Mercurio Loi #4
I sensi, il ricordo, la realtà, il racconto
L'indagine
di agosto porta Mercurio Loi, Ottone e i lettori in terreni affascinanti
ma al contempo pericolosi: quelli dell'esperienza legata alla percezione sensoriale. Scrivere una
storia sul vivere - o meglio, "rivivere" - esperienze interiori
attraverso i sensi non è una sfida per tutti ma uno dei pochi in grado di
affrontarla con successo, di sicuro, è Alessandro
Bilotta.
Lo
scrittore romano in questo numero rende il cibo, i sensi e il risveglio del
ricordo al contempo centro della narrazione e motore dell'intera
vicenda.
Tutto
nasce, come sempre, dalla ormai antonomastica curiosità di Mercurio. Il
protagonista della serie si ritrova a fare da "uomo immagine" per un'osteria della
pittoresca Roma dei primi decenni del secolo XIX: il proprietario è convinto
che, se la gente vede il noto e stimato professor Loi pranzare nel suo locale,
il giro degli affari non può che aumentare. E, infatti, così è.
Ma non è
tanto il buon cibo ad attirare Mercurio (o meglio, è così ma solo a un primo
livello epidermico): egli, anche se non vuole ammetterlo apertamente, si lascia
intrigare dal fatto che il cuoco della locanda non si voglia far vedere.
Ottone,
il suo assistente ancora alle prese con i rimorsi della sua coscienza nera, ha
intuito tutto - i meccanismi alla base del pensiero loiano e il gusto
irresistibile per le sfide lanciate da altri (o anche da se medesimo) - e
dimostra di conoscere il suo mentore tanto bene quanto il maestro conosce il
suo allievo. Il biondo fanciullo funge da grillo parlante e scardina le non
proprio irresistibili difese di un Mercurio che si dimostra sempre più
umanamente fragile e sensibile.
Sfida o non sfida non è questo il punto: è l'indagine tutta interiore di questa storia a essere extra ordinaria. Il gusto del cibo è nulla se paragonato al gusto per l'indagine e a quello per l'evocazione del ricordo: reale ed estrinseco il primo, immaginifici e interiori (e quindi ancora più "reali" e determinanti per gli atti più veri dell'animo umano) i secondi.
Sfida o non sfida non è questo il punto: è l'indagine tutta interiore di questa storia a essere extra ordinaria. Il gusto del cibo è nulla se paragonato al gusto per l'indagine e a quello per l'evocazione del ricordo: reale ed estrinseco il primo, immaginifici e interiori (e quindi ancora più "reali" e determinanti per gli atti più veri dell'animo umano) i secondi.
Corpo
(sapori e odori) e mente (ricordo e fantasia) si fondono in Mercurio (e nel
lettore più attento) a dare origine a un valzer di piacere unico e inimitabile.
Il cibo
cessa di essere mezzo di sostentamento per il corpo e si fa strumento di
conoscenza del sé: un infallibile metro per rilevare e soprattutto
"rivelare" la vera natura delle persone, le quali tendono a
nascondersi restando sempre al di qua delle comode apparenze.
Nella
bocca, nelle narici e nella mente di Mercurio trovano ospitalità tanti ricordi
della sua vita passata (commovente il piccolo Mercurio che gioca a palla con i
suoi pari) che quasi si viene sopraffatti dall'ondata da un lato vitalistica
del rimembrare e dall'altro letale per il peso schiacciante che questa
consapevolezza del tempo passato e perduto (e mai veramente ritrovato, con
buona pace di Marcel Proust) porta con sé.
Alessandro Bilotta va oltre la madeleine: il suo potrebbe essere il correlativo oggettivo post eliotiano più perfetto mai realizzato in una storia a fumetti.
Una resurrezione dello spirito attraverso i sensi (gusto e olfatto su tutti): a ogni boccone in Mercurio Loi viene a rievocarsi un'emozione particolare, un frammento di vita obliato, e Bilotta, da impareggiabile maestro della scrittura qual è, si tiene ben alla larga dallo spiegare il significato di queste immagini che affollano la mente del suo personaggio.
Qui si va oltre la soggettività, si astrae dell'individuale: si riesce nel miracolo del descrivere un'emozione di portata universale (il ricordo stesso) altrimenti inesprimibile e indecifrabile.
A dare corpo a una storia di tale valore abbiamo la fortuna di trovare Sergio Gerasi (ricordiamo, tra gli altri, il suo lavoro per Valter Buio, sempre in collaborazione con Bilotta), artista in stato di grazia assoluta. In questo episodio Gerasi ha lavorato in una maniera del tutto nuova, utilizzando un tratto meno marcato e più "impulsivo" e rendendo le figure quasi impalpabili, rappresentazioni suggestive della loro teatralità. Il suo tratto si evolve costantemente rimanendo, tuttavia, riconoscibilissimo e familiare al nostro occhio. I colori tenui, delicati ma definiti di Andrea Meloni si prestano ad arricchire un piatto grafico di per sé già ricchissimo per soluzioni di disposizione e costruzione delle tavole. L'acme viene raggiunto nella sequenza - da manuale della narrazione per immagini - in cui all'assaggio di Mercurio corrisponde un'immagine che si è risvegliata nella sua vivace e adeguatamente stimolata mente. Altro momento in cui Gerasi è divinamente michelangiolesco: i mezzibusti in cui Mercurio, gesticolando con le mani e forte di una mimica facciale degna del migliore attore hollywoodiano, sembra essere vivo davanti a noi.
Gerasi ha annunciato di avere utilizzato uno stile simile anche per lo Speciale Dylan Dog sul Pianeta dei morti in uscita tra pochi giorni, sempre su testi di Bilotta, e per il suo nuovo volume come autore completo per Bao Publishing, attualmente in lavorazione.
Bilotta ha affermato recentemente che "Mercurio Loi è il posto giusto per sperimentare, è un laboratorio di ricerca". Bene, su questo aspetto di ricerca costante, Gerasi ha senz'altro innestato un nuovo approccio al disegno, lavorando "mentalmente più che tecnicamente privilegiando al contempo l’istinto piuttosto che la razionalità", come ha sottolineato su fb lo stesso disegnatore. Tra le sue fonti d'ispirazione, cita autori quali Nicolas De Crècy, Gipi e Cyril Pedrosa, fumettisti con un modus operandi solo teoricamente lontano dal classico stile bonelliano, ma verso i quali proprio una pubblicazione autoriale e ricercata come Mercurio Loi sembra tendere, in un continuo abbattimento di catalogazioni desuete sin dalla copertina di Manuele Fior, elegante richiamo al pittore cinquecentesco Arcimboldo.
Forte di un sublime comparto grafico, abbiamo qui un Bilotta sempre più in alto, con il piede destro oltre la soglia della perfezione.
Tutti si alzino.
Applausi.
Rolando Veloci
(con piccole ma gustose aggiunte da parte del Sommo)
(con piccole ma gustose aggiunte da parte del Sommo)
SERIE: Mercurio Loi
NUMERO: 4
DATA: agosto 2017
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta
DISEGNI E CHINE: Sergio Gerasi
NUMERO: 4
DATA: agosto 2017
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta
DISEGNI E CHINE: Sergio Gerasi
COLORI: Andrea Meloni
COPERTINA: Manuele Fior
COPERTINA: Manuele Fior
Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore.