Una riflessione su ARF, le arti performative e il fumetto come linguaggio

Alcuni eventi recenti, di cui si è parlato sin troppo poco, ci spingono a una piccola riflessione dedicata agli amanti del fumetto in termini di linguaggio, a chiunque sia in grado di comprenderne a fondo le potenzialità come mezzo per esprimersi insostituibile e crede nel suo elevato valore culturale.

Non va sottovalutato ciò che sta avvenendo in queste settimane intorno ad ARF, Festival del Fumetto di Roma: l'Azienda Speciale Palaexpo dal 2021 escluderà il Festival da tutte le attività del Mattatoio (ex MACRO Testaccio), sede della manifestazione sin dal 2016.

La questione va tenuta in considerazione in quanto, laddove si afferma che "il Fumetto difficilmente potrebbe rientrare nella arti performative", se ne svilisce il valore e si dimostra ancora una volta come purtroppo al di fuori degli ambiti specialistici degli addetti ai lavori ci sia ancora molto da lavorare per approdare a un'opportuna valorizzazione del fumetto.

Questo perché, come opportunamente sottolineato dagli organizzatori di ARF, "i Festival di Fumetto operano come vere e proprie piattaforme culturali: catalizzatori di energie creative, aggregatori di operatori professionali e di pubblico, protagonisti attivi dello sviluppo socioeconomico delle città, delle regioni e dell’intero sistema dell’industria culturale in Italia, capaci di coinvolgere ogni anno oltre un milione di presenze, con un indotto economico e una ricaduta sui territori di diverse centinaia di milioni di euro".

Dunque il consiglio è quello di continuare a tenere i riflettori alti su una vicenda che sta letteralmente svilendo il lavoro di tanti professionisti che certamente meriterebbero invece il plauso per la cura e la passione infuse in progetti dall'elevato valore culturale.

Il sommo - Giuseppe

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