Il Mecenate Audace: Gli Ultracani

Quando il fumetto non ha bisogno di parole


Un volume bianco, asettico, con inserti lucidi che lo rendono praticamente un oggetto di design: così si presenta la terza raccolta de Gli Ultracani, collettivo indipendente che, progetto dopo progetto, sta dimostrando di saper seguire e completare progetti editoriali professionali, coinvolgendo giovani fumettisti ed esordienti.
Questo ultimo volume non ha un titolo vero e proprio, ad eccezione di quei “...” stampati in blu proprio al centro della copertina: tre puntini di sospensione che diventano il simbolo del silenzio assoluto.



Dopo la raccolta d’esordio a tema fantascientifico (L’invasione degli Ultracani) e l’antologia dedicata allo zodiaco cinese (Grossi guaiti a Chinatown), il terzo volume del collettivo è invece dedicato al silenzio, tema che si traduce non solo nelle storie che contiene, ma anche in tutto il progetto: per questo la copertina è così minimalista, per non parlare poi del fatto che, all’interno del volume, non è stata stampata una singola parola. Nemmeno una. Al posto dei titoli delle singole storie sono stati inseriti dei quadri sospesi nel vuoto, mentre invece gli autori vengono presentati attraverso un ritratto con la bocca coperta da un QR code. Scannerizzarlo è l’unico modo per sapere quali artisti hanno collaborato alla raccolta: può risultare scomodo e non poi così immediato ma, considerando il tema della raccolta, è una soluzione piuttosto elegante.

Questa serie di caratteristiche prova già di per sé la cura di un volume che di certo non è stato improvvisato, ma progettato fin nel minimo dettaglio.Viene naturale riconoscerne il valore ancor prima di leggere le nove storie a fumetti proposte (perché sì, anche senza parole si tratta comunque di “lettura”). Queste sono state realizzate, in ordine di apparizione, da Alberto Philippson, Andrea Milana, Andrea Tanya Marchello e Eleonora Pecchioli, Francesco Mazziotta, Giuseppe Diecidue, Lorenzo Ridolfi, Luca Gagliasso, Marta Agoni e Roberto De Santis.

Questi fumetti brevi sono alternati da tredici illustrazioni che offrono al lettore un momento di silenzio e sospensione, disegnate da Alessandra Saiani, Alessadra Viecelli, Dario Bellinato, Davide Pelullo, Deborah Madolini, Enrico D’Elia, Giulia Quagli, Jessica Cioffi, Luca Negri, Luisina Ilardo, Marta Bertello, Matilde Della Morte e Nastasia Kirchmayr (nomi che ritornano nell’ambiente dell’autoproduzione italiana).


Ogni autore ha saputo interpretare in maniera personale il tema del silenzio, cosicché il lettore si trova davanti stili anche molto differenti tra loro, che hanno l’intento di trasmettere emozioni diverse: ansia, spensieratezza, meraviglia, orrore, spaesamento, malinconia…
Unico fattore comune, oltre all’assenza di parole, è il blu: un colore “tranquillo”, che ben rappresenta cromaticamente l’argomento trainante della raccolta.
Messo da parte l’alfabeto, gli autori hanno trovato altri modi per trasmettere al lettore la sensazione del rumore, attraverso ad esempio la gestualità e le azioni dei personaggi (come nel fumetto di Alberto Philippson), le linee cinetiche o la composizione delle vignette.
Ci sono altre storie, invece, che non contengono parole per il semplice fatto che è la trama a non prevedere personaggi che parlano o suoni di qualche tipo, proprio perché è il silenzio stesso a far parte della narrazione: emblematica in questo senso è la storia di Andrea Milana, dove è inoltre presente un uso originale del balloon non come “portatore di suono” ma come oggetto fisico.

Il terzo progetto degli Ultracani mette sicuramente in evidenza una delle caratteristiche proprie del fumetto, sottolineata in passato da Will Eisner: quello di essere “arte sequenziale”, capace di raccontare anche senza l’uso della parola.
Infatti questi diversi approcci al fumetto muto sottolineano le potenzialità del fumetto al di fuori di come solitamente viene identificato, ossia come una “collaborazione” tra parola e immagine. Gli Ultracani ignorano o reinterpretano uno dei simboli della Nona Arte, il balloon, e lanciano a se stessi questa sfida, vinta anche grazie anche al lavoro tecnico che si cela, altrettanto silenzioso, dietro al volume.
Per conoscere più nel dettaglio il collettivo degli Ultracani e le opere che ha già autoprodotto, si rimanda a questa pagina di Mecenate Povero.

Il Mecenate Povero
(Vanessa e Marco)

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