Il Mecenate Audace: Dad
Anche
solo a colpo d'occhio riconosciamo un protagonista che non è nessuno dei
personaggi, ma un colore: l'arancio,
utilizzato al posto del nero per definire con una linea sottile le forme
sintetiche e i numerosi dettagli che
caratterizzano il fumetto. Si tratta di un colore che, come vedremo, non viene
di solito utilizzato per raccontare storie come questa.
Fin dalla prima tavola, chi legge ritrova la protagonista iniziare una nuova giornata: una donna, che si lascia travolgere dal ritmo frenetico della sua quotidianità, scandito da scene raccolte all'interno di vignette quadrate. Sono dettagli di azioni ripetitive, ordinatamente racchiuse nella griglia precisa che costituisce la tavola.
Solo quanto torna a casa, la donna si concede un sorriso. A quel punto comincia
a parlare con qualcuno che solo lei può vedere, danza con il nulla, si
intrattiene con una persona che non esiste più, ma che lei è decisa a tenere
stretta a sé.
Dad è una storia malinconica, ma anche
dolce e fragile insieme. Potremmo immaginarla raccontata coi toni del blu,
colore malinconico per antonomasia, ma l'autrice decide di usare un colore
atipico che, più che essere il protagonista di questo fumetto, ne è invece la voce narrante. Una voce viva e
presente, che non vuole raccontare la tristezza a bassa voce ma come qualcosa
di attuale e intenso.
In
questa quotidianità scandita da "quadratini", il mare è l'unico elemento orizzontale. Esso è una parentesi di
serenità, ma anche un invito ad accettare il dolore per ritrovare l'affetto dei
nostri cari, cosa che è narrata con delicatezza nelle ultime tavole del
fumetto, con un commovente e toccante abbraccio. A questo punto il ritmo della
frenesia si spezza e, finalmente, si può tornare a respirare, cullati dalle
onde e dal ricordo di chi non lasceremo mai.
Ne
approfittiamo per consigliarvi un altro Finestrino: Logbook di Terhi Ekebom, un altro racconto breve
malinconico, ma con uno stile completamente diverso.
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