1991, l'estate e l'adolescenza di Armin Barducci
È l’estate del 1991, tempo di vacanza al lago per Armin e la sua famiglia.
L’unico pensiero del protagonista sono le ragazze: Pia, che l’aveva salutato con un bacio l’estate precedente, ma anche le turiste tedesche che Armin cerca con affanno dal finestrino dell’auto mentre è in viaggio.
L’estate è tempo di esperienze con gli amici, come la prima sigaretta e le prime riviste porno. Tempo di baci dati senza un particolare trasporto e senza fare domande, come quello dato a Elena, la “stagionale”.
Ma le vacanze finiscono e si ritorna in città: pagine in sequenza ci mostrano settimane tipo della vita di Armin, fino a quando lo scorrere tranquillo della sua quotidianità viene interrotto da una telefonata che gli comunica una terribile notizia. Elena si è tolta la vita.
Da qui tutto cambia.
Le pagine perdono colore; nelle vignette dai bordi frastagliati i toni sono quelli del grigio e del nero. Perché un suicidio a 15 anni davvero non sai come affrontarlo.
L’autore racconta - con uno stile asciutto e sintetico davvero efficace - come il senso di colpa legato a quell’evento del passato ha influenzato la sua vita, il suo carattere e soprattutto le relazioni interpersonali.
Armin Barducci ci spiega con una sincerità disarmante perché disegnare è la sua vita - "Io decido cosa fanno i miei personaggi. Non ci sono variabili. Io racconto una storia. È la mia unica certezza" - e ci regala in chiusura due pagine preziose da leggere con attenzione.
Anche se non andrà tutto bene, riusciremo a perdonarci e ad essere felici, ci vuole dire l’autore e "Sii felice senza pensare di poter essere più felice" è quello che dovremmo imparare a fare un pò tutti. Forse.
Un racconto autobiografico sincero, bello perché ha il sapore di una confessione a cuore aperto. Un regalo da accogliere con gratitudine e rispetto.
L’unica domanda che resta è: qual è il nome corretto dell’unico colore che ha usato l’autore?
Francesca Capone