Odio l'estate: un racconto d'amore, lacrime e speranze
Kalina Muhova disegna un diario intimo e sincero, raccontando un anno tra l'Italia e la Bulgaria
Per me, la cosa più difficile è credere che le cose possano cambiare. Credere che io mi possa sentire in un altro modo. Perché quando sono nel buco nero mi sembra che non ci sarà più nient'altro. Sarà così e per sempre.
Volevo provare a me stessa il contrario.
Estate 2022. Da quasi dieci anni Kalina vive in Italia e torna a Sofia, in Bulgaria, ogni estate per rivedere la sua famiglia e festeggiare il compleanno di sua mamma. Lo fa tutte le estati tranne questa. Si è rotta una caviglia per colpa di un incidente banale proprio poco prima della partenza e così le tocca rimandare tutto. Quello che potrebbe essere solo un seccante contrattempo, scatena in Kalina un tornado di tristezza e depressione, perché mai come quest'estate era importante passare del tempo con sua mamma: l'estate scorsa, al loro ultimo incontro, le aveva rivelato di essere malata di leucemia.
I mesi di caldo torrido trascorrono così tra pianti e telefonate, con la gamba dolorante, un senso di colpa enorme e la sensazione di essere sull'orlo di un buco nero che piano piano la inghiotte.
Poche pagine, forse, sono riuscite a raccontare così bene la depressione: tutto sembra andare irrimediabilmente male e non si intravede alcuna soluzione, tutto è bianco e vuoto o nero, un nero isterico di una matita che solca la carta con violenza.
Ogni cosa, persino alzarsi dal letto, pare impossibile e quel buco nero continua a risucchiare tutto al suo interno. Kalina si sente inutile, stupida, costantemente in preda all'angoscia, ossessionata dalla paura della perdita, frustrata dall'incapacità di trovare una soluzione.
La narrazione si dilata, dà spazio al sentire dell'autrice che si mette completamente a nudo in pagine quasi scarabocchiate, tavole sulle quali la matita si è soffermata troppo o troppo poco, su cui un tocco distratto ha lasciato sbavare il colore e confondere le forme. Pagine e pagine di introspezione spietata, in cui dissezionare il proprio dolore e dar forma alla propria ansia.
A un certo punto il racconto si ferma e torna indietro, alla scorsa estate, al tempo della scoperta della malattia, al giorno che ha cambiato tutto. La leucemia di sua mamma toglie l'àncora alla realtà e trasforma il mondo in qualcosa di instabile e incomprensibile. Kalina inizia così a ripensare al suo rapporto con la famiglia e soprattutto con la madre, a cosa hanno in comune e a quello che, invece, le separa, che non capisce di lei, come ad esempio il suo modo di affrontare la malattia.
Nonostante la rabbia e il senso di impotenza, dalle pagine di Odio l'estate traspare un amore smisurato che non ha bisogno di comprendere per esistere.
C'è una trasparenza e una delicatezza difficile da definire in questo fumetto che, nonostante il tono sia così intimo, permette a noi lettorə di non sentirci mai dellə voyeur ma dellə confidentə. I temi che Kalina Muhova affronta sono estremamente pesanti e scivolare nella retorica, nel pietismo o nella rabbia potrebbe essere facile. Ma non c'è nulla di tutto questo, Kalina-personaggio e Kalina-autrice raccontano con una sincerità che non lascia spazio ad altro se non alle emozioni più pure.
Tra i ricordi e la storia di Kalina compare sullo sfondo una Bulgaria quasi magica, priva di qualsiasi fiducia per le istituzioni, tradita e ferita dal regime comunista e ormai capace di speranza e fiducia solo nelle proprie forze, un Paese in cui non ci si fida dei tg come dellə medicə ma nel quale tantə trovano conforto nelle pratiche di streghe e santonə.
Superstizioni e saperi antichi si mischiano insieme nel ritratto del suo paese e in quello di sua mamma, così come nei suoi ricordi di bambina. La narrazione si addolcisce sempre di più mentre tratteggia i contorni della figura, delle credenze e della storia di sua madre.
E se, raccontando, Kalina si riappacifica con le scelte di sua mamma e con gli eventi che la stanno travolgendo, allo stesso modo facciamo noi lettorə, coinvolti dalla sincerità delle emozioni riversate nelle pagine.
Odio l'estate è una storia d'amore, di quell'amore che ti fa ritrovare la speranza anche quando pensi di averla perduta per sempre, che ti fa rinascere anche se sei statə inghiottitə da un buco nero. Un amore che sa farti ritrovare i colori - quelli che riempiono le pagine dell'epilogo, ambientato un anno dopo, nell'estate del 2023, in cui lo stile cambia, si fa più tranquillo, ordinato e, appunto, a colori. È una storia profondamente personale che sa trovare, però, il modo di farsi universale, di parlare a tuttə perché sa dare forma a emozioni difficili da identificare ma di cui il nostro corpo, da qualche parte tra il cuore e lo stomaco, sa conservare memoria, riconoscerle e lasciarle echeggiare tra i propri ricordi.
Claudia (aka Clacca)