Letture seriali: Step by Bloody Step
Non una parola.
Perché il Fumetto è l'Arte di saper raccontare attraverso le immagini, e questa è la lezione più importante che si possa imparare, o ripetere a sé stessi in caso lo si fosse dimenticato, dopo essersi immersi, occhi e cuore, in Step by Bloody Step, spettacolare ultima fatica firmata da Simon Spurrier e Matías Bergara, il duo dietro Coda.
A proporre in Italia questo "Fantasy Senza Parole" targato Image Comics è il team di Editoriale Cosmo, in una bella edizione che esalta l'ottimo lavoro che sta dietro a questo racconto che, in caso non si fosse ancora capito dai pochi indizi, è muto: non ci sono dialoghi, non ci sono balloons, solo disegno, affascinanti quadri che uniti insieme formano una lunga, articolata, poetica, magistrale favola di puro incanto.
Troppi aggettivi, dite?
Forse il mio è un modo per sopperire all'ironia di fondo del dover spendere tanti vocaboli per parlarvi di qualcosa che di lettere non ne prevede, a parte quelle della sceneggiatura di Spurrier che, mai come stavolta, deve saper essere la mente di un corpo artistico, il cui braccio deve conquistarci alla prima occhiata.
In realtà, delle parole ci sono, quelle del frontespizio di ogni capitolo, una piccolissima introduzione di ancor più poche righe, su questo inverno che non conosce tregua, e la promessa, lieve, di una primavera che potrebbe arrivare.
Poi cala il silenzio, e lo sguardo si posa sulla prima tavola.
Una bambina, rannicchiata nel pugno di un gigante di ferro, che dorme, mentre la neve scende incessante.
Pagina successiva, con vignette inserite ad arte all'interno di una più grande, vediamo la piccola aprire gli occhi e posarli su di un'enorme torre in rovina, con al centro una sorta di albero spoglio, ricoperto da una coltre bianca come l'intero paesaggio intorno alle due figure principali.
Una Bambina e il suo Guardiano corazzato che, nel freddo e nella tormenta, si mettono in viaggio, passo dopo passo, impronta dopo impronta.
Chi sono? Dove stanno andando? Non lo sappiamo, nessuno ce lo dice, tantomeno loro.
Lo sanno gli autori, ma non possono svelarlo, chiedono di lasciarli raccontare, di lasciare che siano gli affabulatori di una sera intorno ad un ideale fuoco, passata a sfogliare un libro dal carattere mai così universale, dove ognuno può scegliere come declinarlo, come riempire di suoni e persino musiche ciò che ha di fronte, in quell'enorme sinfonia cacofonica che un'immagine può scatenare nelle nostre teste.
Ma dicevamo del viaggio dei Nostri.
L'incedere è lento, reso difficile dalla neve, eppure l'enorme figura in armatura continua a camminare e camminare, affrontando con tenacia e sprezzo del pericolo ogni minaccia mostruosa che gli si para di fronte. Ferali creature affamate che vogliono ciò che sta proteggendo, uccise prima che possano anche solo avvicinarsi alla Bambina.
Un contrasto, tra il candore, dolce e tenero della piccola, e la ferocia della battaglia cruenta, resa nei tratti, nelle espressioni, in un gesto.
Mortale, come una grossa lama che penetra la carne, o una manina tesa verso un fiore.
Ormai siamo ipnotizzati, e in cuor nostro, pur senza dirlo se non forse a bassa voce, li seguiremo sino alla fine. Sin oltre quella foresta innevata, che si apre su uno scenario ben più vasto, ricco di colori, di vita e di nuove insidie...
Basta, mi devo fermare qui.
Devo farlo, resistere alla tentazione di mettermi a sedere e farmi narratore con tanto di "C'era Una Volta...", un po' per il solito spoiler (ci sono anche dei colpi di scena, incredibile a dirsi, uno dei quali è l'identità del misterioso gigante) e un po' perché, mai vero fu come per Step By Bloody Step, questo viaggio è personale di ogni lettore, della propria sensibilità e della propria volontà di farsi trascinare di peso in un'altra dimensione fantastica, dove tutto si rallenta e accelera secondo un sentire che è diverso per ognuno di noi.
Nessuno di noi legge Fumetti infatti allo stesso modo di un altro; c'è chi è veloce, chi divora balloon e concede uno sguardo distratto ai disegni, salvo poi ritornarci dopo, mentre altri preferiscono concentrarsi sul lato artistico, ammirando ogni singola vignetta, cadenzando la lettura e affidandosi solo in parte al ritmo deciso dagli autori.
Con quest'opera, se sulle prime si vuole accelerare, sfogliando le tavole con curiosità e facendo correre gli occhi sulle pagine, poi, lentamente, senza rendersene conto, si finisce per cadere vittima di una malia leggera, sospesa, dove ogni vignetta, ogni colore, ogni riflesso e ogni inflessione grafica ed espressiva viene ammirata, fatta propria, caricata dei giusti tempi e significati, mentre quel Gigante e quella ragazzina ci emozionano sempre più.
Ho scritto "ragazzina"?
Già, piccolo omissis: la bambina cresce man mano che la storia scorre, perché il Tempo non si ferma, mai, e quello scricciolo delle prime pagine è destinato a diventare una donna nelle ultime, ogni sanguinoso passo dopo l'altro.
Perché questo è un lungo viaggio, che procede con il trascorrere dei giorni e delle stagioni. Nessuna indicazione ci viene data, eppure lo percepiamo pienamente, grazie ai continui cambi di ambientazione, di regia e di avventura. Lo ripeto, senza una parola.
Almeno, non nella nostra lingua. Perché il Gigante e la Ragazza incrociano altre persone, che parlano nel loro idioma, per noi assolutamente incomprensibile, reso graficamente con simboli impossibili da interpretare ma facili da capire, grazie alle loro azioni.
E come è universale il racconto, lo sono anche i suoi temi, semplici ed immediati: la Bontà, la Famiglia, l'Amore, l'Odio, l'Opulenza, la Guerra. L'Adolescenza e la Ribellione, il Dolore e la Gioia, il Sacrificio e l'Onore, la Paura e il Coraggio, la Fiducia e il Tradimento, il Legame e la Separazione, il Lutto e la Speranza.
Troverete tutto questo, in Step by Bloody Step, declinato senza proferire parola, eppure così forte e potente da abbattere ogni barriera, spingendo la Nona Arte a dare il meglio di sè, a farsi promotrice di un'esperienza che non lascia indifferenti.
E se Spurrier scrive lo spartito, a suonare questo concerto di immagini è un Bergara che, lo affermo senza mezzi termini, dipinge l'opera della vita, il suo Magnum Opus con cui definire un già apprezzatissimo curriculum tra il prima e il dopo.
Ogni tavola, ogni vignetta è una gioia pura, rifinita, attenta e particolareggiata dove serve, dove l'occhio deve cadere anche quando rischia di perdersi in sin troppa bellezza, soprattutto nelle spash pages che mozzano il respiro, al punto da non farti quasi notare quelle piccole orme in basso, simbolo di un peregrinare che non conosce requie.
Le Terre Selvagge lasciano posto alla Civiltà, la bellezza di paesaggi impossibili, abitati da creature ancor più improbabili, si scontra con la magnificenza e le mille luci di palazzi dalle architetture soverchianti, imperiali, imperiose, come del potente che mal si cura di coloro che stanno in basso, desideroso solo di schiacciarlo sotto il proprio piede.
Eppure, come c'insegnano questo Gigante e la Ragazza, una carezza può nascondersi anche in un pugno chiuso, perché questa mano, enorme e pesante, è sia ferro che piuma.
E quando ci si spezzerà il cuore, lo farà per davvero, perché ormai siamo totalmente parte della storia, siamo dentro quel mondo e camminiamo al loro fianco, non importa dove.
Già, il "Dove", la destinazione, il traguardo. Dove tutto assumerà un senso, tutto verrà riletto in prospettiva e l'ammirazione per ciò che Spurrier e Bergara hanno voluto rappresentare si farà quasi commozione.
Ogni elemento artistico è portato magnificamente all'estremo del Fumetto, in Step By Bloody Step, inteso come il lavoro, la creatività, l'estro che si celano dietro qualcosa che non ha bisogno di termini altisonanti per poter e dover essere celebrato ed amato.
Spurrier ci mette la sceneggiatura, piena di dettagli e indicazioni eppure essenziale, sintetica, preda della ricerca di semplicità ed immediatezza, la stessa di quel racconto che deve superare ogni confine, ogni restrizione culturale e farsi linguaggio puro.
Bergara traduce tutto questo in disegni affascinanti, in volti che si deformano in una risata o un pianto isterico, in mani che indicano e in corpi che corrono, inciampano, cadono e si rialzano, lottano e abbracciano con la stessa dolorosa e furiosa intensità, in luoghi fantastici e sconosciuti, ma in cui siamo stati in mille storie e avventure.
È a questo punto che entra in campo il terzo elemento del tridente, senza il quale questo Fumetto mancherebbe di una componente essenziale: il colore.
Matheus Lopes, artista della tavolozza già ammirato in Supergirl: Woman of Tomorrow e Sandman Universe, si ritrova messo alle strette dai due colleghi e portato anche lui a dare tutto se stesso, a farsi cogliere dalla stessa ebbrezza e a regalare un'eccellente policromia all'opera, a definire ogni singola stilla di colore secondo il sentimento che deve trasmettere, a far sì che ogni disegno possa sfumare con la stessa naturalezza con cui il cielo limpido si annuvola e si trasforma in tempesta impetuosa o con cui il rossore di guance vispe e gioiose si fa cremisi di rabbia accesa.
Leggere con gli occhi, tradurre con la mente, emozionarsi con il cuore. Lasciar parlare le immagini, perché anche il silenzio può farsi voce. E a quel punto, il Fumetto si fa universalità trasversale, anche anagrafica, e si può declinare in altri modi.
Si può far diventare movimento, animato, a cui unire altri elementi, come note e suoni. Perché un film d'animazione di Step By Bloody Step non mi stupirebbe, lo applaudirei e ne sarei altrettanto entusiasta, perché sarebbe la conseguenza più logica, in un mondo che non fa altro che saccheggiare da un'Arte per portarla in un'altra.
E altrettanto facile da capire, anche se io le parole ho dovuto usarle eccome, è quanto ho amato questo gioiello, quanto mi abbia conquistato e quanto per me ha significato, e che, me lo auguro, altrettanto saprà trasmettere a tutti voi, in questo che diventa un consiglio che supera anche lui il confine e si fa piena speranza che non ve lo lasciate sfuggire.
Passo dopo Passo.
Pagina dopo Pagina.
Emozione dopo Emozione.