Letture Seriali: The Cull di Thompson e De Iulis
Capita spesso, se non sempre, all'interno di questa rubrica e delle opere che prendo in esame, di ravvisare questa o quella influenza cinematografica o seriale, o di immaginare, una volta conclusa la lettura, quale potrebbe essere il medium migliore per traghettare quella storia verso una trasposizione efficace.
E poi ci sono storie come The Cull, la miniserie in cinque parti creata da Kelly Thompson e dal nostro Mattia De Iulis per Image Comics, presentata qui da noi in volume unico dal team di Edizioni BD (e curata da Simone Di Meo), che sembrano fatte apposta perché Hollywood le veda, perché il grande (o piccolo) schermo le faccia proprie e anzi, mi stupisce non sia già così.
Perché quella di The Cull è un'avventura, veloce ma piena di carattere e spettacolo, ben scritta da un'autrice che nel tratteggiare protagonisti adolescenti ha molta esperienza (Hawkeye, West Coast Avengers, The Girl Who Would Be King, Power Rangers: Pink, solo per citarne alcuni), e disegnata in maniera eccellente da De Iulis, che proprio insieme alla Thompson ci ha già regalato un ottimo ciclo di Jessica Jones per la Casa delle Idee, e che qui dimostra di voler raggiungere una sua maturità artistica più alta, a conferma di un altro talento puro che l'Italia dona al mondo del fumetto (mainstream e non solo) americano.
Ma bando alle prolisse introduzioni e andiamo a vedere un poco di sinossi. Black Water Beach, località amena sul mare, così chiamata probabilmente per la lunga ombra che un enorme complesso roccioso staglia sull'acqua: un luogo destinato a diventare un incubo in piena regola, ma non precipitiamo, perché la nostra storia iniza veramente solo dodici ore prima, quando un gruppo di cinque amici si riunisce alle prime luci dell'alba, allo scopo di girare un film, un piccolo progetto che intendono portare a termine, anche se una di loro ha ben altri piani in mente, come scopriremo.
E già nel modo in cui gli autori li presentano ai lettori, possiamo ravvisare la volontà di non dare nulla per scontato, di costringere l'occhio a prestare attenzione ai dettagli, a particolari che vengono, con precise inquadrature e risalto grafico, messi in primo piano, qualcosa che è bene notare adesso, perché solo più avanti ci sarà modo di collegare tutti i puntini.
Abbiamo Cleo, sguardo torvo mentre si prepara a raggiungere gli altri e si muove senza fare troppo rumore, specialmente per non svegliare sua madre, che dorme appoggiata ad un tavolo pieno di volantini con su l'avviso di "Missing" per un ragazzino scomparso. Solo più avanti nella lettura, appunto, capiremo che si tratta di Jake, suo fratello.
E a proposito di fratelli e sorelle, ecco Wade e Will, con lei riconosciuta "mente del gruppo" e lui un bel ragazzone che non vi stupirebbe scoprire campione della squadra di football della scuola o simili, ma naturalmente è solo una prima superficiale impressione.
Rimanendo in campo "figure apparentemente stereotipate", ecco poi Lux, bellezza da pin-up che prima di uscire getta un occhio allo specchio, per controllare il trucco e nascondere dietro un sorriso problemi che nessuna maschera può far veramente sparire.
Chiude Kaite, con un padre iperprotettivo e le proprie personali beghe.
Come tutti, come chiunque di noi, dietro un personaggio si nasconde un intero mondo, un mondo che entra in orbita con quello degli altri e, come The Cull finirà per svelarci, questa cosa andrà inesorabilmente oltre la semplice metafora d'occasione.
I Nostri, infatti, si troveranno davanti qualcosa di completamente inatteso, almeno da quattro di loro: Cleo infatti, con la scusa del film, porta i suoi amici in una grotta da cui emerge uno strano bagliore, ed insieme a loro scopre quello che è l'ingresso in un altro luogo, pieno di meraviglia e con le proprie regole, un inframondo che la ragazza intende esplorare, perché forse è lì che Jake è finito, e lei spera di ritrovarlo...
Oltre non mi è concesso andare, e non lo farei neanche se costretto, perché il bello di The Cull sta proprio nelle sue sorprese, nei suoi momenti di tensione e altresì in quelli votati alla risoluzione, dove la penna della Thompson e la matita di De Iulis lavorano in concerto per creare stupore nel lettore e al contempo portarli a tifare per i protagonisti.
Cleo, Wade, Will, Kaite e Lux sono infatti pienamente tridimensionali, rispondono a quello che ci si aspetta da personaggi della loro età, caratterizzati per bucare lo schermo e rendersi subito riconoscibili, senza possibilità di errore, lasciando poi che la trama sfrutti la cosa a proprio vantaggio. Tutto torna, tutto assume via via senso e logica, mentre il disegno ci mette tutto il budget che, come amo sempre dire, la matita ti consente.
I volti sono delineati con precisione cristallina: ad ognuno di loro, ad ogni personaggio De Iulis dedica la stessa attenzione che la Thompson ha riversato nel creare le loro "Bibbie". Non mi stupirebbe infatti scoprire che, sui propri laptop, i due autori hanno cartelle dedicate ad ognuno di loro.
Sin dalle sue prime prove, l'artista ha mostrato una fiera predilezione per uno stile realistico, pieno, dettagliato, attento ad ogni singola inquadratura e alla fotografia, al punto che le sue tavole sembrano storyboard pronti per essere tradotti da una telecamera.
La storia stessa, in più momenti, usa proprio questo mezzo per definire una diversa prospettiva o rendere, ad un certo punto, ancora più spaventoso l'evento del titolo (c'è infatti un motivo del perché The Cull).
Ma c'è anche un altro elemento che De Iulis sa sfruttare, con cui costruisce spazialità ed incanto, ed è il colore. Si occupa sempre lui della tavolozza, e non c'è ombra che sfugga, riflesso che non sia lì per il preciso scopo di evidenziare: persino i capelli sembrano vivi, mossi da un vento invisibile (sfido chiunque a non incantarsi all'acconciatura di Wade), e la luce assume importanza fondamentale per creare una determinata atmosfera, quella di un mondo altro dal nostro.
In bicromia, per quanto io ami il B/N, molto del fascino visivo di questa avventura perderebbe la sua naturale attrattiva, conservando intatta solo quella narrativa, ma un fumetto vive anche di immagini sequenziali, altrimenti sarebbe solo prosa illustrata.
Perché, nel momento in cui Fantascienza e Fantastico si incontrano, è lì che The Cull gioca la sua partita più importante, quella in cui delinea graficamente tutte le sue influenze, le stesse della sceneggiatura, quelle che, mentre sto scrivendo, mi sto spaccando la testa per riuscire a dire, ma senza svelare nulla.
Quante volte ci è capitato di leggere di ragazzi che entrano a gamba tesa in una situazione straordinaria, e ne escono cambiati, di giovani che, già costretti ad affrontare i marosi della vita e con l'infanzia ormai completamente alle spalle, si trovano di fronte a grandi responsabilità, quelle stesse che derivano da... insomma, avete capito.
Thompson e De Iulis prendono quello che ormai è un archetipo narrativo con tutti i crismi, e lo tingono di varie nature (pun assolutamente intended), dal thriller al fantastico, dal mistero allo spettacolo, stressando ogni singolo elemento sino a spezzarlo, per poi rimetterlo assieme usando un forte collante creativo.
Sanno quando camminare e quando correre, sanno quando far concentrare il lettore e quando invece sviarlo non facendogli prendere fiato, per far sì che quando il colpo di scena arriva, possa fare male, ma solo per non averlo sentito arrivare.
Perché, appunto, i personaggi sono tridimensionali, hanno forza e sentimento, hanno i loro pregi e i loro difetti, sanno avere bellezza non solo perché la matita li disegna così, ma anche perché, nei dialoghi e nelle parole che la penna mette loro in bocca, c'è sostanza, quella stessa che dona poi a The Cull un valore anche riflessivo, una sua metafora importante (ogni storia, ogni buona storia, lascia qualcosa, magari latente, ma la deve lasciare).
Come detto, se Hollywood (inteso sia come cinema che come piattaforma, in quest'era dello streaming sempre onnivoro di buone idee) si lascia sfuggire questa storia, lo fa con la piena consapevolezza colpevole di chi lascia andare un'occasione per un blockbuster.
Di sicuro, lo sanno bene gli autori, perché Thompson e De Iulis non perdono l'occasione, consci delle potenzialità del fumetto indipendente, quello che ti permette di essere libero, di divertirti nel creare e sapendo che quel divertimento si riverserà poi sul lettore.
Questo è infatti uno di quei titoli che, al pari di un film, si deve leggere tutto d'un fiato, anche perché, inevitabilmente, non riesci a staccarti sino all'ultima pagina, quella dove, altrimenti parlando, ci sarebbero subito dopo i titoli di coda, e mentre scorrono ecco che molti andrebbero a lanciare o meno i loro "pomodori marci" sui social.
E sui siti specializzati, espertissimi ormai nell'arte sottile del clickbaiting, apparirebbe subito un articolo, inutile quanto spoileroso, «The Cull avrà un sequel?».
Ma questa è l'unica domanda a cui solo gli autori possono rispondere, e la prima che vorrete porgli una volta posato il volume!