L'Aida di Sergio Gerasi
La crescita, la trasformazione, l'arte e la ribellione
Secondo un noto modo di dire "non si giudica un libro dalla copertina". È stata la prima cosa che mi è venuta in mente appena ho visto quella de L'Aida, la nuova graphic novel di Sergio Gerasi (BAO Publishing): perché io ho formulato il mio (preliminare) giudizio sulle 176 pagine che mi aspettavano proprio dalla - devo dirlo - fighissima copertina del libro che segna i vent'anni di carriera dell'autore. Pur non sapendo esattamente a cosa stavo andando incontro ho avuto sin da subito la sensazione che non sarei stata delusa.
Ma andiamo con ordine. L'Aida è la storia di una ventenne della borghesia milanese (la "Milano bene", per restare in tema di modi dire) alle prese con un tormentato percorso di crescita, scoperta e accettazione di sé, circondata da una voragine affettiva, disorientata e disgustata dai modelli imposti da una società in cui non riesce - e preferirebbe non riuscire nonostante i tanti sforzi - a trovare il proprio posto. Sarà l'incontro casuale con il collettivo di artisti e attivisti urbani ribattezzato "The Virus" a dare alla sua vita quella svolta tanto agognata quanto sorprendente.
La lotta personale di Aida si intreccia con quella di questo gruppo di eclettici ribelli, una rivolta (come loro stessi la definiscono) contro il capitalismo combattuta a sensazionali colpi di street art, installazioni situazioniste e hacktivismo che, attraverso geniali tocchi di decostruzione e rovesciamento di senso, mirano a scuotere la gente dall'ottundimento causato dalla micidiale combinazione di consumismo, schiavitù digitale e ipertrofia dell'ego che dilagano nella nostra società.
Ed è proprio questo intreccio tra la battaglia personale di Aida e quella collettiva dei "The Virus" la forza motrice della narrazione: pagina dopo pagina si assiste ad una trasformazione radicale della ragazza che, nonostante la sua fragilità e sofferenza - graficamente ritratta in modo molto netto e vivido, restituendola senza filtri e con forza ad un lettore che quasi riesce a sentirla propria - non solo troverà una nuova direzione grazie all'incontro con i "The Virus" ma riuscirà, tirando fuori un'inaspettata risolutezza, a scuotere le persone che le stanno intorno e spingerle ad agire a loro volta verso un cambiamento.
Sergio Gerasi ci offre tanti e diversi livelli di interpretazione ne L'Aida, prendendo posizioni spesso estreme ma lasciando intendere che né il percorso di Aida né la rivolta dei "The Virus" possono trovare una risoluzione definitiva: non c'è bene o male, giusto o sbagliato, ora o mai più quando si tratta di questioni esistenzialiste e sociali. Figurarsi quando questi due mondi collidono e si determinano a vicenda. Personalmente ho apprezzato molto due messaggi: la necessità e l'urgenza di "agire" che permea tutto il racconto e la visione dell'arte come strumento di denuncia e ribellione "contro il sistema". Potrebbero sembrare retorici, ma credo che non smetteremo mai di avere bisogno che qualcuno ci ricordi che, parafrasando un altro noto modo di dire, "l'arte salverà il mondo".
Lo sfondo delle vicende de L'Aida è Milano, città dell'autore, luogo già protagonista dei precedenti In inverno le mie mani sapevano di mandarino (2014) e Un romantico a Milano (2018), a chiusura di una ideale trilogia personale. Il capoluogo lombardo è rappresentato con dovizia di particolari in campi lunghi che ne esaltano la bellezza e le tante sfaccettature: Milano non è solo la città dello shopping in Duomo, degli aperitivi sui Navigli e delle modernissime Porta Nuova e CityLife; è anche una città ricca di luoghi nascosti e sconosciuti ai più, dal fascino retrò e pieni di una poesia senza tempo, così come di quartieri, spazi e periferie dove decine di collettivi fanno cultura "dal basso" e si impegnano per un cambiamento sociale.
Gerasi alterna un bellissimo tributo visivo alla "sua" Milano a primi piani dei personaggi che ne esaltano le emozioni, con una grande espressività che spesso non necessita della parola. Il suo tratto è nervoso, come nelle sue opere più recenti, e fornisce un'idea di precarietà, concretizza il concetto di un universo esistenziale provvisorio e fragile. A fare da filo conduttore ad una narrazione fluida e densa è il ricorso ad una palette di colori (a cura dell'autore e di Valeria Brevigliero) che spazia da tonalità calde e acquerellate a cromie fluo e a tratti quasi caustiche, acide.
Arrivata al termine della lettura, ho avuto la conferma di non aver sbagliato a formulare il mio primo giudizio de L'Aida dalla copertina: è tutto racchiuso lì, basta voltare pagina per scoprirlo e lasciarsi coinvolgere fino al toccante finale.
Angela Convertini
L'Aida
Bao Publishing, dicembre 2020
Testi e disegni: Sergio Gerasi
Colori: Sergio Gerasi e Valeria Brevigliero