La Palude, il fantasy crepuscolare di Monteleone, Tanto e Segala

Una storia crudele che racconta la più improbabile delle alleanze


«Nessuno è più adatto di te per compiere l’impresa. Solo un cuore puro può raggiungere il centro della palude e solo al centro di quell’immonda sozzura quest’anima nera potrà trovare la vera morte!»

Una ragazzina e un demone sigillato in una lanterna in viaggio per una palude infestata da creature mostruose e antropofaghe. La Palude ci catapulta subito nel bel mezzo della storia: a Leah è stato affidato il compito di uccidere – definitivamente – il demone Marbas.


L’unico modo per farlo è gettarlo nel Pozzo, un luogo quasi leggendario al centro della palude, che forse qualcuno ha già raggiunto ma di certo non è riuscito a tornare indietro per raccontarlo. La palude stessa è un’entità più che un luogo, l’incubo degli uomini e delle donne del mondo di Leah che vedono le loro città, e insieme ogni loro speranza, inghiottita ogni giorno di più dalla melma che avanza impietosa, come se avesse davvero una volontà propria.

Il mondo di Leah sembra precipitato in una versione più cupa e spaventosa dei nostri stereotipi sul medioevo, un mondo in cui la religione del sole morente schiaccia ogni pensiero, in cui i forti si approfittano dei deboli. Un luogo di rovine e macerie, in cui Leah è costretta a muoversi con le sue sole forze in balia di mille pericoli per compiere la sua missione.


Michele Monteleone, autore del soggetto e della sceneggiatura, affida a Marbas il compito di alleggerire l’atmosfera: il demone, anche se sigillato e in qualche modo innocuo, ha una lingua tagliente e non perde occasione per prendere in giro Leah ma tra i due si instaura subito un legame strano e ambiguo, che rende difficile capire chi effettivamente controlli chi.

Durante il loro viaggio incontreranno altri personaggi, figure che sembrano incarnare, ognuna a suo modo, alcune delle caratteristiche principali dell’umanità di questo mondo: il primo è un posseduto, un uomo che, per chissà quale motivo, non è stato completamente assorbito dal demone che ha nella mente. È un personaggio spaventoso nell’aspetto ma in fondo buono, forse l’unico che in qualche modo si mostra gentile con Leah.


E poi una Famiglia, una setta di fanatici religiosi organizzati in piccoli gruppi che si propongono di sterminare demoni. Le Famiglie si creano più per paura che per amore, sono composte da quattro persone – una madre, un padre, una sorella e un fratello – che rinunciano al loro nome e alla loro identità per acquisire solo quella dei ruoli che si propongono di rappresentare. La Famiglia che incontra Leah è l’esempio perfetto di quanto l’odio e la disperazione possano essere il motore delle scelte di chi non ha più altro a cui aggrapparsi. Carnefici e vittime si confondono in questa storia, dietro ogni azione criminale si cela un trauma, un passato di cui ci si vuole liberare ma in cui si resta invischiati senza possibilità di redenzione.

È un po’ quello che succede anche a Leah: da quando è rimasta orfana, nessuno ha mai provato e dimostrato affetto per lei, nessuno tranne Ruthgar, il cavaliere che ha dato la sua vita per uccidere Marbas e che per Leah è un eroe.

Le certezze di Leah però, sono condannate a sgretolarsi durante il viaggio. Che i demoni abbiano invaso il loro mondo, che Ruthgar era un uomo buono e generoso, che Marbas sia un suo nemico… è davvero così?


I disegni di Freddie Tanto e i colori di Francesco Segala restituiscono al meglio un mondo dalle tinte fosche, illuminato da un sole rosso e morente, un mondo sospeso tra la notte, il crepuscolo e il tramonto, che non conosce il giorno. È un mondo in cui sembra non essere più rimasto spazio per nulla di bello: i demoni hanno anatomie impossibili e grottesche; gli esseri umani sono malati, ricoperti di croste, lividi e bubboni che non si preoccupano di nascondere; palazzi, case, ponti, tutto sembra essere sul punto di disfarsi, come se anche la pietra fosse solo parte di un corpo malato e ferito.

Il volto di Leah conserva un repertorio completo di emozioni che sembrano essere scomparse in un universo dominato da una cattiveria distratta, priva di empatia. Leah è capace di soffrire, di piangere, di rimanere delusa solo perché è ancora capace di sperare, di credere. È l’unica che non si arrende ad adattarsi, l’unica che desidera ancora una vita degna di questo nome. È forse l’ultimo barlume di umanità qui dove sembra essere tutto destinato alla morte o a una sopravvivenza che ha poco di eroico.


La Palude è una storia che in poche pagine (passatemi il termine, anche se è un webtoon) racconta un mondo intero attraverso la storia di Leah. Un mondo che alla fine si svela qualcosa di completamente diverso da quello che avevamo immaginato all’inizio, una sorpresa finale che sconvolge lә lettorә e che ci lascia riflettere, ancora una volta, sul nostro ruolo in quanto esseri umani nei disastri di cui ci crediamo vittime e di cui, invece, siamo artefici.

Un’altra straordinaria sorpresa che arriva dal mondo dei fumetti in digitale, una realtà piena di artisti di talento, capaci di raccontare storie profonde, belle ed emozionanti che non sempre trovano spazio nel mercato editoriale a cui siamo abituati.

Claudia (aka Clacca)

N.B. Il primo episodio è leggibile gratuitamente qui.


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