Briar 1 - La Bella Risvegliata: Cosa succede se rubi il lieto fine a una fiaba?
Reinventare gli archetipi
Al momento giusto, giunse dai campi di battaglia un campione. Mi avrebbe svegliata con un bacio sulle labbra. Mi avrebbe sposata, ereditando il mio regno. Ma, vedete, è a questo punto che la storia si rivela falsa e cambia. Perché il mio campione suggerì un'alternativa.
Nelle fiabe funziona così: se la bella, dolce e buona principessa resta vittima di un'immeritata maledizione - lanciata da una fata crudele, invidiosa e malefica che decide di venir meno al suo ruolo di madrina e protettrice - dopo anni di sonno incantato riceve in sorte l'unico destino che può meritare, ovvero di essere salvata e amata incondizionatamente per tutta la sua lunga, serena e prospera vita dal principe azzurro che la risveglia e dal regno tutto.
Nelle fiabe funziona così perché è il Narratore a decidere in che direzione va la storia, a scegliere il percorso più sicuro, quello che, nonostante gli ostacoli, si dirige dritto verso il lieto fine. Su questa strada conduce personaggə e lettorə, li accompagna tenendolə per mano, giocando con la loro paura quando serve ma accontentando sempre le loro speranze. Il Narratore sa tutto e decide tutto e quello che sceglie è un sentiero che porta alla felicità dellə unə e dellə altrə, perché il Narratore sa anche che compito delle fiabe è sì insegnarci qualcosa ma soprattutto darci la speranza che dietro ogni difficoltà si nasconde una ricompensa.
Ma adesso il narratore è morto (in modo orribile) e quell'unica strada tracciata per lə suə personaggə si divide in un'infinità di sentieri possibili. Sono lə personaggə stessə adesso a decidere quale percorso intraprendere, o almeno, quellə sveglə: alla povera Rosaspina, ad esempio, toccherà di percorrere quello lastricato di sangue, fango e - letteralmente - merda.
Il principe che aveva il compito di risvegliarla con un bacio, salvarla dal suo lungo sonno, sposarla e amarla in eterno ha scelto invece di sposarla mentre dormiva. Ottenuto il titolo e il regno, della povera Rosaspina non gli interessava più nulla e così lei ha continuato a dormire e languire, dimenticata nel bosco.
Cent'anni dopo, però, qualcuno la risveglia. Un'ombra incappucciata che usa metodi molto più spicci e meno romantici del bacio del vero amore. Il ritorno alla vita di Rosaspina è brutale e doloroso: il suo corpo è debilitato dal lunghissimo sonno, e si ritrova sola in un mondo che non riconosce più.
Durante l'ultimo secolo il suo regno è stato travolto dalle guerre portate avanti da suo padre e da suo marito mentre le popolazioni che vivevano pacificamente sono cambiate, trasformandosi nella versione peggiore di loro stesse in un susseguirsi di orrori.
Rosaspina è chiamata la sciocca addormentata, tuttə si fanno beffe di lei e del suo triste destino. Nessunə sembra essere dalla sua parte se non Ragno, una guerriera norrena incontrata per caso che intravede nella possibilità di ottenere la sua fiducia una lauta ricompensa... Perché seppur sciocca e addormentata, Rosaspina sembra custodire un segreto che potrebbe cambiare le sorti dell'intero regno.
Christopher Cantwell, Germán García e Matheus Lopes - rispettivamente sceneggiatore, disegnatore e colorista di Briar - reinventano la fiaba de La bella addormentata nel bosco, trasformandola in un'avventura fantasy dalle tinte cupe, violente e quasi horror in cui i ruoli di genere sono stravolti non soltanto per il puro gusto dell'inventiva quanto per decostruire e rimodellare alcuni topoi fondamentali del racconto fiabesco e renderlo più aderente al nostro tempo.
Così invece di un principe azzurro onesto e devoto c'è un uomo arrivista e approfittatore, il matrimonio non è più semplicemente il coronamento da sogno di un amore incondizionato ma un contratto stipulato tra padre e sposo in cui le donne non hanno alcun diritto di scelta; della magia buona delle fate rimane un ricordo vago e distorto; guerra e fame induriscono i cuori e svuotano gli stomaci, rendendo chiunque un potenziale mostro. E il compito di brandire una spada e di salvarsi passa alle mani delle principesse stesse, animate da quel sentimento da cui lə protagonistə delle fiabe sembrano essere immuni: il desiderio di vendetta.
Non resta spazio per l'amore romantico eteronormativo, le relazioni che Rosaspina intreccia sono più simili a sgangherate amicizie dettate dalla necessità del momento e da una fiducia che si costruisce perché sopravvivere insieme e più facile che farlo da solə.
Se Cantwell non si risparmia sulle coloriture del linguaggio e lancia la sua Rosaspina in un viaggio irto di pericoli, orrore e violenza, García e Lopes sanno accompagnare la principessa risvegliata con un tratto morbido e veloce che non si fa scrupolo di dare forma a quei pericoli e a quegli orrori, mentre le palette di colori cambiano velocemente per mantenere il ritmo veloce e sorprendente della cerca.
Briar è la prova che le fiabe non smettono di essere vive e mutevoli neppure quando vengono fissate su carta in un qualche canone universalmente riconosciuto. La loro vera essenza è morbida e malleabile, creata per mutare e adattarsi al cambiare del mondo, allo scorrere del tempo. Gli archetipi che le abitano si reinventano e lə personaggə chiedono di essere raccontatə ancora una volta. E quando non c'è più alcun Narratore a recitare le loro storie, allora imparano a farlo da solə, affrontando per la prima volta le insidie dell'ignoto.
Claudia (aka Clacca)