Letture seriali: Kaya 1 - I cavalca-lucertole di Wes Craig
C'era Una Volta...
E, come ci insegnano le migliori Storie, ci sarà sempre: si è rivelato uno dei migliori successi Image Comics del 2023, e ora, finalmente, Kaya di Wes Craig è arrivato anche nel nostro Paese: Edizioni BD propone il primo volume brossurato di questa epopea Fantasy firmata da autore completo dall'artista noto per Deadly Class.
Fin qui, il disclaimer.
Ma di cosa parla Kaya e perché si è rivelato una Lettura di cui non vedevo l'ora di parlarvi qui sulla rubrica "Seriale" de Gli Audaci?
Sin dalle prime pagine siamo catapultati in un mondo lontano, dallo sfondo desertico. Nulla sappiamo, nessuna coordinata, neanche i nomi dei protagonisti, gli unici sulla scena. Dobbiamo solo fidarci, e dare retta a questa voce narrante che, lentamente, così come i dialoghi tra i due, ci forniscono le informazioni che ci servono.
Loro sono Kaya e il suo fratellastro Jin, che poi è anche il narratore, ma non da un tempo presente, quanto piuttosto da un prossimo futuro, quindi, in buona sostanza, queste sarebbero cronache di un viaggio che i due stanno compiendo.
Ma verso quale meta stanno andando? E perché Kaya ha un braccio metallico "magico" (che si trasforma di pari passo con la furia della ragazza) e Jin parla di sé come di un "Principe, nato da un Re"?
Tante domande, è vero. Ma siete appena arrivati intorno al fuoco, in questa notte stellata, quindi, mentre la legna crepita, capite che è meglio aspettare, perché qualche risposta di sicuro arriverà, magari sotto forma di flashback in toni di grigio.
Così è, e qualche pagina dopo scopriamo che i due sono diretti verso una misteriosa Isola del Monaco, in cui il ragazzo potrà diventare il Salvatore contro il perfido Impero di Atria, giganteschi robot antropomorfi il cui obiettivo è assoggettare gli umani.
Kova, che ha cresciuto Kaya come una figlia, salvandola da piccola grazie all'intervento dei Maghi delle Montagne Nere che gli hanno donato quel braccio speciale, ha preferito morire piuttosto che consegnare Jin agli Atriani.
Quei maledetti robot vogliono rieducarlo, per fargli capire che tutte le profezie e le tradizioni mistiche di cui gli hanno imbevuto il cervello sono solo menzogne, nulla di tutto questo è vero, lui non è il Salvatore di niente e l'umanità nulla può contro di loro.
Così Kova, con i suoi ultimi respiri, si fa promettere da Kaya di accompagnare quel fratellastro che a malapena conosce, in questo periglioso viaggio, per riuscire a scoprire quel punto debole che sconfiggerà per sempre i distruttori di Kahaka, la loro terra.
Per ora, questo è quello che posso concedermi di dirvi senza spoilerare, e che Craig concede a me (e voi, quando leggerete il volume) di sapere, dimostrandosi da una parte abile narratore, dall'altra desideroso che il mondo da lui creato per questa storia cresca di pari passo con l'interesse del lettore, garantendosi un world building tanto sconfinato quanto vivo, ricco di trovate e di personaggi, che Kaya e Jin incontreranno lungo la via.
Non brucia le tappe, ma dimostra di sapere dove sta andando, ed è proprio questa sicurezza ad avermi convinto, quando mi sono trovato davanti i primi albi americani della serie, a dare assoluta fiducia all'autore, perché, sempre bramoso di nuove storie, mi è apparso chiaro che in Kaya è forte il desiderio di affabulare il lettore, di coinvolgerlo in una narrazione sognante, dinamica e fantastica, intorno a quel fuoco di cui dicevo sopra, luogo dove nascono quelle storie in cui non ti occorre sapere tutto subito, hai solo bisogno di lasciarti andare e crederci.
Non aspettatevi echi oscuri delle precedenti opere di Craig. Qui il tratto è perfettamente in linea con lo spirito del racconto, che è universale e davvero per tutte le età.
Raramente ti capita di consigliare un racconto che ha modo di catapultare, con efficacia, uguale ma diversa, sia il lettore adulto che quello più ragazzino.
Merito di un lavoro perfettamente equilibrato tra sceneggiatura e disegno, dove la prima si svolge attraverso dialoghi serrati, botta e risposta continui tra Kaya e Jin, che ce ne illustrano il rapporto, dandoci i pesi e le misure del loro stare assieme.
Non sembra esserci affetto tra i due, anzi il "Principe", a dirla tutta, è pure un tantinello indisponente, pronto a dare ordini ad una combattiva guida che lo ignora bellamente, conscia che è sulle sue spalle che grava il compito di rispettare quella promessa.
Dal suo tono, sarcastico quanto duro, capiamo che lei non crede alle capacità di Jin, non crede assolutamente che quel bambino di otto anni possa salvare nessuno, neanche se stesso, mentre i morsi della fame li attanagliano, lungo quelle pendici infuocate dal sole.
Per fortuna, ecco arrivare in loro soccorso dei Cavalca-Lucertole, tra cui Seth, una vecchia conoscenza di Kaya, che le propone un accordo: se darà una mano, a lui e alla sua squadra, per catturare il terribile e mostruoso Magron, otterrà una parte del profitto una volta giunti a Baia Goro, dove si stanno dirigendo, e a quel punto, lei e Jin potranno proseguire per il loro viaggio con tutti i mezzi di cui hanno bisogno.
Inizialmente, lei è titubante, ma Jin, che nel frattempo la fame ha costretto a ridimensionare il suo altezzoso stato d'animo, la convince che questa è "un'offerta che non si può rifiutare" (per citare quel tale con il cotone in bocca).
Così, eccoli partire alla volta di Baia Goro, praticamente al capo opposto della mappa rispetto alla loro destinazione finale, ma non temete: questo è un fumetto che ha davvero molto altro ancora da mostrarvi, e non sarò certo io a svelarvi troppo.
Perché, nel caso di Kaya, leggere è un viaggio, al pari di altre opere simili (penso a Bone di Jeff Smith), in cui l'apparente candore e la linea chiara del disegno, l'espressività dei personaggi e la loro fantasia (Seth e compagni sono degli uomini rettile, ho dimenticato di scriverlo finora), così come i panorami sempre ben delineati, creino l'ambientazione ideale di un classico racconto d'avventura.
Ci carichiamo anche noi lo zaino in spalla, un passo dietro l'altro, una vignetta che insegue la successiva, e sopratutto ascoltiamo.
Ascoltiamo Seth che parla con Kaya, e capiamo quale sentimento e quale marea di vecchi ricordi li lega assieme, in nome del vecchio Kova.
Ascoltiamo Kaya che parla con Jin, ed iniziamo ad intravedere, nella ragazza, un briciolo di affetto, misto a sincera preoccupazione, per quel piccolo fardello che le è stato affidato.
Ascoltiamo Zothan, che fa parte del gruppo di Seth e viene da una famiglia importante, e negli scontri verbali con Kaya, intuiamo quanto la boria e il credersi migliori di ciò che realmente si è, possono essere lame a doppio taglio, patetiche e vigliacche.
Come detto, noi siamo spettatori, ci ritroviamo a camminare insieme a loro e spizzicare conversazioni, ascoltare letterali sussurri a denti stretti (resi graficamente dall'ottimo lettering originale di Tom Napolitano), anch'essi capaci di evocare stati d'animo sepolti, rendendo quei compagni di traversie personaggi che riescono, anche solo un poco, ad emergere dalla pagina e piantarsi nei nostri cuori.
Vi sfido, infatti, arrivati all'ultima pagina, e a quella promessa di Edizioni BD di portare il prossimo volume nelle librerie per i primi del nuovo anno, a non volerlo avere già tra le mani, a mò di strenna di Natale in anticipo (ed essendomi spinto ben oltre - in America sta per iniziare il terzo arco narrativo - posso assicurarvi che aspettare varrà assolutamente la pena).
La sceneggiatura lavora anche sul ritmo e sull'impostazione della tavola, e da autore completo, appunto, Craig è il suo stesso regista, dispone le vignette come desidera, e altrettanto fa con le splash page che sanciscono i momenti più d'impatto, quelli più concitati, quelli più ad effetto, dove i mostri e i colpi di scena spettacolari la fanno da padrone.
C'è un tempo per le parole, e c'è poi il tempo dell'azione, in Kaya, e qui arriva il disegno di Craig, che come detto è perfettamente funzionale al peso specifico del racconto da lui imbastito, pronto a colpire il lettore con l'atmosfera, coi dettagli e con tutta la magia che può scaturire dalla creatività, dalla voglia di stupire e di consegnare un lavoro che è anche un poco Stato della propria personale Arte.
Non c'è una tavola in cui il tratto sia lasciato andare, in cui manca di precisione o di passione, facendo percepire quanto l'autore tenga a questa sua idea.
Anche questo contribuisce a rendere Kaya quello che qualcuno più bravo di me potrebbe definire un "Must Read", di quelli da non mancare se amate mondi bizzarri, raffigurati da un ottimo disegnatore armato di talentuosa matita.
Un universo che si presenta a noi al pari della trama stessa, per piccoli scorci, paesaggi che nascondono, letteralmente, vestigia di un altro tempo che è stato grande, statue sepolte dalla natura che raccontano a loro volta di altre epoche di cui non ci è dato sapere e di cui forse gli stessi protagonisti sanno a malapena (e d'altronde, un coltello ti permette di mangiare, un'antica pergamena è buona solo per il fuoco).
Vallate e tane di orribili mostri, fortezze si spera impenetrabili e villaggi in festa, il tutto concorre a creare un quadro che è Favola, che è Avventura, senza mai apparire cruento o violento più del necessario, senza mai volgarmente sporcarsi, eppure senza mai apparire sciocco o tirato via, sfiorando la maturità ma senza abbandonarsi ad essa, anche nei momenti più drammatici, sempre pronto a coinvolgere, come detto, in egual misura l'adulto e il ragazzo, e perché no, il genitore e il figlio.
Kaya appartiene di buon diritto anche a quella particolare sottocategoria che, quando ne ho occasione come in questo caso, segnalo volentieri, ossia quei Fumetti che sono ideale lettura anche per chi volesse avvicinare i giovanissimi alla Nona Arte.
Craig riversa tutto il potere delle storie in quest'opera, riuscendo a conquistare senza troppi indugi, merito anche, menzione doverosa, per l'ottimo lavoro alla tavolozza di Jason Wordie, che si accompagna alla chiarezza del tratto del disegnatore, ne amplifica l'effetto, con una palette definita e attenta alle sfumature e alle ombre, sfiorando il dipinto in alcuni particolari momenti, e permettendo al colore di far propria quell'affabulazione di cui vado parlando sin dall'inizio.
«Un cacciatore non deve mai affrettare la caccia», viene detto ad un certo punto della storia, e mi piace pensare che, con questa frase, Craig abbia voluto dare un avviso sia a sè come autore, che a noi come lettori, per approcciare Kaya con tutto il piacere, in questi tempi convulsi, di lasciare che un racconto si prenda il suo tempo, senza dovergli per forza imporre il nostro, per cogliere anche il più piccolo gesto dei protagonisti, e capirne la bontà dietro il segno a matita.
Solo un genere forse potrà dettare il proprio metronomo a tutto questo, ed è l'animazione, perché spero davvero che questi medium si possano incontrare in questo caso (sarebbe l'unione perfetta, che un live-action non potrebbe invece mai replicare).
Ma siamo arrivati in chiusura, devo tirare una linea e scelgo di farlo con un'altra citazione, una che capirete solo leggendo, un'esclamazione, semplice e potente, e che racchiude il sentimento di entusiasmo che mi pervade ogni volta che penso a questo fumetto.
ROK'N'ROLL!
(sì, scritto proprio così, senza la "C"!)