BetterLand, il ritratto generazionale di AlbHey

Ragazzi di periferia, l’incertezza del futuro, incendi misteriosi e l’apocalisse imminente: benventə a BetterLand!


«Però mi piacerebbe viaggiare un po’, come hai fatto tu»
«Speriamo… potrei non partire più neanche io…»
«Eh? Perché?»
«Perché sono convinta che il mondo potrebbe finire il prossimo sabato sera»


La vita di Nora è uguale a quella di tantə ragazzə: le serate in piazzetta con le amiche e gli amici di sempre, birretta, chiacchiere su quello che succede ogni giorno. Relazioni un po’ sghembe, un lavoro noioso, i sogni dell’adolescenza finiti chissà dove nel corso degli anni. I trenta che si avvicinano e la sensazione di aver perso a un certo punto l’orientamento, di essere finita lì dove non ti saresti mai immaginata.

Una sera qualsiasi, Paula e Alan le mostrano un video inquietantino: un cavallino di plastica – una sorta di giostra in versione ridottissima all’ingresso di un discount, su cui dondolare per qualche minuto in cambio di una monetina – è stato dato alle fiamme da qualcuno che si è fatto riprendere senza mostrare il suo volto, coperto da una sorta di maschera con un occhio disegnato sopra.
 

La sera qualsiasi comincia a sembrare un po’ meno qualsiasi quando Nora conosce Luna. Sembra un caso, sembra che Luna sia solo in cerca di compagnia per non rientrare a casa da sola fin quando, parlando del più e del meno, non le svela che manca poco alla fine del mondo.

Da quel momento inizia una settimana dove il nulla del tran-tran quotidiano comincia a ripiegarsi su sé stesso fino a diventare un casino di proporzioni cosmiche: Luna e i vandali incendiari del cavallino sembrano avere un qualche segreto in comune che riguarda anche Nora, Federico – il ragazzo che Nora sta frequentando – si sta invischiando in un brutto giro, al lavoro la situazione precipita e diventa sempre più ingestibile e Nora si ritrova sempre di più a chiedersi se in fondo questa storia della fine del mondo non possa essere più una soluzione che un problema.


AlbHey firma una storia breve ma densissima, un ritratto molto riuscito della nostra generazione di non-ancora-adulti e non-più-ragazzinə che sa definirsi solo spiegandosi cosa non è, la generazione di chi ha rinunciato un pezzo per volta ai sogni, ai desideri, a tutte le aspirazioni che aveva e si ritrova a vivere una vita che non sente più propria. È la generazione intrappolata tra la delusione di quella precedente e il rimprovero di quella successiva, tra chi ha avuto tutto senza quasi sforzarsi e chi non ha mai neppure creduto che avrebbe ottenuto qualcosa.

Eccoci noi millennials, siamo Nora, raccogliamo i cocci delle promesse che abbiamo fatto alla vita e che si sono infrante contro il muro della realtà, così diversa da come ce l’avevano raccontata. E ci sentiamo costantemente in dovere di giudicarci e farci giudicare, di giustificare le aspettative che abbiamo deluso, fuori e dentro di noi, sopportando il peso dello sguardo altrui fino allo sfinimento.


Nora potrebbe essere chiunque di noi mentre cerca di rimettersi sulla strada che voleva percorrere e prova ad abbandonare quella che le sembrava più giusta – e sicura – ma che di certo è la più deludente, perché l’apocalisse non è semplicemente un grosso, spettacolare botto in cui finisce tutto in un attimo ma un lento appassire dell’esistenza, piegarla alle convenzioni, alle sicurezze del meglio-che-niente.

Otto capitoletti, disponibili su Tacotoon, che fanno di questo webtoon – disegnato con il solito, inconfondibile stile di AlbHey in cui si fondono ricercatezza del tratto, attenzione al design e una sorta di leggerezza da cartoon – un compendio della generazione di dimenticati, delle periferie, delle relazioni ai tempi dell’incertezza sistematica.

Claudia (aka Clacca)




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