Dragonero: la Saga delle Regine Nere

Alcune considerazioni sul lungo ciclo di storie architettato da Stefano Vietti e Luca Enoch


Quando, ormai quasi due anni fa, parlai per la prima volta con Stefano Vietti e Luca Enoch della Saga delle Regine Nere eravamo a Lucca Comics, e quando ti trovi in quel marasma sei talmente gasato da tutte le anticipazioni che senti che ogni novità ha il profumo del capolavoro. Nei giorni successivi, quando sei a mente fredda e ripensi a quello che ti è stato detto, cominci a riflettere sul fatto che forse certi annunci si fanno per tenere alta l'attenzione, si esagera per creare una grande aspettativa (mentre magari altri annunci passati in sordina nascondono persino più di quello che ti aspetteresti).


Dragonero era già una sicurezza, una serie fantasy italiana che ha avuto la forza di imporsi in una realtà in cui quel genere non ha mai avuto vita facile. Trame avvincenti, cast artistico di primo livello, una serie di iniziative collaterali.
Ma annunciare una saga così lunga, dopo un vita editoriale relativamente breve, non sarà prematuro? E iniziano i primi dubbi.

Stiamo parlando però di due autori che di narrazione seriale e di fumetto popolare se ne intendono, sanno come cogliere le suggestioni da una letteratura vasta come quella fantasy e ridarle una nuova vitalità. La Saga delle Regine Nere inizia a farsi sempre più presente, prima agli incontri con gli autori e sui social, infine esattamente dove la vuole il lettore: nelle pagine degli albi.

In quel momento i dubbi iniziano lentamente a diventare aspettativa, si apre una caccia al dettaglio in ogni storia che lasci intendere che il momento sta arrivando, che l'Erondàr sta per esser travolto e tutto cambierà. Ecco, la forza di Dragonero e di questa saga è proprio questa, l'essersi voluti prendere tutto il tempo necessario per creare un base solida, per dar vita a un mondo che il lettore sentisse familiare, prima di iniziare a inserire quei piccoli segnali che qualcosa sta cambiando, che nessuno è al sicuro e ogni certezza potrebbe essere distrutta.


Le Regine Nere sono una delle idee fumettistiche più azzeccate degli ultimi anni. Facile creare un nemico che arriva e distrugge, ma quando si tratta di dargli un motivo, che non sia banale quando devi inserirlo in un mondo complesso e ricco di dettagli: devi mostrare che sai raccontare, che quel cattivo non è piatto ma ha una sua precisa caratterizzazione. Va reso reale, non solo per l'eroe del fumetto, ma anche per il lettore. Da qui, l'esigenza di far crescere gradatamente la presenza di questo avversario, il rivelarne con parsimonia le macchinazioni, dando vita a dei momenti in cui all'improvviso in quella minaccia sembra incredibilmente reale, per poi tornare a farla muovere nell'ombra, paziente, machiavellica.

Sarebbe riduttivo ridurre la Saga delle Regine Nere agli albi di questi ultimi mesi. Il mondo di Dragonero è curato a tal punto che non è pensabile prendere un arco narrativo ed isolarlo dal resto della serie. Gli autori ci avevano promesso un evento epocale, volevano sconvolgere l'Erondàr e i nostri beniamini, e per riuscirci al meglio ci hanno prima fatto vedere i loro animi, ci hanno preparati per cinque anni a questo appuntamento. Si potrebbe fare un breve riepilogo degli albi essenziali per comprendere al meglio questa saga, ma la verità è che l'intera serie di Dragonero è il fondamento di questo evento epocale.
Che, badate bene, è una vera e propria prova autoriale di altissimo livello. Quello che può esser visto come un lungo racconto suddiviso in puntate che ha cambiato lo scenario dell'Erondàr è, a ben vedere, un ventata di freschezza anche per il panorama fumettistico nostrano. Il fumetto fantasy in Italia non ha mai avuto vita facile, si sa, e l'aver costruito un'ambientazione che funziona avrebbe potuto esser una tentazione per gli autori a viaggiare per strade più sicure.


Invece, spinti dalla voglia di raccontare e stupire, Enoch e Vietti hanno voluto osare. Come gli eroi. Noi lettori siamo stati travolti da battaglie campali epiche e stupefacenti, abbiamo sofferto la perdita di personaggi amati e ancor più siamo stati sconvolti da ferite che in futuro saranno oggetto di grandi cambiamenti. Ci è stato offerto un Erondàr ancor più vivo e interessante, fatto di eroi inattesi e di personaggi che hanno saputo evolversi nella difficoltà.

Il coraggio degli autori è passato anche dal non mettere in prima linea il protagonista della serie, lasciando che ad emergere fossero i gregari, ed ancor di più gli invisibili, quelle figure che solitamente sono sullo sfondo, ma che nella Saga delle Regine Nere sono diventati gli eroi, il vero corpo dell'Impero Erondàriano. Grazie a queste caratteristiche, il ciclo di albi che si è appena concluso si è rivelato uno degli esperimenti più riusciti di quest'annata fumettistica.

Nella Saga delle Regine Nere si è andati oltre anche visivamente, con una libertà narrativa che ha interessato ogni aspetto, dal sovvertimento della gabbia bonelliana alla scelta dei dettagli da ritrarre, dal lettering alla cura per la grafica delle cover (che ha reso immediatamente evidente per i lettori che si trattava di storie importanti e cupe) e per i redazionali, creando una sinergia perfetta tra tutte le componenti di Dragonero. Non ci sono parole per descrivere tavole che hanno esaltato sofferenza e durezza di una lunga guerra, che ne hanno ritratto le battaglie epocali o le lente preparazioni. L'opera di artisti come Fabio Babich, Francesco Rizzato, Gianluca Pagliarani, lo stesso Luca Enoch, Giancarlo Olivares è stata impeccabile, ha dato alla trama di questa saga una visione stupefacente che, mi auguro, venga presto racchiuso in un volume da libreria, perché quello è il posto delle grandi saghe letterarie.


In ultimo, va notato come la Saga delle Regine Nere abbia mostrato un'altra nota positiva. Non ci si limita a chiudere la parentesi della guerra, non finisce tutto così semplicemente. Un evento simile, fosse reale, lascerebbe segni indelebili e causerebbe uno sconvolgimento sociale tremendo nel periodo post bellico. La fine di questa saga racchiude in sé l'inizio di un nuovo corso, intrecciato a quanto vissuto in questi mesi, che avrà un impatto non indifferente sul mondo di Dragonero e sul personaggio stesso, continuando a mantenere alta l'attenzione del lettore.
E tutto questo si ottiene solo avendo creato un capitolo fondamentale nel mito di un eroe.

Manuel Enrico

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