La terra senza figli, il cupo western di Giuseppe Grossi e Lorenzo Nicoletti

Un mondo senza futuro nel fumetto edito da Hyppostyle


La terra senza figli, presentato in anteprima a Lucca Comics e uscito lo scorso 7 dicembre, è un volume inedito pubblicato da Hyppostyle Publishing, scritto da Giuseppe Grossi e disegnato e colorato da Lorenzo Nicoletti.

È il racconto autoconclusivo di un prete cacciatore di taglie sulle tracce di un'assassina. Una figura tridimensionale, quella di Padre Ewan, distante da ciò che siamo abituati ad accostare a un prete, caratterizzata da una durezza e una disillusione che si abbinano bene allo sfondo della storia, insieme alla sua capacità di mettersi costantemente in discussione ("Se non mi facessi domande, non sarei diventato prete").

Il suo intento, in queste pagine, è fermare Mildred Jones, sanguinaria senza scrupoli che ha firmato diverse stragi tra i monti dell'Oregon, convinta che "il sangue rende fertile il mondo". Dietro le sue azioni si nascondono in realtà motivazioni che la rendono meno "estrema" di quanto potrebbe sembrare a una prima vista e che sono collegate con il cuore di questo racconto.

Già, perché in questo western atipico (che s'intreccia bene con uno scenario post-apocalittico) oltre a diversi elementi intriganti della trama, come un circo di freaks, una caccia al(la) killer e un misterioso culto in maschera, a colpire davvero è l'assunto iniziale che dà origine alla storia, ben racchiuso nell'eloquente titolo: una "terra senza figli" è anche un mondo senza futuro, dove ogni speranza diventa incubo e ogni gesto assume un significato e una profondità differente. Ecco dunque che le azioni dei personaggi si colorano di sfumature inedite, dove non sono solo la violenza, il desiderio di prevaricazione e la lotta per la sopravvivenza a regnare (come in tanti western dal taglio maturo), ma tutto sembra essere fermo in un infinito presente da cui nessuno trova il modo di fuggire. Fuggire, per andare dove? Costruire qualcosa, per poi lasciarlo a chi?

Con questi quesiti, Giuseppe Grossi porta su carta una metafora potente e incisiva, sorprendentemente efficace nel suo svolgimento, di cui sarebbe bello anche leggere un sequel (per quanto, come già detto, il racconto sia autoconclusivo e abbia un suo finale chiuso, peraltro poeticamente potente).

Le tavole di Lorenzo Nicoletti sono dinamiche, catturano con disinvoltura e in modo evocativo le atmosfere del racconto e riescono a giocare bene soprattutto con il layout, anche grazie a frequenti microvignette che scandiscono il ritmo della narrazione. Il suo lavoro risulta assolutamente funzionale alla resa finale del fumetto, convincente sia per i disegni che per i colori.

Infine, l'azzeccata cover di Michele Benevento (ben curata anche nella veste grafica) si rivela la ciliegina sulla torta: una composizione a piramide con il cattivo sullo sfondo e i protagonisti che hanno un bel distacco cromatico in un'illustrazione che va a rappresentare bene ciò che troviamo all'interno del volume.

Una bozza alternativa di Michele Benevento per la cover.

La terra senza figli si rivela così come un racconto appassionante, duro, graffiante, una riflessione sulla (assenza di) speranza verso il futuro in un mondo privato del suo retaggio. Ricordando che - come affermava un proverbio Navajo - non abbiamo ereditato questa Terra dai nostri antenati, ma l'abbiamo solo presa in prestito dai nostri figli.

(Giuseppe Lamola)




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