Anestesia di Fumettibrutti
Quando l'urgenza comunicativa si fa fumetto
È quasi un mistero, il modo in cui Fumettibrutti riesca a raccontarsi praticamente senza filtri, elemento che contribuisce in maniera decisiva al fascino a tratti punk delle sue opere, compreso il nuovo Anestesia, in libreria per Feltrinelli, un memoir sofferto che racconta il suo difficile percorso di transizione.
Anestesia conferma la capacità di Fumettibrutti, alias Josephine Yole Signorelli, di raccontare e raccontarsi con una dirompenza che ha pochi eguali non solo nel fumetto ma anche nell'arte in generale, trasformando l'urgenza comunicativa in un cult istantaneo, sorpassando al volo chiunque non riesca a comunicare utilizzando lo stesso linguaggio per farlo sentire immediatamente un "boomer". Il suo sile si è sviluppato nel corso del tempo tramite vignette fulminanti che hanno sfruttato appieno le potenzialità espressive dei social e trasformato i limiti di un mezzo (che spesso appiattisce le differenze e rende tutto più superficiale) in un punto di forza per raggiungere un pubblico sempre più ampio, che è portato a identificarsi nella sua narrazione esplicita.
In questo terzo atto della sua trilogia personale, il tratto è spoglio, lineare, con una gabbia asfittica e regolare di quattro vignette per tavola. Nelle pagine centrali del libro, la rottura della gabbia è metaforica e significativa al punto da tradursi in un climax narrativo e visivo di rara potenza.
A metà strada tra poesia e brutale realismo, atterrando dopo il volo delle illusioni sul deflagrante cinismo della realtà circostante, la storia racconta l'affermazione della propria identità di genere, la ricerca di una piena realizzazione e la sofferta conquista della libertà, senza lasciare scampo al lettore, travolto dall'energia sonora dell'urlo che fuoriesce da queste pagine.
Per risvegliarsi dall'anestetico torpore dei sentimenti che (ci) impedisce di entrare davvero in empatia con gli altri.