Land of the dead – Lezioni dall’aldilà sulla narrazione e la vita

Raccontare per sopravvivere. La tesi del libro firmato da Brian McDonald e Toby Cypress

Dopo i tre saggi di Scott McCloud, Capire, Fare e Reinventare Il Fumetto, Brian McDonald arriva in fumetteria con un testo che in futuro si porrà come pietra miliare della saggistica a fumetti. Se McCloud si concentrava su questi ultimi, McDonald la prende più larga, partendo dall’epopea di Gilgameš per arrivare alle storie di vita vissuta delle persone a lui vicine.

Perché l’essere umano racconta storie? Ma soprattutto, perché sembrano contenere tutte degli elementi ricorrenti? L’autore, regista e sceneggiatore prova a rispondere a queste domande. La risposta alla prima, che in realtà arriva subito, è molto più semplice di quanto si potrebbe immaginare. L’uomo racconta per sopravvivere, poiché sopravvivere, in fondo, è l’unico vero istinto primordiale insito in ognuno di noi. Che si tratti di fuggire da un animale pericoloso o da una relazione tossica non cambia niente. Da qui la presenza del conflitto all’interno di ciò che raccontiamo: per salvarci dobbiamo affrontare qualcosa, e tanto più le difficoltà sono insormontabili, tanto più grande è la ricompensa. Quest’ultima, allo stesso modo, può essere tanto un oggetto fisico quanto una lezione, un insegnamento. 

Le storie, in tal senso, sono fonte di saggezza. Una saggezza che proviene da un luogo ben specifico: la terra dei morti. Il nome del fumetto è, volutamente, esplicativo. Nomen omen, prendendo in prestito una locuzione latina. Tutte le grandi storie prevedono la catabasi, la “discesa all’inferno”. Solo attraverso questo viaggio un essere umano può affrontare la crescita, il cambiamento, riuscendo a emergere come persona nuova.

Brian McDonald ci illustra come gli elementi della terra dei morti siano presenti in ogni grande storia, e lo fa, come anticipato, partendo dal primo racconto epico mai scritto fino ad arrivare al cinema contemporaneo. Lo fa anche raccontando storie di vita vissuta, mostrando alla perfezione quanto ciò che raccontiamo non sia altro che uno specchio delle nostre vite. Ad aiutarlo in questa missione c'è Toby Cypress, che col suo tratto leggermente sporco e un uso quanto mai oculato dei colori a supporto del bianco e nero, ci guida tenendoci per mano, dando perfettamente forma a tutto quello che ci viene raccontato dall’autore.

Un fumetto splendido in cui, in modo decisamente folcloristico, è un corvo a fungere da guida, attraverso una continua rottura della “quarta parete”. Splendido per i lettori, indispensabile per gli scrittori.

Andrea Martinelli



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