Mi stai ascoltando? di Tillie Walden
Un viaggio senza mappa
L’ultima opera di Tillie Walden si apre con una citazione tratta da Itinerary della poetessa Adrienne Rich:
Le guide traggono in inganno, gli oceani sono proprietà della mente. Tutte le mappe sono finzione, tutti i viaggiatori giungono a frontiere diverse.Vi anticipo però che il significato profondo di queste parole vi apparirà in tutta la sua potenza solo al termine della lettura di Mi stai ascoltando?
Un viaggio che non è solo reale e concreto ma anche metaforico, un “tragitto” che le due donne devono percorrere verso la conoscenza di loro stesse. E così sulle mappe non si riescono a trovare le città che incontrano sulla strada e che dovrebbero raggiungere, il paesaggio stesso in molte scene assume dei contorni fantastici e quasi irreali, le guide assumono le fattezze di un gatto, animale antico e potente.
Le due donne si confidano e si ascoltano, raccontano le loro storie con sincerità spiazzante, e così imparano a conoscere loro stesse e a conoscersi. Tornano i temi dell’omosessualità e dell’accettazione del proprio orientamento sessuale ma anche della crescita individuale.
Tutto ruota intorno a queste due donne, molto forti anche se in grande difficoltà. La storia non è mai monotona, imprevisti e “strani” colpi di scena ne aumentano sorprendentemente il pathos. Le figure maschili non sono caratterizzate graficamente: i volti sono appena abbozzati e non sono mai visibili gli occhi, spesso sono ombre che incombono e incutono timore.
Il tratto è semplice, ma i volti e i corpi sono estremamente espressivi. La precisione del disegno alle volte si perde a favore delle linee che rappresentano il movimento. Molto originale e d’effetto la frammentazione di un’unica scena in più vignette senza alcuna perdita di efficacia e intensità, l’utilizzo delle splash page e la potenza espressiva dei colori. La Walden, in un'intervista, ha affermato che odia colorare e che farebbe solo fumetti in bianco e nero, ma dato che deve farlo utilizza i colori “in maniera emozionale tentando di esaltarne alcuni che accentuino i sentimenti di una scena”.
Un viaggio in macchina, alcune “guide” ad indicare la via e a suggerire direzioni, mappe in fin dei conti non proprio utili. Le protagoniste sono Bea e Lou, due donne in fuga differenti per età ed esperienze, che si incontrano per caso e decidono di condividere anche un claustrofobico abitacolo per attraversare il Texas occidentale. Scena dopo scena la Walden, con grande maestria e sensibilità ci racconta un’amicizia, la perdita, la difficoltà di superare i traumi e ci regala una storia che invita ad accogliere l’altro e alla comprensione reciproca.
Un viaggio che non è solo reale e concreto ma anche metaforico, un “tragitto” che le due donne devono percorrere verso la conoscenza di loro stesse. E così sulle mappe non si riescono a trovare le città che incontrano sulla strada e che dovrebbero raggiungere, il paesaggio stesso in molte scene assume dei contorni fantastici e quasi irreali, le guide assumono le fattezze di un gatto, animale antico e potente.
Le due donne si confidano e si ascoltano, raccontano le loro storie con sincerità spiazzante, e così imparano a conoscere loro stesse e a conoscersi. Tornano i temi dell’omosessualità e dell’accettazione del proprio orientamento sessuale ma anche della crescita individuale.
Tutto ruota intorno a queste due donne, molto forti anche se in grande difficoltà. La storia non è mai monotona, imprevisti e “strani” colpi di scena ne aumentano sorprendentemente il pathos. Le figure maschili non sono caratterizzate graficamente: i volti sono appena abbozzati e non sono mai visibili gli occhi, spesso sono ombre che incombono e incutono timore.
Il tratto è semplice, ma i volti e i corpi sono estremamente espressivi. La precisione del disegno alle volte si perde a favore delle linee che rappresentano il movimento. Molto originale e d’effetto la frammentazione di un’unica scena in più vignette senza alcuna perdita di efficacia e intensità, l’utilizzo delle splash page e la potenza espressiva dei colori. La Walden, in un'intervista, ha affermato che odia colorare e che farebbe solo fumetti in bianco e nero, ma dato che deve farlo utilizza i colori “in maniera emozionale tentando di esaltarne alcuni che accentuino i sentimenti di una scena”.
Bao Publishing, 2021
Testi e disegni: Tillie Walden