo ogni sventura con Nancy.

Nancy: Sì, qui nella sfera stanno in due, no da soli 🙂 a chi mi dice perché rimangono seppelliti dalla neve, dico, ma sono insieme! e poi la neve si rialza e loro rinascono ogni volta…

Percy: E poi che male c’è ad essere seppelliti. Non ci siamo forse incontrati durante una sepoltura? Le persone che negano la morte sono un po' disconnesse secondo me.

Nancy: Beh, non si può dire che non sia una cosa triste la morte… però sì, lavorare sul senso della ciclicità aiuta a pensarsi meno importanti e più parte di una cosa molto più grande.

Tre artisti privilegiati prima della grande mostra "il Dono" curata da Bruno  Benuzzi, Modena, 2016 - Percy

C'è qualcosa di evocativo nei disegni, come dici tu Percy, che va oltre la possibilità di spiegarla razionalmente, ma c'è la stessa cosa nella musica, riesce a evocare un'atmosfera dolceamara sia nel tono della voce che nei suoni. Nancy ci sono dellə musicistə a cui ti sei ispirata?

Nancy
: Per questa canzone in particolare? No, è uscita così… Però forse all’epoca amavo molto il song-writing più verboso di Angel Olsen, insieme alle sonorità di Holly Golitghly.

[qui l'intervistatrice glissa con molta vergogna sulla propria ignoranza musicale]

Non credo sia solo per la questione della morte/sepoltura, mi sembra che Dear Freak riesca ad addolcire ogni cosa che ci ha fatto mai stare male nella vita. Non so se era questo il tuo intento, ma riesce molto bene... Percy, com'è stato mettere il tuo Buio dentro una palla di vetro con la neve e soprattutto dentro una canzone?

Nancy: Beh sicuramente avevo un grosso peso di tristezza quando l’ho scritta, ed era come un’azione lenitiva per me scrivere e cantare questa canzone... con una punta di speranza.

Percy: Di recente ho visto un corto, documentario, su una trans sessantenne attivista, Valery. Lei racconta una vita di fughe, di eroina, di sexwork, di morti di Aids, di povertà. E di canzoni. Eppure riesce a fare tutto con una dolcezza, una leggerezza, una forza così delicata. Parla della sua vita dicendo che è stata fortunata. È grata. Mi ha fatto stare troppo bene. Ecco questa cosa di trovare la bellezza NONOSTANTE il dolore credo accomuni molti marginalizzati. Io spero di non essere mai portatore di positività tossica, performativa. Quella felicità fasulla mi fa soffrire, mi fa sentire invisibile, non racconta la mia storia. Ma di poter raccontare anche la malinconia e le difficoltà, trasformandole in bellezza, o mettendo in luce ciò che di bello si nasconde (ambizioso eh) tipo la resistenza, la cura, la poesia, le speranze, il calore. Senza fare pornografia del dolore. E Nancy lo stesso. Mi ricordo di una sua maglietta "sad music make me happy". Per me mettere Buio in QUESTA canzone è stato molto bello. Buio non è un personaggio piatto creato ad hoc per un’occasione, ma ha una storia. E la canzone pure. Magari chi la ascolta non lo "sa". Ma spero lo possa "sentire".


Esattamente, e si sente molto il legame tra la storia di Buio e il testo di Dear Freak! Avete in mente di realizzare altre canzoni/video insieme?

Nancy
: Beh Percy, ti è piaciuto fare questo? Sto lavorando su dei pezzi nuovi ahah!

Percy: Ahah! Sì! Daje. Quando sono pronti vieni a Berlino e facciamo i disegni! E sbrigatiiii!

Prima di salutarvi, volevo chiederti, Nancy, se puoi darci qualche anticipazione sull'album che uscirà a ottobre...

Nancy
: Si! È un EP di 4 brani, si chiama Tender ed uscirà il 29 ottobre con la Goodfellas. A settembre uscirà l’altro singolo Reste ici che fra l’altro è inserito nella sua versione primitiva nella “colonna sonora” che avevo fatto per la mostra di Da sola di Percy, come se uscisse da una radio sulla strada.

Percy: Eravamo già conness* nel fumetto Da sola. Magari sarà l’occasione per riesporre quella mostra-percorso con sound di Nancy. Nel 2021 in occasione del BilBolBul Festival di Bologna, e per l’anteprima del mio esordio “da Sola” Diabolo edizioni, abbiamo creato questa mostra-percorso musicato, all'interno della galleria maison22. La galleria aveva questa forma a ferro di cavallo con due entrate/ uscite. Si prestava perfettamente all’istallazione dei dipinti originali (circa 250) che raccontano una fuga, una danza, un’esplosione. Alle visitatrici della mostra veniva dato un link per la traccia audio creata da Nancy da ascoltare con le proprie cuffiette (avevamo detto di portarle da casa) durante il percorso.
Nancy è sound designer ed stata capace di creare suoni, ambienti, rumori, utilizzando tecniche che non posso svelare. In questa traccia ci sono rumori di tazzine, di passi, parole di un ballerino morto in un manicomio, ma anche una musica che sembra provenire da dietro un vetro. È proprio “rest ici”.
Chi faceva il percorso si ritrovava così ad essere come la protagonista del libro (e dei dipinti) che cammina da sola con le cuffiette alle orecchie, ascoltando una musica che solo lei può sentire. Al tempo stesso, si ritrovava a guardare / sentire / ascoltare/ camminare.
All'uscita della mostra molte studentesse dell'Accademia mi hanno chiesto il permesso di poter fare in altro giro, emozionante. È stato molto bello!

inaugurazione "Da Sola" BilBolBul Festival 2021 - Percy

Non vedo l'ora di sentire le nuove canzoni e di cercare dentro qualche pezzetto di Buio! Grazie mille per la vostra disponibilità e soprattutto grazie, a nome di tuttə lə freaks, per questa canzone meravigliosa e per il video Siete riuscitə a creare un'opera eccezionale che sottolinea come i fumetti non sono mai solo fumetti, sono un modo incredibilmente potente e versatile di raccontare. Speriamo di rivedervi qui presto a parlare ancora dei vostri lavori! Imboccallupo per tutto!

Percy: E noi di mostrarti i nostri mostri! A te che li capisci al volo :) Viva il lupo! Grazie di questo spazio per i mostri, ci vediamo presto!

Nancy: Grazie a te Claudia, per me è importante che le canzoni risuonino da qualche parte viva la lupa!


(ringrazio Percy per le foto - e le didascalie! - e per i frame del video, e Nancy, per avermi permesso di riportare qui il testo di Dear Freak )

Dear freak,
misterious fraction of my heart
Little boy with no tears
I've known you for a minute
And you're telling me your fears

Strangers, we unreel our lives
Down to the bitter frame
But are all your friend strangers
Or all all your strangers friends?

Are you holding
Are you just holding on
And are you keeping me?

Let's mitigate melancholy
With your ice and cold
Then we'll trap it all in a glass bowl
Turn it upside down
And make
The fall
Snow

Are you holding
Are you just holding on
And are you keeping me?

Dear freak,
Misterious fraction of my heart
Little miss sunshine who will not sleep
Drawing hands would draw a moonlite sky
With hermaphrodite stars
And their badly shaped leaves
How we love
Hermaphrodite stars
And their badly shaped leaves

Are you holding
Are you just holding on
And are you keeping me?

Intervista a cura di Claudia Maltese (aka clacca)

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