"Le ragazze nello studio di Munari" di Alessandro Baronciani
"Chi non muta è destinato a morire, o peggio, a invecchiare"
Troppo spesso pensiamo di poter controllare
ogni aspetto della nostra vita.
Indubbiamente il più è frutto delle nostre
scelte, spesso sofferte, altre volte naturali e spontanee, ma ci sono ambiti
della nostra esistenza che sfuggono da ogni tipo di controllo.
L’amore è una di queste. L’amore inteso
come quel sentimento indelebile, piacevolmente fastidioso e rompiscatole, che
ti fa concentrare su un’unica cosa quando potresti averne mille insieme. Quella
cosa che ti resta attaccata addosso e della quale hai bisogno anche quando in
teoria hai tutto quello che ti serve.
In teoria.
In teoria c’è la necessità di non stare soli, e si finisce per cercare qualcuno da avere accanto. Non per forza da amare, anzi, “non voglio nessuna storia che duri più di un mese” si dice. Ma trovare l’amore nella quantità.
In teoria c’è la possibilità di vivere
anche più storie contemporaneamente, perché in teoria non c’è la necessità di
“dar conto” a qualcuno di speciale se non a se stessi.
Ecco, appunto, in teoria.
Ecco, appunto, in teoria.
Basti pensare poi che Fabio, il libraio
antipatico protagonista della storia, ha provato anche ad applicare un metodo
all’approccio con le ragazze, il metodo creativo di Bruno Munari.
Poi però capita l’amore.
E l’amore non lo puoi confinare tra i
paletti, non ti permette di scegliere quanto restarci coinvolto e quanto ti
priverà del senno e del sonno. Capita e basta e non c’è Munari che tenga.
E non c’è regola che tenga, assioma o
istruzioni da seguire. Incontri una persona, ti piace, pensi a lei, le piaci,
la rivedi, pensi a lei, abbracci un’altra, pensi a lei, non la vedi per un
mese, pensi a lei. Poi però capita che questa persona vada via. E sei davvero
innamorato se ancora pensi a lei.
Questa è la storia del giorno dopo in cui
avevi tutto (o così credevi), ma finisci per perderlo.
Fino al giorno prima, Fabio aveva tre
ragazze, poi una dopo l’altra, quasi tutte insieme, finiscono per mollarlo.
Ogni abbandono lascia un segno, alcuni più
di altri. Un segno fatto di ricordi, di tazze vuote, maglie azzurre, rimedi per
la febbre, citazioni sbagliate, spezzoni di film e libri, tanti libri. La
soluzione per sopravvivere è cambiare. Un cambiamento obbligato che se non si
avvera, porta alla morte o, peggio ancora, all’invecchiamento, diceva Munari.
O un saggio cinese.
O un video su youtube, non importa.
Per Munari le cose non finivano, anche se erano fragili come le sue macchine impossibili che, anche se si rompevano, erano facili da rifare, avevano in sé la forza, il potenziale per trasformarsi sempre in qualcosa di nuovo. Cambiare per andare avanti. Farlo per sé e autonomamente, non necessariamente per migliorare o peggiorare, ma soltanto cambiare. Diventare altro, qualcosa di nuovo in cui riconoscersi, costruirsi occhi nuovi sul mondo, diventare parte della storia scritta nelle pagine e non un segnalibro tra esse.
Per Munari le cose non finivano, anche se erano fragili come le sue macchine impossibili che, anche se si rompevano, erano facili da rifare, avevano in sé la forza, il potenziale per trasformarsi sempre in qualcosa di nuovo. Cambiare per andare avanti. Farlo per sé e autonomamente, non necessariamente per migliorare o peggiorare, ma soltanto cambiare. Diventare altro, qualcosa di nuovo in cui riconoscersi, costruirsi occhi nuovi sul mondo, diventare parte della storia scritta nelle pagine e non un segnalibro tra esse.
Un libro romantico, malinconico quanto
basta, sul sentimento imperfetto che rompe la perfezione di ogni regola e metodo,
ma che per essere apprezzato ha bisogno proprio di quelle regole che infrange.
Per emergere, per splendere. Ed è qui che entra in gioco la fantasia, quella
cosa che rende tutto imprevedibile e possibile.
Come l’amore.
Fosco
Le ragazze nello studio di Munari
(nuova edizione rimasterizzata)
Bao Publishing
Data: settembre 2017