Letture seriali: Batman - Il Cavaliere
Pensavo a come iniziare questa recensione di Batman - Il Cavaliere, primo volume (di due) per il The Knight di Chip Zdarsky e Carmine Di Giandomenico, da poco approdato in Italia con un bel cartonato dei loro nel catalogo di Panini Comics.
Mentre ci ragionavo, dicevo, mi è tornata alla mente una battuta della Justice League di Snyderiana regia, quella in cui il Bruce Wayne di Ben Affleck risponde alla domanda su quali siano i suoi superpoteri con un lapidario, seppur ironico a suo modo, "Sono ricco".
Alcuni sorrisero alla boutade (perché questo è, alla fin fine), molti cultori dei comics invece si indignarono (spesso con quella veemenza da social), puntando il dito verso una sceneggiatura che a parer loro non aveva capito il vero potere di Batman: ok i gadget, ok i veicoli avveniristici, ma parliamo soprattutto di un uomo votato alla sua causa, qualcuno che, per questo, si è allenato duramente, mettendosi alla prova estrema e imparando dai Maestri migliori al mondo.
Un ragionamento da volo pindarico, il mio, come spesso capita di farne, ma pensavo a come questa cosa sia proprio l'essenza di tutta la miniserie in dieci capitoli: raccontare del Crociato Incappucciato prima che diventasse tale, quel periodo tra la morte dei genitori, perle e vicolo buio inclusi, e l'entrata in scena come Difensore di Gotham, quel periodo in cui ha preso coscienza del suo vero "superpotere".
Mostrare sino all'evidenza tutto quello che ha affrontato, per trasformarsi nella figura destinata ad entrare nel Mito, vedere quel potenziale in pieno e completo divenire. Sappiamo chi sarà, ma è anche interessante vedere da dove viene, la sua vera "Origin Story", che non quel ricordo di bambino, dopo aver visto Zorro al cinema.
È qualcosa che viene solitamente lasciato intendere, talvolta viene relegato ad un flashback rivelatore di alcuni dettagli chiave per la storia in quel momento narrata, o ad una battuta occasionale, e mai veramente mostrato sul grande schermo, eccezion fatta per quella meravigliosa parentesi in Batman Begins di Christopher Nolan.
Per esigenze narrative e di produzione, anche la Serie TV Gotham sorvolò su questa parte (così anche stavolta uso il "Seriali" di queste letture con un senso).
È una parte del personaggio che molti, intendo ovviamente chi è quasi totalmente digiuno di fumetti e ha del Pipistrello la conoscenza basilare che arriva da questo o quel film, ignorano, ritenendolo, appunto, solo un uomo molto "ricco", risatina inclusa.
Quindi l'idea di Chip Zdarsky per questa sua nuova incursione in DC Comics, prima di diventare l'attuale scrittore della testata regolare del personaggio e mentre traghetta verso nuove felici vette narrative il Daredevil della Marvel, è proprio di raccontarci quel passaggio, personale, emotivo e sostanziale di un ragazzo che diventa uomo che diventa qualcos'altro, che trova, con fatica e sudore, una via per incanalare una rabbia altrimenti distruttiva, altrimenti nociva per sé in primo luogo.
Quella raccontata dallo sceneggiatore è prima di tutto una rilettura audace di quelle origini, perché se la morte dei genitori è l'evento scatenante sine qua non, su tutto il resto, prima di arrivare a quel nero costume con cui terrorizzare la malavita di Gotham, ci si può ben costruire: si possono aggiungere sfumature e trasformare un percorso di crescita in una storia a tappe, mai forzate, dove lungo dieci capitoli viene stabilita una rinnovata continuity per un personaggio che da più di 80 anni non smette di ispirare.
Indubbiamente, è uno Zdarsky felice di coglierla, questa ispirazione, quello che ritroviamo qui, che riesce persino a rendere merito al lavoro del suo collega James Tynion IV.
Se avete letto la run di quest'ultimo su Batman, infatti, potreste anche aver indovinato a quale particolare spunto mi sto riferendo, a quale parentesi del passato l'autore decide di dare adito, rendendola tridimensionale parte del cammino emotivo di Bruce.
Inizia così un viaggio intorno al globo, un viaggio dove ogni incontro può essere la chiave giusta per imparare, per sondare con sguardo moderno e dialoghi brillanti l'evoluzione di un'anima tormentata dal lutto e dal dolore, e di come sia questo ad alimentare muscoli guizzanti, senso della giustizia e del tradimento, capendo, prova dopo prova, che il cuore è debolezza per alcuni, spinta motrice unica nel suo genere per altri.
Qui devo fare la solita disamina sul fatto che, personalmente, mi sono portato avanti con i "compiti" e ho già letto tutta la mini, quindi vedrò di non anticipare nulla sulle sorprese che ancora vi attendono, prodi lettori, lasciandovi il piacere di scoprire sin dove si sono spinte le due firme eccellenti nel ri-raccontare questa genesi per una nuova generazione.
Magari la stessa generazione che è andata in visibilio per il Battinson, il Batman con il "The" davanti, diretto con lucida efficacia da Matt Reeves, e che, consci di come i fumetti siano pur sempre un'altra cosa, sono all'avida ricerca di uno spiraglio ideale per iniziare a conoscerlo, in tutte le sue sfaccettature, anche quelle in apparente contrasto.
Contrasti che The Knight esplora, contrapponendo al pragmatismo che ci si potrebbe aspettare, anche note più fantastiche, giocando coi generi, con tutte quelle facce della medaglia che è Batman, in un nero che racchiude un arcobaleno di idee, prisma dell'Azione più pura, immancabile compagna di ogni buon fumetto del Pipistrello.
Così, impegnato ad imparare dai migliori, anche ad essere un ottimo criminale per poter capire come ragiona quel Male che intende affrontare e sconfiggere, Bruce si ritrova immerso in mezzo ad investigatori, combattenti, ladre affascinanti, maestri orientali e altri che alla spada alternano insegnamenti con altre armi, anche quelle che fanno più male al cuore, sempre spingendosi al massimo, facendo tesoro di esperienze, culturali ed umane oltre che nozionistiche, che diventeranno il suo potere iconico che esercita su tutti noi, quello esente da battute.
Il Bruce tratteggiato da Zdarsky è giovane, inesperto in tante cose, in primis della vita, perché il lutto gli ha dipinto un'ombra scura nello sguardo, quella stessa ombra che lo allontana da tutti coloro che ama e lo spinge a partire, ma rimane comunque un ragazzo.
Non un ragazzo come tutti gli altri, ve lo concedo, ma lo scrittore si permette di accendere una luce, tramite pensieri riportati come stralci di un diario mentale.
Ne risulta un ritratto efficace, da comic book ricco di movimento, ma sempre attento a non sprecare l'opportunità, un'idea che sarebbe perfetta per diventare una serie televisiva, di quelle che - sapute scrivere altrettanto bene e allargando ancora di più l'orizzonte - potrebbero, lungo poche ma sapienti stagioni, creare un nuovo gioiello batmaniano (d'altronde, se esiste un prodotto efficace come Pennyworth, non vedo perché porsi limiti).
Ma per il momento, tocca "accontentarsi" di The Knight, e quelle virgolette non sono mai state così sinonimo d'ironia, perché adesso arriviamo alla parte oggettivamente a prova di errore, quella che mette d'accordo tutti: Carmine Di Giandomenico.
L'artista italiano, già a suo assoluto agio con gli Eroi DC Comics, in particolare un certo Velocista Scarlatto, qui è sempre strabiliante garanzia al tavolo da disegno, matita eccellente, dinamica, veloce nel tratto e attenta nelle anatomie.
Le espressioni sono altrettanto intense, feroci, romantiche e passionali. Anche se Batman non è effettivamente mai presente, il suo Bruce ce lo fa apparire ad ogni "inquadratura", in ogni adrenalinica sequenza, inchiostro che sa incanalare la dura essenza di un personaggio, senza perdere la bussola narrativa, ricordandosi che quello che vediamo ne è una versione giovanile, non ancora pienamente formata.
Sono imprese che riescono solo a disegnatori pieni di talento, e ogni volta Carmine Di Giandomenico decide di lasciarci un pregevole memorandum di questo.
Concedendosi anche qualche vezzo, anche se, premetto, forse è più una suggestione mia. Però, nelle fattezze del personaggio di Lucie, la ladra che a Parigi insegna a Bruce l'arte del furto, con quei capelli biondi, quella crocchia, la nera calzamaglia, non ho potuto fare a meno di cogliere un delicato omaggio ad un'altra ladra coi capelli biondi, la crocchia e la nera calzamaglia, compagna di un certo Re del Terrore tutto italiano. Ma, come ho detto, forse è solo una mia suggestione.
Non lo è però il consiglio di recuperare Batman - Il Cavaliere se siete Bat-Appassionati, se siete Bat-Lettori sempre alla ricerca di nuovi stimoli per approfondire il personaggio e scoprire quanto ancora può avere da dire, o se avete intenzione di diventarlo e ogni possibile "Starting Point" è il benvenuto.
E quale miglior "Punto di Partenza" di un vero e proprio... Inizio?