Zagor, Dragonero e molto altro: intervista a Luca Barbieri

Dialogo con lo sceneggiatore e redattore in occasione della pubblicazione della sua prima storia lunga di Zagor

Classe 1976, Luca Barbieri è uno scrittore di libri di narrativa e saggistica ma anche uno sceneggiatore di fumetti per Bonelli (Dragonero, Zagor e Tex) e Disney, oltre a essere redattore della casa editrice di Via Buonarroti, per la quale cura le testate su Dragonero

Di recente abbiamo incontrato (virtualmente) Barbieri, insieme ai due creatori di Dragonero Luca Enoch e Stefano Vietti, in una lunga intervista live realizzata in collaborazione con lucadeejay per parlare della serie regolare dedicata a Ian Aranill, di Senzanima e di tanto altro (potete recuperarla sul canale Twitch degli Audaci) .

In occasione della pubblicazione della sua prima storia lunga di quasi 200 pagine sullo Spirito con la Scure, L'acqua che urla, pubblicata sul quarto numero di Zagor +, l'abbiamo raggiunto per fare quattro chiacchiere sul suo percorso di autore e sul legame con il personaggio ideato da Nolitta & Ferri.

Zagor in un ritratto di Emanuele Barison, disegnatore de L'acqua che urla su testi di Barbieri.

Benvenuto, Luca.

Nel corso degli anni hai scritto vari libri di narrativa (nonché saggi, come dimostra il recente volume celebrativo degli 80 anni di Sergio Bonelli Editoreper poi approdare al fumetto in veste di sceneggiatoreDa quando sceneggi fumetti, quali differenze e analogie hai riscontrato tra i due tipi di scrittura?

La mia prima vera sceneggiatura risale all’epoca dell’università, quando iniziai ad approcciare in modo più tecnico il mondo del fumetto, studiando sceneggiature di autori professionisti (specialmente Giancarlo Berardi e Tiziano Sclavi) e leggendo manuali su come affrontare quel tipo di scrittura, ma la mia carriera da “autore completo” (di testi e disegni) risale a moltissimo tempo prima! Ovviamente, nel dire “autore completo”, sghignazzo a centosei denti e ora capirete perché… Mi diletto a schizzare qualche disegno, con stile umoristico, e ho iniziato a farlo molto presto, all’inizio delle elementari. Il passaggio fra semplice copiatura di un disegno (per lo più Lupo Alberto e i Puffi) a copiatura articolata su strisce e tavole mi ha portato a chiedermi perché non inventarmi storie mie, scrivendo anche i testi. Sono nate così alcune storielle brevi, davvero bruttine, che per fortuna i vari traslochi di casa hanno “ingoiato” nel mare nero della roba persa! Scherzo: mi piacerebbe averle, adesso, come ricordo di quei tempi ormai lontanissimi… (sigh! Lacrimuccia di nostalgia!)

Le differenze fra i due tipi di scrittura? Enormi. Già ce ne sono fra narrativa e saggistica, figurati! Anche solo immaginare una scena o uno sviluppo di trama è diverso, se li si pensa per il disegno o per la mera scrittura. L’unica cosa che rimane abbastanza simile è il dialogo, sebbene nel fumetto, per ragioni di spazio, i dialoghi vadano molto limati rispetto a un romanzo o racconto, dove non c’è un vero limite di spazio se non quello dettato dal buonsenso.


La copertina del saggio dedicato agli 80 anni di Sergio Bonelli Editore e scritto da Barbieri insieme a Gianni Bono, Luca Boschi e Graziano Frediani.

Veniamo a Zagor. Da quanto tempo leggi le storie del personaggio ideato da Guido Nolitta (e realizzato graficamente da Gallieno Ferri)?

Non è stato il mio primo fumetto, lo ammetto: sono venuti prima Tex, Ken Parker, le historietas argentine pubblicate su Skorpio e Lanciostory, e infine Conan. Il mio primo Zagor è l’albo n. 230, Le cinque piume, sceneggiato nel 1984 da Marcello Toninelli, e l’ho preso per curiosità, una domenica mattina, facendo cresta sui soldi della spesa lasciatimi da mia mamma.

L'acqua che urla non è la tua prima esperienza zagoriana. Come hai iniziato a collaborare alle storie dello Spirito con la Scure?

Rompendo le scatole a Moreno (Burattini, N.d.r.), che ne è il curatore! E lui, dalla persona gentile e disponibile che è, mi ha dato corda, invece di mandarmi a spigolare! Volevo misurarmi con l’Avventura (con la A maiuscola) dello Spirito con la Scure, ero attirato dall’idea di poter scatenare la fantasia in una serie dove il confine fra generi era morbidissimo. Infatti la mia storia breve è un horror, la seconda invece è più ascrivibile a un canone surreale e onirico. 

Questa nuova storia dello Zagor + si può ascrivere al genere western, per l'impianto della trama e le caratteristiche di fondo. Hai un legame particolare con questo genere, vero?

Verissimo. Infatti, per questa mia terza prova, la prima sulla lunga distanza, ho optato per un’avventura classicamente western, un genere a cui sono legatissimo fin dall’infanzia e questo unicamente per merito di un signore di nome Tex Willer! La mia passione mi ha portato a studiare tantissimo il mondo della Frontiera, e questo sin da piccolo (all’esame di terza media, per esempio, ho portato la storia dei pellerossa e della conquista del West) e, negli anni, mi ha spinto a scrivere diversi saggi sull’argomento e a pubblicare una raccolta di racconti contaminati con l’horror, Five Fingers.

Leggendo la storia sembra che tu ti sia divertito in maniera particolare nelle scene con Cico. È così?

Senza dubbio. Studiando il ritmo delle sceneggiature di Nolitta, appare evidente l’attenzione che quest’ultimo dedicava a Cico, un vero e proprio co-protagonista più che una semplice spalla, anzi, oserei affermare (e l’ho fatto, in un articolo sui sessant’anni dello Spirito con la Scure), l’altra faccia della medaglia che è Zagor. Cico e Zagor sono infatti complementari, sono due anime dello stesso personaggio: uno non può davvero funzionare senza l’altro, se non in rare eccezioni (nel mio Ultima viene la neve Cico non c’è, ma si tratta di una storia breve e il tono lirico del racconto non consentiva pause comiche). Proprio per la sua importanza nell’economia delle storie, scrivere bene Cico è molto più difficile che scrivere bene Zagor, ma è necessario farlo per realizzare una storia pienamente nolittiana.

La cover di Alessandro Piccinelli per Maxi Zagor #39 del maggio 2020, che contiene la storia Ultima viene la neve di Barbieri & Barison. 

Come è stata la collaborazione con Emanuele Barison per le quasi duecento tavole dell'albo?

Proprio sulle pagine di Ultima viene la neve ho conosciuto Emanuele. Ci siamo trovati immediatamente in perfetta sintonia, quindi è stato naturale proseguire con una storia lunga (e con una terza storia, ancora lunga, in cantiere). Emanuele è un artista eccezionale, con un background da pittore e una solidissima esperienza internazionale. Io ne apprezzo moltissimo lo stile, realistico e duro, lirico quando serve e contaminabile da improvvise virate umoristiche: lo trovo perfetto per come scrivo io Zagor. E poi disegna delle splendide donne. Che si vuole volere di più?

Hai un ruolo definito e importante nella redazione Bonelli, principalmente come curatore di Dragonero e della sua "costola" Senzanima. Cosa ha significato (e significa) per te questo incarico?

E’ un enorme onore e, al contempo, una grossa responsabilità. Cerco di svolgerla sempre al meglio delle mie capacità, apprendendo da colleghi che hanno più esperienza e che sono sempre disponibili ad aiutarmi. Il fantasy è un’altra mia grande passione: ho scoperto Tolkien in prima liceo e me ne sono immediatamente innamorato. Più in generale, lavorare per la Sergio Bonelli Editore è il coronamento di un sogno.  C’è chi desidera, da bambino, fare l’attore o vincere un oro olimpico… io sognavo di lavorare per la Bonelli! E, come ti potrebbero testimoniare Mauro Marcheselli e Michele Masiero (per non parlare dello stesso Sergio) ho rotto ampiamente le scatole a tutti per realizzarlo!

Luca Barbieri mostra il numero di marzo di Dragonero Il Ribelle, testata di cui è curatore

Cosa ti piace leggere?

Un po’ di tutto, non ho generi preferiti, con un’ovvia eccezione per il western. Il mio scrittore preferito è Joe Lansdale, del quale ho cercato di imitare lo stile approcciandomi alla narrativa. Lansdale stesso è un “contenitore” di generi, un contaminatore per eccellenza, in grado di passare da un noir cinico e divertente come la serie di Hap e Leonard ad atmosfere western-horror senza perdere un grammo della propria potenza letteraria. Amo moltissimo anche la prosa secca di Ernest Hemingway e quella di Cormac McCarthy, ma anche quella sofisticata ed elegante di Jorge Luis Borges. Tra gli italiani ho un amore folle per Dino Buzzati, Italo Calvino e Umberto Eco, sto scoprendo con colpevole ritardo Alessandro Baricco e non mi faccio mai mancare Stefano Benni.

Qual è il tuo prossimo progetto? A cosa stai lavorando in questo momento (se è qualcosa di cui si può parlare)?

Ne ho moltissimi, che spaziano dalla collaborazione con Disney, iniziata con la saga fantasy di Wizards of Mickey, alle sceneggiature per diversi personaggi Bonelli (Zagor, Tex, Martin Mystère e, naturalmente, Dragonero). E sto portando avanti il mio nuovo romanzo, che spero di terminare prima di andare in pensione! C’è dell’altro, ma per scaramanzia non ne parlo!

Bene, in bocca al lupo per tutto e a presto!


Per le immagini: © 2022 Sergio Bonelli Editore.

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