Ballata per Sophie - Sinfonia d'autenticità
Ricercare l’originalità a tutti i costi, a oggi, in ciò che si legge (o si guarda) è uno sforzo vano e futile. Inutile bollare a priori determinate storie solamente poiché danno il sentore del "già visto". Diamo invece una chance a quello che leggiamo o che guardiamo, senza peccare di superbia, il più delle volte potremmo rimanere sorpresi. Ballata per Sophie di Filipe Melo e Juan Cavia, è proprio uno di questi casi.
Julien Dubois, rinomato musicista francese, si è ormai ritirato a vita privata. Non è famoso per avere un buon rapporto con la stampa. Nonostante ciò la giovane Adeline, stagista del giornale Le Monde, non demorde, riuscendo a ottenere la sua intervista. Da qui parte il fumetto, con Julien che poco a poco sembra aprirsi, svelando ad Adeline (come a noi lettori) l’incredibile storia della sua vita, tra un’infanzia travagliata, manager spietati, invidie e successi, soddisfazioni e alienazioni, nazisti, suore caritatevoli e animali salvifici.
La storia segue un classico canovaccio in tre atti, con due personaggi apparentemente lontani che però già sappiamo essere destinati a intrecciare un legame. Per un lettore smaliziato è una cosa fin troppo ovvia, eppure durante la lettura quasi ce ne dimentichiamo, rimanendo sorpresi (e un po' commossi) dal climax conclusivo. Il motivo? La sincerità e la schiettezza, nonché l'eleganza, della messa in scena.
A una narrazione lineare si accompagna una gabbia regolare, che comunque non si nega di piegarsi, in poche ma dovute circostante, all’estro creativo. Una scelta schematica ma intelligente che ha un preciso intento: quello di mettere l'attenzione del lettore a fuoco sui personaggi, o meglio sul protagonista. Julien Dubois è al centro di tutto: durante l’intervista il vecchio musicista si lascia andare piano piano, raccontando di fatto tutto l'arco della sua vita senza risparmiarsi. Ciò che emerge è un personaggio umano come raramente ne incontrerete in un fumetto.
I ricordi si mescolano a fantasie e a imprecisioni, tutte filtrate attraverso lo sguardo, un po' amareggiato e rassegnato, di un uomo anziano arrivato al capolinea della propria esistenza. Quando è tempo di bilanci, dopo tutto, siamo sempre pronti a guardare il bicchiere mezzo vuoto. Così fa Dubois una volta entrato in confidenza con Adeline, con quest'ultima a fargli quasi da faro nella nebbia dei suoi ricordi, a mostrargli la luce dove lui vede invece solo ombre. Julien ha vissuto mille vite in una sola, tutte unite da un unico obiettivo: colmare quel vuoto interiore che solo la musica potrebbe riempire.
Ballata per Sophie si rivela essere un compendio sull’esistenza umana: una storia di talento, di rivalità e di invidie, di un successo bramato quanto odiato, di insoddisfazioni e rimpianti, tanto a livello artistico quanto nell’area privata. Julien Dubois ci mostra alla perfezione come spesso il peggior nemico di noi stessi siamo proprio noi stessi.
Un racconto di un’esistenza al tramonto perfettamente accompagnato dai colori di Juan Cavia. Se infatti fino ad ora abbiamo parlato dell’incredibile lavoro svolto da Filipe Melo in qualità di narratore, la controparte non è da meno. All’interno di una impaginazione misurata ma sempre studiata troviamo tavole estremamente dettagliate, tanto nelle ambientazioni così come nei volti. Un realismo con una punta di cartoon che a volte prende il sopravvento come nel rappresentare il suo spietato manager nelle vesti di caprone umanoide.
Quello che però rende Ballata per Sophie un fumetto strepitoso sono i colori. La scelta di richiamare il pastello si rivela la migliore possibile. Juan Cavia alterna sapientemente tinte tenui per il presente a colori accesi, forti per i flashback. Il passato di Julien prende vita grazie a una palette di giallo, blu e rosso, dove a seconda di ciò che l’autore vuole comunicare, o narrare, l’uno prende il sopravvento sull’altro, creando sempre una composizione perfetta per ogni singola vignetta. Un lavoro eccelso che eleva il fumetto rendendolo un’opera imperdibile.
Ballata per Sophie è una storia carica di passione per e verso la vita, che si fa veicolo di tematiche e simbologie potenti attraverso i ricordi dell’ormai anziano Julien, che con un immenso gesto di coraggio decide di raccontarsi, senza nascondere o mascherare nulla. Anche solo da questo possiamo trarre un grande insegnamento.
Andrea Martinelli